Provvedimento di censura nei confronti dell'intera attività di un provider. Un magistrato vicentino ha messo i sigilli al server bolognese "Isole nella rete" che ospita circa 15 mila pagine web di associazioni pacifiste e centri sociali, le radio private Sherwood e Black Out, la Lila e gruppi musicali come i 99 Posse. Tutto spento, solo perchè nel sito era apparso un messaggio che invitava a boicottare il turismo in Turchia, accusando in particolare un'agenzia di Milano e le sue pubblicità. L'agenzia si è rivolta al magistrato, il quale, invece di ordinare semplicemente la cancellazione di quel testo, firma un'ordinanza urgente con la quale blocca tutto. (MN)
E' come se un quotidiano pubblicasse una lettera diffamatoria e il giudice decidesse di chiudere tutte le edicole per impedirne la diffusione. Roba da stato di Bananas, anche perchè l'associazione "Isole nella Rete" si era dichiarata disponibile a togliere il messaggio e a pubblicare un comunicato dell'agenzia di viaggi. Il provvedimento del magistrato, sottolineano i legali dell'associazione, "è un chiaro tentativo di introdurre surrettiziamente il concetto di responsabilità oggettiva del provider". Anche l'associazione dei consumatori Aduc giudica il sequestro "grave e arrogante perchè per un reato di opinione si impedisce l'opera di informazione di tutti coloro che fanno riferimento al sito Internet".