Non è facile commentare una partita che il Lecce pareggiava a due minuti dalla fine e che si è trasformata in una sconfitta, quando l'arbitro è diventato protagonista assegnando all'Inter un rigore che...
Non è facile commentare una partita che il Lecce pareggiava a due minuti dalla fine e che si è trasformata in una sconfitta, quando l'arbitro è diventato protagonista assegnando all'Inter un rigore che, probabilmente, neanche un tifoso dei Boys avrebbe fischiato a favore dei suoi beniamini. Parliamo del netto anticipo di Angelo su Cruz trasformato da quest'ultimo in un crollo, come se fosse stato trafitto dalla baionetta di un soldato nemico, e dall'arbitro nel più utile dei regali per i nerazzurri.
L'Inter degli X-Men e del fantacalcio fantozziano di Moratti non poteva non vincere la partita contro il Lecce per non abbandonare la speranza di una qualificazione in Champions League minacciata da squadre di seconda fascia.
In certi casi si fa molta fatica a credere alla buona fede degli arbitri ed è sempre più difficile pensare che una squadra come il Lecce possa lottare ad armi pari con le grandi del calcio italiano;
Esaminando la classifica, vediamo che nei primi quattro posti ci sono le tre squadre "stellate" della serie A italiana e la Sampdoria di Novellino che qualcuno potrebbe immaginare come casuale terza forza del torneo.
Partiamo dalla seconda squadra di Genova facendo una sola considerazione che non necessita di commenti. Nelle ultime tre partite giocate in casa dai blu-cerchiati e vinte contro Fiorentina, Reggina e Chievo, c'è un particolare piuttosto strano; il nome dell'arbitro è sempre lo stesso, fatto quantomeno curioso e beffardo, per la statistica, in regime di "sorteggio".
Per quanto riguarda le altre tre, crediamo che gli arbitri vedano quelle stelle sulle maglie come se fossero degli asterischi che gli ricordano chi deve vincere...
Nessuno può mettere in discussione la superiorità dell'Inter nei confronti del Lecce. Basti pensare che Mancini gestisce una rosa di 30 calciatori di assoluto valore mondiale contro gli 11 "primavera" presenti nella truppa capitanata da Zeman. Il calcio, però, ci ha da sempre insegnato che, molto spesso, può non essere sufficiente fare venti tiri in porta per vincere una partita e, alcuni esempi di quest'anno ci fanno capire che si può anche vincere una competizione europea segnando poco o che si possono fare 15 punti con 5 reti.
Per fortuna la sconfitta dei giallorossi non cambia di molto la situazione di classifica, lasciando i salentini a 9 punti dalla zona rossa e, con ogni probabilità, a due vittorie dalla meta finale.
Quello che è successo a Milano, vogliamo anche ricordare che l'interista Mihajlovic, ospite della Domenica Sportiva, ha detto che il rigore non c'era, è la diretta conseguenza di una gestione sbagliata degli arbitri. Si sta pensando, per l'anno prossimo, alla gestione di un solo uomo, l'ottimo Collina, che possa designare gli arbitri delle partite; anche questa soluzione non risolverà i problemi e non spazzerà via i sospetti.
L'unica via giusta è quella, poco amata dalle parti di Milano e Torino, del sorteggio totale. La dimostrazione si è avuta nell'unica stagione, 1984/85, in cui ciò è avvenuto. Lo scudetto fu vinto dal Verona di Bagnoli che, da "piccola", giocò il miglior calcio, vinse più partite degli altri e giunse al prestigioso traguardo senza miliardi e senza aiuti esterni.
Autore: Danilo Di Falco