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Inquinamento Taranto, i dubbi sull'impianto di Statte

Data: 04/05/2007 - Ora: 10:27
Categoria: Politica

Riceviamo e pubblichiamo

Egregio direttore, negli ultimi mesi il dibattito sull'emergenza rifiuti in Puglia e sull'eccessiva presenza di discariche nel territorio tarantino è stato molto acceso. In particolare spesso è stato puntato il dito contro i cosiddetti "rifiuti speciali", senza però dare mai alcuna indicazione sulla natura degli stessi. Nel numero de "L'Espresso" del 3 maggio è pubblicato l'articolo di Primo Di Nicola dal titolo "Sommersi dai veleni radioattivi", una lucida analisi delle gravi carenze dei sistemi di "decommissioning" nucleare in Italia. All'interno dell'articolo è presente una mappa dei siti di stoccaggio dei materiali radioattivi presenti nella penisola, e, tra questi, è indicata la CEMERAD di Statte. All'interno di questo impianto sarebbero stoccati 1.140 metri cubi di materiali radioattivi, a fronte dei 25 mila totali nazionali, derivanti dalla dismissione delle vecchie centrali nucleari, da impianti di ricerca e dal sistema sanitario. Alla luce di quanto denunciato da Di Nicola è lecito per un cittadino porsi delle domande circa lo stato di salute e l'effettiva efficienza di un impianto con ormai alle spalle più di vent'anni di attività. Inoltre dubito fortemente che gli abitanti di Statte abbiano mai ricevuto dalle autorità competenti istruzioni circa le vie di fuga ed il comportamento da tenere in caso di perdita critica di materiali all'interno dell'impianto. Per l'ennesima volta si assiste alla "calata dall'alto" di un impianto ad altissimo rischio senza che i cittadini ne siano informati. Credo che sia doveroso che un giornale impegnato socialmente come il Suo dia adeguato risalto ad una notizia di questo genere, in modo tale che abbia il valore di una denuncia forte contro questo sistema antidemocratico ed altamente nocivo per la salute e la dignità delle popolazioni. Distinti saluti,

Autore: Giulio Farella, Taranto

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