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Iniziativa a Lecce, "Fermiamo la Bossi-Fini, la Criminalizzazione dei Migranti"

Data: 02/11/2002 - Ora: 10:53
Categoria: Politica

Il coordinamento pugliese dei social forum, delle associazioni, dei sindacati di base e di altre formazioni politiche, nasce per costruire azioni e pratiche politiche in grado di ostacolare i meccanismi sempre più evidenti di esclusione e di criminalizzazione dei migranti.

La politica escludente dei flussi migratori, già sancita dalla legge Turco-Napolitano e da altri provvedimenti precedenti, si è ulteriormente rafforzata con la legge Bossi-Fini che legittima, di fatto, un sistema di apartheid sociale in tema di lavoro. Con il *contratto di soggiorno* si istituisce una nuova forma di schiavitù legata al nesso lavoro-permesso e alla mercificazione degli esseri umani sempre più impediti ad emergere dalla clandestinità. La sanatoria, pensata parallelamente alla Bossi-Fini, è l*altro aspetto del meccanismo legislativo che, da una parte *include*, riducendo i migranti ad assumere una posizione subordinata nei confronti del datore di lavoro, e dall*altra, esclude costruendo nuove tipologie di clandestini, i cosiddetti *insanabili*. Sull*insanabilità viene, inoltre, costruita la criminalizzazione dei migranti nel nesso stereotipato clandestino-delinquente. Le politiche escludenti, inoltre, tendono a neutralizzare e a criminalizzare anche coloro i quali tentano periodicamente di uscire dall*ombra, per rivendicare il diritto di esistenza. Non è un caso che in Puglia vi siano state numerose retate nei confronti dei migranti che parteciparono alla manifestazione del gennaio 2002 a Roma, così come è accaduto che dei compagni migranti siano stati trasportati nei Cpt pugliesi subito dopo la manifestazione di Genova del 2001. Inoltre la criminalizzazione del migrante si manifesta attraverso la nascita del reato penale di immigrazione clandestina, attraverso gli abusi di potere esercitati durante le incursioni notturne nelle case e nei fermi da parte dei vigili urbani. I respingimenti, i rimpatri, i dinieghi del diritto d*asilo si compiono attraverso un uso esclusivamente militare delle coste pugliesi, facendo divenire la regione Puglia "un*istituzione frontaliera", perennemente immersa all'interno delle logiche repressive dello *stato d*eccezione*, esattamente come accade con la trasformazione di tutti i luoghi adibiti al transito in apparati di cattura.
In Puglia esistono diversi luoghi di reclusione, al di là della denominazione: regina pacis (San Foca-Lecce), restinco (Brindisi), lorizzonte (Squinzano-Lecce), l*aeroporto militare di Palese (Bari), borgomezzanone (Foggia). Tra questi lorizzonte, borgomezzanone, bari-palese funzionano da centri di "identificazione" per richiedenti asilo, anticipando da diversi anni la Bossi-Fini. Molti di questi, inoltre, sono particolarmente significativi per il "tipo di gestione".
Il centro di San Foca, a Lecce, gestito da Don Cesare Lodeserto (che, insieme a mons. Ruppi, risulta indagato per peculato e doppia contabilità) viene continuamente dipinto dalla stampa come un luogo di accoglienza.
Sappiamo tutti che non è così. Don Cesare Lodeserto ha partecipato a Parigi, alla riunione internazionale indetta da monsignor Lustiger (che nel *96 contribuì alla cacciata dei sans papiers dalla chiesa di Saint Ambroise) in cui si è deciso di affidare la gestione dei cpt alla chiesa cattolica e l*apertura di nuovi centri direttamente nei paesi da cui provengono i migranti, per "regolarizzarne il flusso".
Impediamo che la "gestione umanitaria" da parte della chiesa e delle associazioni soffochi la nascita di soggettività migranti in lotta ed il principio di libera circolazione delle genti.

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