Lo ha annunciato il presidente della commissione bicamerale contro le ecomafie, Paolo Russo, che ha annunciato che verranno ascoltati tutti i rappresentanti delle istituzioni
Un nuovo capitolo sull’allarme ambientale scattato sulla Murgia sarà aperto dalla commissione parlamentare d’ inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse nell’ ambito della relazione sull’ emergenza rifiuti in Puglia. Lo ha annunciato il presidente della commissione bicamerale contro le ecomafie, Paolo Russo. In un comunicato è precisato, inoltre, che l’ iniziativa è stata sollecitata dai parlamentari Pino Specchia, Giuseppe Nocco, Donato Piglionica e Michele Tucci.
Russo ha annunciato anche che, nei prossimi giorni saranno di nuovo ascoltati tutti i rappresentanti istituzionali, a cominciare dal presidente della Regione, Raffaele Fitto, commissario straordinario per l’ emergenza rifiuti.
«Il tutto - è detto - per poter effettuare l’ analisi approfondita di una vicenda caratterizzata dallo sversamento di rifiuti tossici ed ospedalieri in un’ area destinata a parco nazionale».
La responsabilità per l’allarme di questi giorni per lo sversamento dei fanghi nell’ area dell’ Alta Murgia ricade esclusivamente in capo alla Provincia di Bari». Lo sostiene in una nota il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, nella sua veste di commissario delegato per l’ emergenza ambientale. «Nè servono - prosegue Fitto - gli eclatanti sopralluoghi compiuti direttamente dal presidente della Provincia di Bari nei territori comunali di Gravina ed Altamura, accompagnati da incomprensibili accuse nei confronti della Regione, per cancellare le inadempienze della Provincia di Bari nel disporre i necessari controlli sulle attività da essa stessa autorizzate». Nella nota si evidenzia che in Puglia, il rilascio delle autorizzazioni per l’ utilizzazione dei fanghi in agricoltura è demandato alla competenza delle Province che, così come confermato dal decreto legislativo n. 112 del 1998, sono anche gli enti titolari delle funzioni di controllo ambientale.
«Pertanto, dal 1995 - afferma Fitto - la Provincia di Bari rilascia autorizzazioni all’utilizzazione dei fanghi in agricoltura e dispone i relativi controlli sull’ esercizio delle autorizzazioni, avvalendosi o di proprio personale, costituente il NOTA (Nucleo Operativo di Tutela Ambientale), o delle strutture tecniche del Presidio Multizonale di Prevenzione, oggi confluite nell’ ARPA».
«Alla Regione pervengono, per mera conoscenza, nei tempi più vari e non sempre, - continua Fitto - gli atti amministrativi riferiti alle concessioni concesse».
«In tale quadro di competenze, richiamare, come ha fatto il presidente della Provincia di Bari, la responsabilità della Regione in quello che è accaduto nei territori di Gravina e di Altamura - sostiene Fitto - è quanto meno risibile».
«Quello che potrebbe essere in realtà accaduto è che un soggetto autorizzato dalla Provincia di Bari alla utilizzazione nei terreni agricoli di Gravina e di Altamura di fanghi di depurazione trattati e stabilizzati, ha illecitamente utilizzato - afferma ancora il presidente della Regione - materiali e fanghi diversi, forse anche pericolosi».
«Si usa il condizionale e il "forse" in quanto, nonostante una tempestiva richiesta di notizie al riguardo avanzata dalla Regione - Assessorato all’ Ambiente, alla Provincia, all’ ARPA e ai comuni interessati, intervenuta già in data 28 agosto 2003, prot. n. 7635, ad oggi - sostiene Fitto - nessuna notizia ufficiale è pervenuta da parte degli enti locali a questa Regione, in ordine all’ autorizzazione rilasciata ed alla natura, caratteristiche e provenienza dei fanghi sversati, mentre l’ ARPA impegnata nelle operazioni di verifica e monitoraggio ha preannunciato una informativa complessiva sullo stato dei luoghi».
La Regione e il Commissario delegato per l’ emergenza ambientale sono stati quindi chiamati in causa - si evidenzia - per la bonifica delle aree interessate e per la revoca delle autorizzazioni concesse. Per quanto attiene la revoca delle autorizzazioni, l’ unico soggetto competente è la Provincia di Bari.
Fitto conclude affermando che «il Commissario delegato non intende tirarsi indietro, ove necessario, per l’ attivazione delle operazioni di bonifica, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, considerato che le risorse assegnate dallo Stato per la bonifica sono destinate e vincolate per gli interventi nelle aree inquinate di interesse nazionale di Brindisi, Taranto, Manfredonia e Bari Fibronit, ma è necessario chiarire una questione di fondo: non è possibile investire sempre fondi pubblici per interventi di bonifica dove sono individuabili specifiche responsabilità».
«In questo caso - continua Fitto - ci si trova in presenza di un soggetto conosciuto, almeno dalla Provincia, titolare di una autorizzazione disattesa nei fatti, nonchè di un altro soggetto conosciuto, proprietario dei suoli che, salvo prova contraria, ha autorizzato l’ uso dei propri terreni, traendone probabilmente un utile economico».
Fitto conclude rendendo noto di aver sollecitato «il riscontro alla richiesta di notizie già avanzata dall’ assessorato all’ ambiente il 28 agosto scorso, al fine di valutare ogni utile e possibile azione, in sostituzione dei diversi soggetti privati o pubblici obbligati, tenendo informata la competente autorità giudiziaria».