Campagna di informazione e dissuasione per un problema allarmante
"Mio figlio, è un adolescente, eppure fuma". Lo dicono 34 genitori della Puglia su cento. Convincerli a smettere è difficile, ci riescono solo 18 genitori su 100. Ma 16 su 100 addirittura si rassegnano, non ci provano nemmeno. Un quadro preoccupante che si aggrava quando in famiglia non solo mamma e papà fumano ma mandano i figli in tabaccheria ad acquistare per loro conto le sigarette. Sono 41 su cento i genitori pugliesi fumatori che commissionano l'acquisto. Eppure quasi la totalità sa che vendere e comprare
sigarette prima dei 16 anni è vietato dalla legge. Così il tabaccaio si trova in frontiera. Questo il quadro della Puglia che emerge da un'indagine del Movimento Italiano Genitori condotta dalla SWG fra cinquemila genitori con figli fra 11 e 17 anni e fra 400 tabaccai in tutta Italia. Davanti a questa realtà il Movimento Italiano Genitori e la Federazione Italiana Tabaccai lanciano una campagna per sensibilizzare gli adulti sul rischio del fumo nei minori e sull'importanza del rispetto della legge. Una campagna all'insegna di uno slogan "Noi non dobbiamo fumare. Lo dice la legge, lo impone il buon senso". Una campagna, come è stato annunciato in una
conferenza stampa a Roma, che sale su un bus che porterà, in 40 tappe, in tutta Italia una mostra con un messaggio di educazione. E che entrerà in 35mila tabaccherie con materiale informativo. E ancora, un sito internet www.noinondobbiamofumare.it e uno spot.
Ma la conferenza stampa è stata anche l'occasione per la presentazione di
un'iniziativa della FIT tesa a scoraggiare il fumo fra i minori: presto non
sarà più possibile acquistare sigarette dai distributori automatici, in
qualsiasi ora della giornata, se non dopo aver introdotto una particolare
scheda con un chip contenente tutte le informazioni anagrafiche e rilasciata
ai maggiori di sedici anni. Per l'Italia è una grande novità e dimostra il
grande senso civico e sociale dei tabaccai.
In Puglia queste le tappe del Bus della campagna:
Bari il 17 maggio in Piazza Libertà e il giorno dopo, 18 maggio, sempre a
Bari ma in Viale Einaudi. Entrambi i giorni a partire dalle ore 15:00.
La Campagna ha ottenuto il patrocinio dell'Amministrazione Autonoma dei
Monopoli di Stato e dell'Istituto Italiano di Medicina Sociale, con il
contributo della British American Tobacco Italia e della Philip Morris
Italia e il supporto logistico di Logista. "Serve un'educazione alla legge –
dice nella conferenza stampa Maria Rita Munizzi, presidente MOIGE- e con
questa campagna vogliamo spiegare a genitori e tabaccai che sono
protagonisti nella lotta al fumo dei ragazzi. E' un'operazione culturale per
informare i genitori, non solo sui danni del fumo ma anche e soprattutto sul
fatto che esiste una legge e quanto sia importante rispettarla. E' una
campagna che serve a riflettere sul tema dell'accesso al fumo da parte dei
minori. Si è stretta un'allenza tra genitori e tabaccai perché per tenere i
ragazzi lontani dal fumo serve unire le forze".
"La Federazione Italiana Tabaccai- aggiunge il presidente della FIT Giovanni
Risso- ha scelto di aderire a questa campagna in modo che si possa, in
maniera collettiva, riflettere sul problema del fumo minorile e si possa
trovare la maniera migliore per risolverlo. Per quanto riguarda noi tabaccai
la fermezza nel rispetto della legge che ci impone di non vendere le
sigarette ai minori di sedici anni dev'essere soprattutto tesa a contrastare
la cattiva abitudine a mandare i propri figli a comprare le sigarette e può
costituire sicuramente un buon esempio. Occorre quindi da parte della
famiglia evitare di incappare in comportamenti "distorsivi" quali chiedere
ai figli di comprare le sigarette o lasciare i pacchetti incustoditi e da
parte dei tabaccai rispettare in maniera rigida le regole. La riprova che
solo uniti si vince".
" Sostenere oggi un'iniziativa di questo tipo- parla Gabriella Alemanno,
direttore per le Strategie dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di
Stato- costituisce una necessità fondamentale e fortemente connaturata alla
responsabilità sociale e al ruolo della nuova AAMS e rappresenta un forte
segno di continuità con chi ha fortemente auspicato iniziative legislative
tese a rendere i giovani consapevoli dei rischi connessi all'uso, ma
soprattutto all'abuso, dei prodotti da fumo. L'Amministrazione Autonoma dei
Monopoli di Stato considera questa iniziativa essenziale per la tutela dei
cittadini ma soprattutto dei minori verso i quali la collettività ha il
dovere di farsi garante attraverso espressioni di responsabilità sociale".
"Il disincentivare il fumo- è il pensiero del Presidente dell'Istituto
Italiano di Medicina Sociale Antonio Guidi- non può coincidere né con il
terrorismo, né con le campagne generaliste. Il modo più utile per ridurre
questa realtà-problema è quello di attivare finalmente l'informazione".
Tutti hanno acceso almeno una volta nella vita una sigaretta. Quando arriva
l'adolescenza arriva anche la voglia di trasgredire. E la sigaretta è una
tentazione quasi per tutti. Purché rimanga un caso isolato. In Italia i
ragazzini fumano. Lo confermano le indagini. "All'inizio si è spinti dalla
voglia di emulare i grandi e di sentirsi grandi- dice Federico Bianchi di
Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva e direttore dell'Istituto di
Ortofonologia di Roma- anche perché a quell'età ci si vuole sentire uguali
al gruppo. La Società rimanda spesso il mito del macho con la sigaretta tra
le labbra o della femme fatal. E poi fumare è proibito e quindi per questo
ancora più affascinante. I genitori devono parlare dei danni del fumo,
quanto sia pericoloso già quando il bambino è piccolo, in età non sospetta
perché i messaggi che si recepiscono meglio sono quelli impartiti da
piccoli. Bisognerebbe far toccare con mano ad un adolescente cosa vuol dire
"danni da fumo", a volte le parole non vengono ascoltate. E sbaglia quel
genitore che pensa che la sigaretta sia il "minore dei mali" davanti a delle
possibili trasgressioni che fanno ben più paura. Bisogna far capire al
ragazzo quanto sia pericolosa per la sua salute l'abitudine al fumo.
Arrivando anche ad estremizzare il messaggio: se un adolescente vedesse un
malato di tumore capirebbe il messaggio più di mille parole. E poi, un
consiglio a mamma e papà: date il buon esempio".
IL FUMO, GLI ADOLESCENTI E I GENITORI:
I RISULTATI DELL'INDAGINE. TUTTE LE CIFRE DELLA PUGLIA
Fumare fa male. Lo sanno anche i bambini. Lo sanno anche i genitori. Quasi
la totalità dei genitori della Puglia, con figli tra gli 11 e i 17 anni,
coinvolti dall'SWG nell'indagine sul rapporto genitori e fumo svolta dal
Movimento Italiano Genitori (MOIGE), alla domanda "Conosce i danni che
possono essere causati dal fumo negli adolescenti?" risponde di sì (98 per
cento). E sanno anche che minore è l'età in cui si inizia a fumare e
maggiore è la dipendenza (91 per cento). Informati, e pronti ad informare, i
genitori della Puglia sui danni del fumo. Il 48 per cento, infatti, ha
dichiarato di aver spesso parlato con il figlio del problema del fumo in
generale e il 44 per cento solo qualche volta. Diversi gli argomenti usati
per spiegare ai ragazzi perché non devono fumare: il 91 per cento dei
genitori della Puglia ha spiegato le conseguenze del fumo sui giovani, il
17 per cento ha chiaramente vietato di fumare e il 31 per cento ha
invitato a non fumare di nascosto. L'indagine SWG ha messo in evidenza come,
in Italia, inclini a questo ultimo invito (non fumare di nascosto) siano
soprattutto le donne ed i genitori delle regioni del Centro. Sono
soprattutto le madri ad essere divise tra un atteggiamento più comprensivo
("Se proprio devi fumare almeno non farlo di nascosto") ed uno più
autoritario ("Ti proibisco assolutamente di fumare!").
I genitori della Puglia sono convinti che la scuola sia d'aiuto alle
famiglie nell'educazione dei ragazzi e soprattutto nello spiegar loro i
danni causati dal fumo. Il 46 per cento dei genitori della Puglia, infatti,
ritiene che la scuola sia molto o comunque abbastanza d'aiuto. Poco o
addirittura nessun aiuto dal medico di famiglia per il 61 per cento dei
genitori della Puglia.
Conoscono i danni del fumo, ne parlano con i loro figli eppure… Eppure i
ragazzi fumano. Sono 9 genitori ogni cento quelli che in Puglia hanno
dichiarato di sapere che i loro figli fumano regolarmente e 25 su cento
quelli che sanno che i figli lo fanno sporadicamente: vale a dire che il 34
per cento dei genitori ha un figlio che fuma. Un dato che deve far
riflettere. La media nazionale dei genitori che dichiara che i loro figli
fumano regolarmente è del 12 per cento. I ragazzini fumano e la conferma
viene anche da un'altra risposta: il 76 per cento dei genitori della Puglia,
infatti, dichiara di sapere che il figlio ha amici che fumano. La SWG
sottolinea come, in Italia, all'interno della quota dei genitori che
dichiarano che i loro ragazzi hanno l'abitudine della sigaretta è maggiore
la percentuale di ragazzi che fuma regolarmente quando in famiglia c'è
qualche adulto che fuma (21 per cento contro la media del 12 per cento). Per
contro, non fumano mai (72 per cento contro il 62 per cento di media) coloro
che in famiglia non hanno adulti fumatori.
I figli fumano e i genitori non si arrendono. Il 18 per cento dei genitori
della Puglia, infatti, dichiara di aver tentato di convincere il proprio
figlio a smettere e di aver raggiunto l'obiettivo e il 61 per cento di aver
tentato senza successo. Ma 16 genitori su cento in Puglia si sono arresi
alla sigaretta, non hanno nemmeno tentato di convincere il proprio figlio
"tanto fa comunque ciò che vuole". Ma quali armi hanno usato per convincerli
a smettere? Il 64 per cento dei genitori della Puglia ha dichiarato di aver
convinto o cercato di convincere il figlio discutendo con lui dei danni e
della dipendenza causati dal fumo, il 22 per cento ha indagato le
motivazioni psicologiche che lo spingono a fumare e il 13 per cento gli ha
raccontato l'esperienza di un altro fumatore.
Far smettere di fumare un ragazzo. Anche in questo caso il ruolo d'esempio
degli adulti ha un valore determinante. L'SWG sottolinea, infatti, come i
successi maggiori in Italia - quasi 3 su 10 - li hanno ottenuti coloro che
non hanno altri in famiglia che fumano mentre i maggiori fallimenti si
registrano all'interno delle famiglie in cui gli adulti fumano di nascosto
(mai davanti ai figli: 78 per cento). Una curiosità: tra i "rassegnati"
(l'11 per cento in Italia) si registra una percentuale superiore al dato
medio di laureati.
Quasi tutti d'accordo (83 per cento) i genitori della Puglia sul fatto che
se il figlio iniziasse a fumare cercherebbero di convincerlo a smettere
perché fumare fa male. Ma l'uno per cento dei genitori non tenterebbe
neppure di dissuadere il figlio convinto che si tratta di una sua libertà di
scelta.
Fumano gli amici ma fumano anche gli adulti. Il 41 per cento dei genitori
della Puglia dichiara che in famiglia c'è qualcuno che fuma e il 18 per
cento che c'è qualcuno che fuma ma mai davanti ai figli. In Puglia fuma il
padre nel 57 per cento dei casi, la madre nel 31 per cento, altri figli più
grandi nell' 11 per cento dei casi e nel 39 per cento altri parenti (zii,
nonni, ecc). E in 2 casi su 100 in famiglia fumano tutti. Gli adulti non si
limitano a fumare davanti ai ragazzi ma chiedono loro anche di andare a
comprare le sigarette. In Puglia il 34 per cento dei genitori dichiara di
mandare qualche volta i figli a comprare le sigarette e il 7 per cento di
farlo spesso. In totale quindi il 41 per cento dei genitori fumatori in
Puglia commissiona l'acquisto delle sigarette al figlio. Eppure il 96 per
cento dei genitori della Puglia intervistati dichiara di sapere che la legge
vieta la vendita ai minori di 16 anni delle sigarette.
IL FUMO, GLI ADOLESCENTI E I TABACCAI: I RISULTATI DELL'INDAGINE IN ITALIA.
E sono tanti i minori che entrano ogni giorno in tabaccheria. Il Moige,
infatti, ha commissionato un'indagine anche tra i rivenditori di tabacchi. E
la SWG ha coinvolto 400 rivenditori associati alla Federazione Italiana
Tabaccai. Sorprendenti i risultati.
Ogni giorno nelle tabaccherie italiane si presentano mediamente 8
adolescenti che chiedono di poter acquistare per sé o per i propri genitori
delle sigarette. Ma il 15 per cento dei rivenditori ha risposto che, in
media, ogni giorno entrano con la volontà di comprare sigarette tra i 10 e i
20 ragazzi under 16. Al Nord, in media i ragazzi che ogni giorno tentano
l'acquisto sono tra 4 e 5,5 ; al Sud e nelle Isole tra gli 11 e i 13. Poco
meno di 7 rivenditori su 10 hanno dichiarato che in più di un'occasione
hanno negato le sigarette ad un adolescente senza incontrare alcuna
difficoltà mentre più di 3 su 10, soprattutto al Sud, hanno dovuto spesso
subire gli insulti e le insistenze dei ragazzi. Al Nord invece il 16 per
cento dei tabaccai ha dovuto fare i conti con le proteste dei genitori che
avevano commissionato ai propri figli l'acquisto, scusa tra le più usate dai
ragazzi nel tentativo di farsele vendere.
Ed è proprio la questione della vera o presunta delega dei genitori che
genera il maggior imbarazzo nei tabaccai, incapaci nella maggior parte dei
casi di discernere la verità. Di fronte, dunque, ad un giovane che dichiara
di voler comprare le sigarette per conto dei genitori, 11 rivenditori su 100
– soprattutto quelli oltre i 45 anni e con una tabaccheria al Sud- non
chiedono il documento perché già conoscono il ragazzo ed i genitori. E a
questo proposito, il 24 per cento dei tabaccai ammette di non chiedere mai
il documento ai giovani; il 3 per cento di vendere le sigarette a seconda
della fiducia che ispira il ragazzo ed il 2 per cento non chiede il
documento perché non si ritiene autorizzato a farlo. E davanti alla
richiesta di tirare fuori la carta d'identità, spesso i ragazzi si
rifiutano, a volte dicono di averlo dimenticato e, in casi estremi,
ricorrono agli insulti o alla fuga dalla tabaccheria.
Ovviamente i rivenditori di tabacchi interpellati hanno dimostrato di essere
molto ben informati sulla legge antifumo che riguarda i più giovani,
soprattutto al Nord-Est. E sono perfettamente consapevoli non solo di non
poter vendere sigarette ai minori di 16 anni, anche se mandati dai genitori,
ma anche di essere legalmente autorizzati a richiedere loro l'esibizione di
un documento. Solo il 12 per cento dei rivenditori di tabacchi, e in modo
particolare quelli che esercitano al Sud e nelle Isole, ritiene che la
conoscenza della normativa non sia ancora sufficientemente diffusa tra i
colleghi.