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Data: 22/03/2003 - Ora: 11:08
Categoria:
Politica
Secondo la denuncia che il giovane ha fatto a funzionari della questura di Lecce, i cinque farebbero parte di un gruppo di una ventina di connazionali giunti nel Salento a bordo di un gommone: una quindicina di loro, dopo lo sbarco, avrebbe telefonato a parenti in Albania dicendo di essere arrivato a destinazione; gli altri cinque, invece, non avrebbero dato alcuna notizia di sè. Da qui la denuncia di scomparsa e l’ avvio delle ricerche. Intanto, sono sempre più gli italiani (e i pugliesi in particolare) che si chiedono quanti nuovi profughi porterà la guerra all’Iraq sulle nostre coste. La domanda non è velleitaria giacchè ogni guerra genera migranti e, la storia lo dimostra, le coste del Sud Italia sono il punto d’attracco privilegiato per i trafficanti d’uomini. Lo sanno bene i rappresentanti regionali della Puglia che, riuniti oggi in Consiglio (in seduta straordinaria proprio per discutere del conflitto in atto), hanno chiesto che la Giunta regionale pugliese, «d’intesa con la Conferenza Stato Regioni, si attivi per coordinare ogni iniziativa umanitaria di accoglienza di eventuali profughi». Il consiglio regionale ha chiesto al governo di «intraprendere tutte le iniziative necessarie, di intesa con gli organismi internazionali, perchè la guerra cessi». E che «venga neutralizzato sotto l’egida dell’Onu l’arsenale militare del regime dittatoriale iracheno». Tranquillizzante la prima risposta giunta dal Governo. «Non fasciamoci la testa prima del dovuto - ha detto il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano riguardo ai profughi - la situazione dipende dall’ intensità e dalla durata del conflitto; certo, non è soltanto un dato geografico che tra l’Iraq e l’Italia vi è una distanza superiore rispetto a quella che c’ era tra Italia e Kossovo».
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