Il Presidente del Consiglio Massimo D'Alema ha firmato il Decreto di programmazione annuale dei flussi di ingresso, con il quale si definisce la quota massima annuale di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato nel 2000.
Tenuto conto che alcuni settori produttivi nazionali, come quelli turistico-alberghiero, agricolo, dell'edilizia e dei servizi richiedono manodopera straniera per lo svolgimento di lavori a tempo determinato, specialmente stagionale, che altri settori, come quelli siderurgico, meccanico e artigianale hanno bisogno di manodopera straniera per ricoprire posti di lavoro a tempo indeterminato, e che si prevede l'esigenza di inserimento di lavoratori autonomi anche per lo svolgimento di attivita' professionali, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri stabilisce per l'anno 2000 che siano ammessi in Italia, per motivi di lavoro autonomo e di lavoro subordinato, i cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero entro una quota massima pari a 63.000 persone. In particolare, l'art. 2 del decreto prevede che, nell'ambito di questo tetto, sia consentito l'ingresso in Italia di 30.000 lavoratori, di cui 28.000 per lavoro subordinato a tempo indeterminato, determinato e a carattere stagionale e 2.000 per lavoro autonomo. L'art. 3 del Decreto del Presidente del Consiglio prevede che, all'interno della quota massima, sia consentito l'ingresso nel nostro Paese a 6.000 cittadini albanesi, 3.000 cittadini tunisini, 3.000 cittadini marocchini e 6.000 cittadini di altri Paesi non appartenenti all'Unione Europea che sottoscrivano specifiche intese di cooperazione in materia migratoria. Con l'art. 4 stabilisce che, nell'ambito del tetto massimo, sia consentito l'ingresso fino a 15.000 persone provenienti da qualsiasi paese extracomunitario che abbiano - ai sensi dell'art. 23, commi 1, 2 e 3 del decreto legislativo n. 286 del '98 - come garante d'ingresso un cittadino italiano, una regione, un ente locale, un'associazione professionale, sindacale o del volontariato che assicuri alloggio, copertura dei costi per il sostentamento e assistenza sanitaria per tutta la durata del permesso di soggiorno. (MN)