La legge sull'immigrazione, "facendo entrare in Italia soltanto quelli che hanno un contratto di lavoro instaura quasi un nuovo schiavismo". Lo sostiene il direttore generale di Confindustria, Innocenzo Cipolletta, secono il quale "è auspicabile una maggiore libertà di ingresso legale, perché preferisco avere 350.000 persone che entrano regolarmente nel paese piuttosto che 350.000 clandestini". Le leggi che regolano il mercato del lavoro, ha aggiunto Cipolletta, devono al contempo essere modificate: "Così come sono, le regole sono disegnate per gli italiani e condannano gli immigrati a restare disoccupati o a diventare abitanti del sommerso. Le leggi quindi devono far sì che anche queste persone possano trovare lavoro".
Cipolletta avverte che non auspica "un doppio mercato del lavoro" ma pensa a contratti a termine, rimodulazione dei contributi sociali: "se un immigrato deve venire in Italia pagando il 33 per cento di contributi sociali per consentire ad un italiano di andare in pensione a 50 anni, questo non mi va bene". (MN)