Bisogna esigere dalle Istituzioni competenti tempi certi nella definizione delle politiche urbanistiche e dei lavori pubblici: la variabile tempo non è una variabile indipendente per un comparto strategico per l'economia nazionale e regionale come l'edilizia.
Fabrizio Nardoni, incaricato del Centro Studi di Confindustria Puglia, nonché Past President di Ance Puglia «Bisogna essere grati al Nucleo per la ricerca economica della Banca d'Italia di Bari per il prezioso contributo di analisi che ci offre ogni anno, presentando le sue Note sull'andamento dell'economia regionale. Una gratitudine non formale, perché i materiali di analisi della Banca d'Italia, pur aggiungendosi a quelli di altri Centri di ricerca, partono tuttavia da un'angolazione peculiare e del tutto privilegiata, costituita dall'Osservatorio scientifico dell'Istituto di vigilanza e dalle banche dati in suo possesso. La regione nel 2006 ha visto crescere il suo prodotto interno lordo ad un tasso dell'1,7%, notevolmente superiore a quello del 2005, ma inferiore a quello nazionale che si è attestato all'1,9%. Ora, fra i tanti aspetti richiamati, il documento sottolinea come nel comparto edilizio, nel 2006, il livello dell'attività produttiva presso un campione di 108 imprese, sia aumentato in termini reali del 5,0%.
Fra il 2000 e il 2005, inoltre, il valore aggiunto in termini reali del settore edile si è accresciuto a un ritmo annuo del 5,3%, superiore a quello del Mezzogiorno, pari al 3,3%, e del Paese corrispondente al 3,2%. La quota del settore sul valore aggiunto regionale, pertanto, è passata dal 6,5 al 9% e quella dell'occupazione dal 7,6 al 10,3%. Si è sviluppata inoltre l'edilizia non residenziale, mentre il comparto delle opere pubbliche si è lievemente ridotto. Su tali aspetti vorrei spendere qualche considerazione» - aggiunge Fabrizio Nardoni. «La prima: l'edilizia pertanto è un comparto che nell'insieme delle sue componenti e dei molteplici settori ad esso collegati: 1) crea occupazione diretta e indotta in filiere produttrici di beni e servizi molto lunghe; 2) soddisfa bisogni sociali diffusi; 3) realizza infrastrutture vitali per la nostra crescita; 4) alimenta ricerca scientifica applicata; 5) contribuisce all'assetto del territorio e alla sua salvaguardia ambientale; 6) recupera centri storici; 7) consolida e restaura beni culturali; 8) muove il settore del credito fondiario e da alcuni anni realizza interventi in project financing; 9) impiega professionalità qualificate dai cantieri ai centri di progettazione integrata. La Confindustria regionale e il suo Centro Studi ritiene opportuno, pertanto - se pure ve ne fosse bisogno - richiamare l'attenzione su una visione moderna dell'industria edilizia che non è in alcun modo riducibile riduttivamente a quella che spesso spregiativamente viene chiamata "l'industria del mattone". L'industria edilizia invece - con le molteplici attività ad elevato contenuto scientifico e culturale connesse - è in primo luogo ideazione e progettazione di spazi attrezzati per la comunità, ovvero "governo avanzato ed equilibrato del territorio".
Pertanto bisogna esigere dalle Istituzioni competenti tempi certi nella definizione delle politiche urbanistiche e dei lavori pubblici: la variabile tempo non è una variabile indipendente per un comparto strategico per l'economia nazionale e regionale come l'edilizia. Chi ha la responsabilità della cosa pubblica deve assumersi la responsabilità di decidere, come noi imprenditori ci assumiamo la responsabilità di farlo nelle nostre aziende.
La seconda considerazione: i tempi di spesa dei finanziamenti comunitari purtroppo sono ancora lenti e - per quanto si sia riusciti ad evitare, almeno sinora, il disimpegno di risorse - tuttavia siamo fortemente preoccupati come Confindustria regionale per quanto potrebbe accadere nei prossimi diciotto mesi per l'impiego e la spesa in termini di cassa dei finanziamenti 2000 -2006 - ferma al 31.12.2006 ancora al 58,1% del totale disponibile - e per quanto potrebbe avvenire nei prossimi anni per i finanziamenti del ciclo 2007-2013 che sarà l'ultimo. Il livello di elaborazione dei documenti regionali per il loro impiego è, al momento, ancora generico e bisognoso in tempi rapidi di approfondimenti di dettaglio decisamente superiori a quelli sinora conseguiti. Come Centro Studi verificheremo con continuità il lavoro di una pluralità di soggetti istituzionali e la qualità e rapidità dell'entrata a regime del nuovo quadro comunitario. Saremmo lieti di poter constatare che tutti sono sintonizzati - con le parole e con i fatti - sulla nostra stessa lunghezza d'onda». Fabrizio Nardoni