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Il Presidente della Provincia di Taranto rassegna le dimissioni

Data: 29/12/2005 - Ora: 13:55
Categoria: Politica

La causa delgesto è la nomina ministerale di Luigi Lobuono a commissario dell'area portuale di Taranto

Ecco la relazione letta da Gianni Florido poco prima di rassegnare le sue dimissioni da presidente della Provincia di Taranto "Alla fine della lettura di queste brevi note, così come annunciato, consegnerò nelle mani del segretario generale le mie dimissioni da presidente della Provincia di Taranto. Un gesto estremo che a differenza di chi fa politica solo per gestire il "suo" potere non è né una sceneggiata né una pagliacciata ma un profondo atto di dignità e di ribellione fatto da chi da oltre 156.000 cittadini è stato chiamato all’onore di presiedere le sorti di questa provincia: del suo sviluppo sociale ed economico, della sua ansia di crescita occupazionale per dare risposta agli oltre centomila figli di questa terra ancora in cerca di un lavoro. Un gesto che vuole liberare una frustrazione che dura da sempre, perché da sempre, per scelte mai fatte in loco, il nostro territorio è stato oggetto del baratto, della transazione, fra interessi generali e sviluppo locale indotto dall’esterno a prescindere, appunto, dalle vocazioni territoriali. Un baratto che a differenza di tante altre realtà del sud non ci ha fatto vivere male perché ci ha garantito reddito sicuro. Un baratto per il quale, però, la provincia ionica ha sempre dovuto cedere porzioni crescenti di sovranità, mortificando così le sue enormi potenzialità. In fondo l’Arsenale è il governo nazionale, stessa cosa dicasi per i cantieri navali perché qui a Taranto si costruivano i sommergibili per fare la guerra; l’Italsider era il governo nazionale che tramite le Partecipazioni statali sbarcava in riva allo Jonio per sostenere con l’acciaio lo sviluppo interno, conseguenza del boom economico degli anni ’60; a completare lo scenario altri significativi insediamenti produttivi come Agip e Cementir. Fase storica rassicurante dal punto di vista del reddito ma che ha determinato anche migrazioni dalle campagne verso la città: il mito dell’industria diventava realtà! La nostra agricoltura, il nostro mare, il nostro porto al servizio della grande industria i cui danni ambientali accumulati in oltre un secolo di attività non sono stati ancora equamente risarciti con una tanto utile quanto necessaria operazione di bonifica . Sullo sfondo, un’altra rilevante entità: la Marina militare che della città di Taranto e di una parte considerevole della nostra provincia è largamente proprietaria. Ancora una volta l’interesse dell’Italia ha prevalso, sempre con la logica dello scambio, sulla valorizzazione territoriale. Dopo oltre cento anni di sviluppo eterodiretto il meccanismo si è inceppato: i nostri disoccupati sono al netto dell’Arsenale, dell’Ilva, dell’Agip e della base navale con la differenza, rispetto al passato, che all’orizzonte non si profila un nuovo arsenale, né la costruzione di nuovi cantieri navali o di una gigantesca fabbrica siderurgica. All’orizzonte c’è una sola e grande possibilità di sviluppo: il PORTO E LA RETROPORTUALITA’. Un grande futuro possibile dettato dalla straordinaria posizione geografico-strategica del nostro territorio che prima e meglio di tutti può intercettare quei 6 milioni di containers che nei prossimi anni, grazie ai nuovi e più profondi fondali di Suez, invaderanno il Mediterraneo. Ecco, Taranto porta d’Oriente per la Puglia, l’Italia e l’Europa. Ecco una provincia che con il suo porto può davvero progettarsi in un grande Salento dove l’intermodalità portuale, aeroportuale, ferroviaria e stradale può mettere in rete Taranto, Brindisi e Lecce. UN GRANDE SALENTO PER UNA GRANDE PUGLIA. Una comunità che intorno al porto e alla retroportualità può far crescere le sue piccole e medie imprese, la sua agricoltura, gli scambi commerciali, turistici e culturali. Ecco perché ci siamo indignati quando alla guida del nostro porto il ministro Lunardi ha designato il dottor Lobuono. Non abbiamo assolutamente nulla contro il dottor Lobuono al quale, come nelle nostre migliori tradizioni, porgiamo il nostro saluto; ma noi lo consideriamo più un competitore politico che un competente in materia portuale e per giunta estraneo al contesto territoriale. Un territorio che, proprio perché alle soglie di una nuova fase di possibile sviluppo, non può permettersi di avere nell’epicentro del suo futuro economico una persona con le caratteristiche sopra descritte. Nessun becero campanilismo ma contestiamo una prassi politica che privilegiando gli accordi di vertice tende a calpestare la volontà di autogoverno delle popolazioni. Ecco perché siamo contro questa designazione con la quale si è deciso di sostituire un commissario - e cioè il dottor Cappella al quale va il nostro saluto e ringraziamento, anch’egli nominato dal ministro delle Infrastrutture e da noi non contestato perché dotato di indubbie e riconosciute qualità professionali, già presidente di Autorità portuali, direttore del ministero della Marina mercantile, fra gli estensori della legge 84 sui porti – con un nuovo commissario frutto di una scelta di chiara marca politica. E chi ci rammenta che a Bari è stato nominato il dottor Mariani, persona competente, non fa altro che rafforzare la nostra indignazione. Ancora una volta per il governo nazionale Taranto è il luogo dell’equilibrio, ora non più solo romanocentrico ma anche baricentrico: a Bari una personalità che va bene per Bari e per i baresi, a Taranto un commissario che va bene ai baresi e alla compagine governativa guidata da Silvio Berlusconi. Un film già visto ma del quale abbiamo deciso di bruciare la matrice. La nostra terra è ad un bivio della sua storia: il governo non può più permettersi di continuare a considerarci provincia dell’impero! Peraltro Lunardi, con grave sgarbo istituzionale, per il capoluogo pugliese nomina Mariani commissario mentre doveva nominarlo presidente, e a Taranto impone una sua scelta quasi a voler alimentare il sospetto di uno scambio tanto subdolo quanto disgustoso. Personalmente non ho mai creduto nell’accordo fra Nichi Vendola e il ministro Lunardi; ho troppa stima e fiducia nel presidente della Regione Puglia per cadere nel tranello e sono sicuro che i prossimi giorni serviranno a Vendola e a noi per impugnare le nomine di Mariani e Lobuono e per dire in forma chiara e inequivocabile che per la Provincia di Taranto e la Regione Puglia Lobuono non sarà mai il presidente dell’Autorità portuale di Taranto! Con la Regione si tratta ora di aprire una fase concludente che dia prova provata della più volte declamata strategicità di Taranto per l’intera Puglia. Questa fase potrà iniziare già domani quando la giunta provinciale incontrerà il presidente Vendola e gli assessori regionali più direttamente interessati ai temi dello sviluppo e della portualità, alla presenza dei consiglieri regionali e dei parlamentari locali dell’Unione. Si lavorerà ad un documento con il quale, ribadendo quanto in comune è stato già fatto (Ilva, Alenia, impegni per la Regionale 8, ecc.), intendiamo consolidare con atti concreti e nel rapporto con Lecce e Brindisi lo sviluppo dell’area tarantina, del suo porto e delle sue infrastrutture retroportuali, della sua università degli studi affinché, oltre alle infrastrutture materiali, siano assicurate anche quelle immateriali legate alla formazione d’eccellenza e alla ricerca. Passare quindi ad una fase più stringente con l’individuazione di progetti e relative dotazioni finanziarie per far sì che Taranto e la sua provincia diventino effettivamente un’opportunità per la Puglia. Non siamo e non vogliamo più essere trattati come si conviene ad una realtà marginale, estranea cioè alle logiche dello sviluppo: i cittadini della provincia di Taranto meritano rispetto. Da parte di tutti. Ecco, è per rafforzare questo percorso, per non farlo scadere nella bieca ordinarietà fatta di miserevoli strumentalizzazioni che mi sono dimesso! Ad una forte aggressione ho risposto nell’unico modo che potesse suscitare clamore e indignazione e anche per aprire una fase di riflessione di tutta la comunità sulle questioni che le mie dimissioni pongono. Mi confortano le migliaia di attestazioni di stima e di condivisione che mi sono pervenute: un plebiscito di adesione morale, apprezzamenti bipartisan che nulla hanno a che fare con tatticismi di basso profilo politico. Un ringraziamento particolare ai presidenti delle province di Brindisi e Lecce, Errico e Pellegrino, che oltre alla solidarietà hanno proposto riflessioni che totalmente condivido. Che in questa onda morale si siano levate alcune stonate goccioline degli aventi causa beneficiari dell’operazione, non mi indigna né mi scuote. Vorrei solo ricordare che la sceneggiata è una narrazione non sempre retorica e volgarmente "popolana". Essa contiene sempre, o quasi sempre, seppure in forma più leggera, il vissuto e l’humus popolare ed io che non voglio fare scena o finta, così la interpreto. Il mio gesto, sempre dai sodali, è stato poi definito una "pagliacciata": se per pagliacciata si volesse intendere uno scherzo eccoli serviti! Faccio infine notare che i pagliacci, se bene riflettiamo, sono dei grandi uomini perché, armati semplicemente di ironia e immenso stupore, parlano al cuore. E non solo a quello dei bambini! Il Pagliaccio è un soggetto nobile perché dotato di sentimenti veri a differenza di chi ha le pareti della propria anima che in apparenza sembrano splendide abitazioni mentre invece sono solo aride caverne!". Gianni Florido

Autore: Gianni Florido

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