Durante l'udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II non risparmia elogi al centro d'accoglienza di San Foca, Regina Pacis, nel Salento. "Desidero manifestarvi il mio apprezzamento per quanto fate in favore dei profughi. Vi esorto a non stancarvi di lavorare per i poveri e i bisognosi". Quando le parole valgono molto. Soprattutto per don Cesare Lodeserto, che del Regina Pacis è il direttore. Per le schiave dell'Est, invece, è un vero e proprio Robin Hood che queste donne le va a cercare una per una sulla strada.

Un prete coraggio, che dal 1997 ha ingaggiato una battaglia senza confini con i banditi di tutte le razze e di tutte le risme. Però l'amore per i diseredati e per i disgraziati è forte. Più forte della mafia e della disperazione. Delle inchieste giudiziarie, anche. Don Cesare è, infatti, sospettato dalla magistratura leccese di avere orchestrato una truffa aggravata ai danni della Diocesi. Ieri proprio le parole di Papa Wojtyla come passanti misteriosi dell'anima hanno attraversato non soltanto i cuori, ma esorcizzato le maldicenze sul conto di chi continua a non temere pericoli perché dice di non conoscere peccati.
«Domenica sarò a Berlino - racconta don Cesare - per partecipare ad un convegno organizzato dall'Onu. Dovrò spiegare per quale ragione la guerra, come tutte le guerre, consegna la gente umile nelle mani dei delinquenti. La politica, lungo questo fronte, non dà mai indicazioni. Così, le domandano al sottoscritto». Perché Dio, evidentemente, sta dalla parte dei perseveranti. Con tanto di benedizione papale. Anzi, no: con l'incoraggiamento di Giovanni Paolo II. A non arrendersi. E' credere all'eroismo che fa gli eroi.