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I paradossi della politica: Fitto votera' "si'" al referendum

Data: 03/10/2001 - Ora: 11:02
Categoria: Politica

"Io domenica vado a votare e voto sì", parola di Raffaele Fitto, presidente "polista" della Regione Puglia. Sembra andare "controcorrente", Fitto, rispetto alla "pigrizia" che sul referendum federalista di domenica prossima hanno assunto i partiti della Casa delle libertà. Ma il governatore pugliese ci tiene a fare i suoi "distinguo": «Voto sì ma in un contesto naturalmente differente da quello che leggo e vedo in questi giorni. Non è un "sì" da strumentalizzare politicamente, insomma. Non voto "sì" come dice qualcuno, per fermare Bossi: questa è solo una sciocchezza».

Ma il suo "sì" implica una promozione della parte di riforma federalista già approvata dal Parlamento.
«No. Non voto "sì" perché mi ritengo completamente soddisfatto del progetto presentato. Voglio fare una riflessione che è difficile in questo momento politico ma è quella sulla quale sento di impegnarmi: nel nostro Paese abbiamo un contesto nel quale le Regioni lo scorso anno avevano chiesto un progetto di riforma unitario che il governo ha di fatto stralciato in alcune sue parti importanti e che ha approvato con una riforma costituzionale con soli quattro voti di scarto. Questo è un fatto non condivisibile ma nonostante tutto ritengo che questo sia un primo passo perché ci sono punti in questa riforma ancora da chiarire. E sono certo che la riforma organica che presenterà il governo di centrodestra potrà farlo».
Quali sono i punti che non la convincono della riforma che siamo chiamati a confermare domenica prossima? «Uno in particolare riguarda l'eccessivo numero di materie che sono riferite alla legislazione concorrenziale tra Stato e Regioni. L'altro aspetto riguarda la Camera delle Regioni e poi un terzo aspetto riferito all'indicazione dei giudici della Corte Costituzionale. Questi sono tre temi sui quali questa modifica costituzionale risulta essere monca. In ogni caso, ripeto, ritengo si tratti di un passo avanti. Per questo voto "sì" auspicando e aspettando una riforma più organica».
E il centrodestra ritiene che si mostrerà compatto nell'attuare ciò che manca in questa riforma, se non si sta certo strappando le vesti per chiedere agli italiani di confermare ciò che c'è già? «Ma questo lo verificheremo. È da mesi che si parla di "devolution" e si fanno dibattiti sul progetto del centrodestra in assenza del provvedimento. Su cosa stiamo dibattendo? Quando ci sarà un provvedimento, mi esprimerò con la dovuta chiarezza e con l'approfondimento. E quando parlo di provvedimento mi riferisco al testo che sarà predisposto dal governo. Quando sarà disponibile, potremo discuterne e aprire il confronto con le Regioni per modificare, integrare, discutere, verificare il da farsi. Tutto ciò fa parte del programma di governo del centrodestra e non ho alcun motivo di dubitare che questo nuovo progetto di riforma più organico tenga presente, ad esempio, gli aspetti che ancora mancano nel testo che siamo chiamati a votare domenica prossima».
C'è un vizio di metodo in questa riforma: il fatto che sia stato votato a maggioranza dal centrosinistra. Il rischio è che si crei un precedente: ora che la maggioranza è di centrodestra quanto è fondato il rischio che si continui su questa strada, si forzi a colpi di maggioranza una riforma che invece va approfondita nel merito? «Non c'è dubbio che il metodo di una riforma costituzionale è quello di avere una maggioranza larga. Aver votato questa riforma in questo modo crea le condizioni perché si venga meno a una prassi consolidata. Mi auguro comunque che la proposta di legge del centrodestra possa invece procedere con un voto più ampio. Se la maggioranza di governo presenterà un testo corrispondente alle cose che abbiamo ascoltato in questi mesi, penso non ci sia da attivare nessuno scontro perché tutto sarà più organico, anche sulla questione della "doppia velocità" che va letta: inutile dire di essere contrari senza sapere di cosa si sta discutendo nel merito. Se poi sulle materie di legislazione concorrenziale si creerà un chiarimento ulteriore assegnando in via definitiva alcune materie, penso all'ambiente, ai beni culturali, sarà certamente un fatto positivo. Non condivido il dibattito politico che si è creato. Penso, anzi, che la politica stia rovinando un dibattito serio su un processo reale di federalismo nel nostro Paese che inizia con questo primo referendum ma che deve essere assolutamente completato e integrato».
Ma perché nella Casa delle libertà c'è chi vota "sì", chi vota "no" e chi non andrà a votare? «Una modifica costituzionale approvata con appena quattro voti di scarto e il non recepimento degli emendamenti della Casa delle libertà hanno oggettivamente creato una condizione molto grave che condiziona il giudizio sul referendum. Nessuno può dimenticare come si è votato».

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