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Data: 07/03/2003 - Ora: 11:40
Categoria:
Economia
«Ieri – spiega l’Avv. Anna Chiumeo dell’Unione delle Bonfiche, (Associazione che cura i rapporti tra i sei Consorzi di Bonifica presenti sul territorio pugliese) abbiamo dato incarico al professor Caputi Imanbrenghi di preparare una nota al Consiglio dei ministri perché l’articolo 16 della legge regionale venga sottoposto alla Corte Costituzionale e annullato. Inoltre, abbiamo chiesto un incontro al Presidente Raffaele Fitto. Incominciano ad arrivare, poi, le adesioni dei capigruppo alla regione per un incontro sullo stesso tema».
Mentre si attende che qualcosa si muova, si deve segnalare la curiosa posizione in cui si trova il Consorzio Terre d’Apulia. Questo, infatti, a causa di un dissesto finanziario insanabile, è commissariato dal 1998. Ciò vuol dire che, ove l’articolo 16 rimanesse così com’è, dovrebbe essere il commissario (che è un rappresentante della Regione) a preoccuparsi di applicarlo. Ci si chiede, però, che cosa si potrà mai tagliare dai bilanci di questo Ente.
Quest’oggi, tutte le sigle sindacali aziendali del Consorzio (Flai-Cgil, Ugl,Fai-Cisl, Union Quadri e Uila-Uil) hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale si rammenta che «il ruolo della bonifica è indispensabile e insostituibile per lo sviluppo economico delle aree rurali della nostra regione anche se lo stesso va adeguato ai tempi e alle nuove norme ed è garantito dall’art. 5 della Costituzione. In provincia di Bari l’esistenza di opere realizzate dal Consorzio Terre d’Apulia sul territorio non possono essere sottaciute. Tra le più evidenti circa 4mila ha di forestazione, 600 km di strade rurali, 1600 km di condotte irrigue dell’Acquedotto rurale delle Murge, diversi impianti irrigui alimentati da acque di falda dislocati in 30 Comuni della provincia, la diga sul torrente Locone con una capacità di stoccaggio a regime di 105 milioni di mc di acqua, gli impianti di affinamento e distribuzione di reflui urbani a fini irrigui di Bari sud-orientale e Ruvo-Terlizzi-Molfetta da soli potrebbero essere in grado di limitare in modo concreto l’annosa scarsezza di acqua per le nostre aziende agricole se si ponessero le basi per il completamento delle stesse a tutt’oggi abbisognevoli di investimenti per la messa in esercizio. Dai dati in nostro possesso, si può affermare che oggi gli interventi di infrastrutturazione del comprensorio hanno interessato appena 15mila ettari degli oltre 500mila sottesi dal Consorzio terre d’Apulia. Il completamento di dette opere porterebbe nel volgere di pochi anni, una irrigabilità alimentata da impianti pubblici di ulteriori 30mila ettari nella sola provincia di Bari con comprensibili risvolti sulla occupazione e sullo sviluppo del territorio».
«La Regione Puglia – continua la nota - non è riuscita a varare una legge, da più parti richiesta e attesa, di riordino dei Consorzi di bonifica che necessariamente dovranno operare in perfetto sincronismo e sinergia con le autorità d’Ambito e di bacino. Questi ultimi in Puglia e in particolare in provincia di Bari versano in condizioni economiche niente affatto floride. Le cause possono in sintesi così elencarsi:
- mancanza di investimenti per nuove infrastrutture, per quelle di difesa idraulica, idrogeologica e del riassetto del territorio attraverso interventi di bonifica e di forestazione;
- servizio idrico limitato a poche aree rispetto alle potenzialità degli impianti;
- scarsità di risorse finanziarie per adeguamenti strutturali degli impianti in esercizio;
- contestazione a tutti i livelli dei contributi di bonifica».
«In ultima analisi – conclude la nota dei sindacalisti del Consorzio Terre d’Apulia - atteso che gli strumenti legislativi lo consentono, piuttosto che operare tagli indiscriminati e illegittimi con serie conseguenze sotto il profilo ambientale, economico, occupazionale e sociale, è auspicabile che in tempi brevi la Regione Puglia ponga in essere il varo della legge di riforma dei Consorzi di bonifica sulla base di Piani generali di bonifica chiarendo i rapporti funzionali tra questi e le istituzioni appena costituite (Ato e Autorità di bacino) per la corretta e razionale gestione del suolo e delle risorse idriche. Questa la strada da percorrere per porre in essere la non più procrastinabile gestione dei servizi idrici integrati e del riassetto del territorio. Si invita pertanto a sospendere l’applicazione dell’art. 16/bis della Legge finanziaria regionale».
Di certo, questo stato d’incertezza non giova alla chiarezza. Oggi, per esempio, si era diffusa la notizia che il sindaco di Lizzano (nel Tarantino) aveva affisso un manifesto invitando i cittadini a non pagare i contributi al Consorzio di Bonifica non solo per le annualità indicate dalla legge Finanziaria ma anche per il 2003.
Raggiunto telefonicamente, il sindaco, Antonio Cavallo, ha sì confermato d’aver comunicato ai cittadini il contenuto dell’articolo 16 ma ha categoricamente smentito che ci fosse un riferimento al 2003. «Non so cosa dire per le cartelle 2003 – ha aggiunto - siamo ancora difronte a qualcosa di nuovo. Eppoi i consorzi sembrerebbe che vogliano impugnare questa iniziativa. Certo che per gli anni a venire il punto è la riforma della legge. In merito, auspico che essa legherà il tributo ai servizi che realmente si realizzano nei vari territori».
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