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Governatore Fitto a 'Padania': vi spiego l'accoglienza

Data: 26/06/2003 - Ora: 09:14
Categoria: Politica

Nell'incandescente clima che si respira nella coalizione di centrodestra, l'un l'altro armati, soprattutto quando c'è da contraddire la parte politica più avversa in questo momento in tema di immigrazione, la Lega, si può trovare un governatore, della Puglia, di centrodestra che spiega ad un giornale, al giornale della Lega, la Padania, cos'è l'accoglienza, il ruolo di uan regione di frontiera come la Puglia, cos'è l'importanza degli immigrati. Ma possibile che la Padania e i padani non sappiano cosa sia tutto questo? O c'è dell'altro dietro? Tant'è. In una lettera inviata al direttore della Padania, il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, ricorda che la regione ha 'avuto una storia piu' che decennale di immigrazione clandestina: dai primi albanesi sbarcati nell'inverno del 1991 sulle banchine del porto di Brindisi, al Vlora che attracco' con migliaia di immigrati nel porto di Bari e poi zattere, pescherecci e la lunghissima vicenda dei gommoni'. 'Una storia di grande solidarieta' e, ricordiamolo - aggiunge - di terribili tragedie come quella del Kater I Rades e i numerosi naufragi e incidenti nei quali hanno perso la vita cittadini extracomunitari e servitori dello Stato'. 'Abbiamo qualche titolo per parlare di immigrazione - prosegue Fitto - perche' il canale d'Otranto e' stato varcato da oltre sessanta nazionalita' differenti. Un elenco che comincia con Afghanistan e finisce con Zimbabwe. In Puglia non e' mai venuta meno la coscienza di essere confine nazionale ma soprattutto di avere la responsabilita' di essere il fianco sud est dell'Unione europea. Per piu' di un decennio, in Puglia, le forze dell'ordine e i servizi di accoglienza hanno avuto l'onere pesantissimo di dover garantire la sicurezza di tutti: dei cittadini italiani, europei e anche dei clandestini'. Dott. Gigi Moncalvo Direttore de " La Padania" Egregio Direttore Abbiamo avuto una storia più che decennale di immigrazione clandestina: Dai primi albanesi sbarcati nell’inverno del 1991 sulle banchine del porto di Brindisi, al Vlora che attraccò con migliaia di immigrati nel porto di Bari e poi zattere, pescherecci e la lunghissima vicenda dei gommoni. Una storia di grande solidarietà e, ricordiamolo, di terribili tragedie come quella del Kater I Rades e i numerosi naufragi e incidenti nei quali hanno perso la vita cittadini extracomunitari e servitori dello Stato. Abbiamo qualche titolo per parlare di immigrazione perché il Canale d’Otranto è stato varcato da oltre sessanta nazionalità differenti. Un elenco che comincia con Afghanistan e finisce con Zimbabwe. In Puglia non è mai venuta meno la coscienza di essere confine nazionale ma soprattutto di avere la responsabilità di essere il fianco sud est dell’Unione Europea. Per più di un decennio, in Puglia, le forze dell’ordine e i servizi di accoglienza hanno avuto l’onere pesantissimo di dover garantire la sicurezza di tutti: dei cittadini italiani, europei e anche dei clandestini. Nello stesso tempo si è lavorato per arrestare il flusso. Anni di difficile confronto con i governi albanesi hanno dato il loro frutto. E’ un’esperienza che vorremmo condividere, tra Puglia e Albania, con il Ministro Umberto Bossi. Nessuna presunzione ma se almeno da due anni le rotte dell’immigrazione sono radicalmente mutate una ragione ci deve pur essere. Per dirla con uno slogan: efficacia nella solidarietà, efficienza nella cooperazione, dinamicità nell’azione di contrasto delle mafie dei clandestini. In altre parole uso degli strumenti nazionali e comunitari per avviare sull’altra sponda dell’Adriatico un processo di ricostruzione istituzionale, base indispensabile di qualsiasi altra forma di collaborazione. Niente di astratto. Molto di concreto. Qualche esempio per tutti: abbiamo contribuito all’installazione dei radar per individuare gli sbarchi clandestini ma, nello stesso tempo, accogliamo nei nostri ospedali i casi non curabili negli ospedali albanesi. Di più. Accogliamo medici albanesi per metterli nelle condizioni pratiche e cognitive di operare efficacemente nel loro paese. In questi giorni un gruppo di bambini albanesi con gravi patologie oncologiche torna a casa con molte speranze di vita in più. Medici pugliesi e albanesi collaborano per ampliare questa esperienza. Sempre in questi giorni stiamo aprendo un ufficio della Regione Puglia a Tirana. Non ci vuole molta immaginazione per ritenere che questa difficile e, non nascondiamocelo, onerosa via si debba percorrere anche in altri paesi del bacino del Mediterraneo. Fino a quando i differenziali di reddito e di qualità della vita resteranno altissimi non ci sarà sicurezza tanto sulla sponda nord quanto su quella sud. In questo contesto il rispetto delle legge italiana, della normativa europea e una certa duttilità diplomatica devono trovare una opportuna conciliazione. E’ l’indicazione del tutto condivisibile che viene dal Ministro Pisanu e da altri autorevoli esponenti di governo italiani e ed europei. D’altra parte stiamo lavorando alla politica di coesione europea. L’Unione sta per accogliere 170 milioni di nuovi cittadini. Amici con i quali crescere o prendiamo a cannonate anche loro? Allora forse è bene tornare alla vecchia storia se sia meglio offrire un pesce o una lenza. In Albania intanto hanno già imparato a pescare. Raffaele Fitto Presidente della Regione Puglia

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