L'ex deputato dei Ds, presidente della commissione Stragi nella passata legislatura, non ha dubbi, ed attacca senza giri di parole "alcuni magistrati della Procura leccese" colpevoli, a suo dire, di sorvegliare l'opposizione di centrosinistra a Palazzo di Città, e non l'operato dell'amministrazione di centrodestra. A Lecce è il giorno della sentenza nel secondo grado di giustizia, che chiude definitivamente la tanto discussa vicenda del Comparto 59, la zona nella periferia a nord di Lecce, dove sarebbe dovuto sorgere il quarto ipermercato.
Il Consiglio di Stato chiarisce ed indica con una decisione lampo la vera destinazione di quell'area, un'area destinata ad insediamenti artigianali, e non commerciali. Vincono i piccoli commercianti, e la querelle giudiziaria sul Comparto 59 sembra avere fine. Per tutti, ma non per Giovanni Pellegrino. Ricorda l'avvocato con un passato di militanza attiva nei Democratici di Sinistra l'esposto presentato dal consigliere dell'opposizione di centrosinistra Sandro Frisullo alla Procura leccese perché indagasse su quel piano regolatore adottato dalla giunta Poli Bortone e troppo confuso, poco chiaro, proprio nel punto in cui avrebbe dovuto specificare la destinazione dell'area del Comparto 59. Dice l'ex presidente della commissione Stragi: "Sono rimasto ancora una volta sorpreso dalla specificità di questa città. In tutta Italia i magistrati sono in lotta con il potere politico perché cercano di affermare un ampio potere di controllare sotto il profilo della legalità la gestione del potere. In questa città attacca ancora Pellegrino sembra invece che ci siano magistrati che si sentono investiti da una missione diversa e cioè quella di controllare che l'opposizione politica non usi toni eccessivamente accesi". Il riferimento di Pellegrino è chiaro, l'ex senatore pensa all'inchiesta aperta dalla Procura leccese, alla necessità di fare chiarezza su una vicenda molto importante "sul piano degli interessi dei cittadini e della legalità". E cioè quella riguardante l'approvazione da parte dell'amministrazione comunale guidata da Adriana Poli Bortone di "un piano urbanistico basato su una norma che una sentenza ha giudicato falsa".
E poi ancora, Giovanni Pellegrino rincara la dose, e dice "sembra essere scesa una pax tra l'amministrazione comunale e una parte della magistratura leccese", come dire, "siamo tornati indietro nel tempo". E se non bastano le parole, ecco "i fatti", minuziosamente elencati da Pellegrino. Ricorda l'ex presidente della commissione Stragi ciò che accade due anni fa. "Pubblicamente dichiarai dice che intorno all'attività dell'amministrazione Poli Bortone ruotavano forze del mondo affaristico tipiche della Prima Repubblica". Ebbene continua Pellegrino, "mi aspettavo che la Procura mi convocasse per chiedere il perché delle mie affermazioni". Questo non è mai accaduto dice l'ex senatore "del resto avevo avuto già un altro segnale", ovvero, il nulla di fatto di una sua querela presentata contro il sindaco Poli Bortone. Il primo cittadino non è stato ritenuto colpevole del reato di diffamazione.