Il PEAR deve ruotare intorno alla centralità dell’efficienza e del risparmio energetico come uno dei contributi necessari per la riduzione degli approvvigionamenti di combustibili fossili
Preliminarmente mi corre l’obbligo di ringraziare la Regione Puglia, e in particolare l’Assessore all’Ambiente dott. Michele Losappio, per l’opportunità innovativa che offre ai territori di interagire in termini propositivi e costruttivi in una problematica, quale quella del Piano Energetico Ambientale Regionale, argomento questo centrale e cruciale per la qualità della vita e il livello economico dei cittadini, e che riguarda gli interessi generali del Paese, a partire dal sostegno al settore economico-produttivo, alla spesa corrente, al disavanzo e deficit pubblico non più sopportabile.
Affrontiamo quindi le problematiche in uno spirito di collaborazione al fine di determinare con l’ascolto di tutti il migliore Piano possibile, che tenga conto del ruolo che i territori devono giocare in termini di contributo, non solo in materia energetica, ma anche nel suo sistema produttivo esistente e, soprattutto, in quello che auspichiamo in una nuova prospettiva di sviluppo.
Tutto ciò presuppone il massimo consenso possibile, non sottacendo però che l’acquisizione della volontà di tutti, sia essa del mondo economico, come quella dei cittadini, non può prescindere dalla necessità dello scioglimento del "nodo gordiano" e cioè come il risultato delle regole della partecipazione, anche nell’ambito dell’auspicato Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, debba necessariamente tener conto del quadro normativo riferito sia alla conferma che, eventualmente, alla realizzazione di nuovi impianti che producono energia.
Riferimenti normativi – è bene specificare – che sono sia di carattere amministrativo che tecnico. Naturalmente siamo impegnati come Amministrazione a giungere a tutte le possibili mediazioni tra le aspirazioni di tutti e le necessità inderogabili a cui il territorio deve far fronte.
Insomma, il punto cruciale non è sul dividersi aprioristicamente tra le due correnti di pensiero "nuovi impianti sì–nuovi impianti no", ma qual è l’effettiva disponibilità di energia del nostro Paese e a quale prezzo.
Per questa Amministrazione il P.E.A.R. va inquadrato nello scenario ambientale e di futuro, "futuro" che non fa presagire nulla di buono con un costo del greggio che segna una costanza di oltre 70 dollari al barile (ieri è arrivato a quota 74), e in relazione alle previsioni degli analisti nazionali del settore che in proiezione per l’anno 2015 prevedono un incremento della domanda primaria di energia del 14,6%; in base a questo scenario tendenziale, quindi, senza nuovi interventi di politica economica ed impiantistica tutti i parametri del nostro settore energetico peggioreranno, anche in conseguenza del fatto che l’auspicato "mix" di approvvigionamenti tra petrolio, carbone e gas naturale, rimane al momento un semplice auspicio, essendo ad oggi rigido l’interscambio tra le fonti, in particolare del gas naturale, per mancanza di rigassificatori.
A tale riguardo va ricordato che già a marzo del 2005 per solo 4 giorni furono prelevate l’8% delle scorte strategiche di gas metano, circostanza che in misura ancor più accentuata si è verificato nell’inverno appena trascorso.
Quindi l’obiettivo primario da raggiungere è:
1.programmare la riduzione dei maggiori costi energetici per il Paese e i consumatori, già di per sé insopportabili (+ 25% rispetto agli altri paesi della Comunità Europea);
2.impedire la minore competitività delle imprese;
3.operare per una sostenibilità ambientale con connotati di non più differibilità di linee e obiettivi attraverso la nuova politica energetica nazionale auspicata da tutti;
4.garantire la sicurezza, l’economicità e l’eco-compatibilità dell’approvvigionamento energetico del Paese, anche attraverso la formulazione di modelli e opzioni diversi da quelli finora adottati;
5.potenziamento degli elettrodotti con il recupero delle dispersioni.
Per queste ragioni l’Amministrazione Provinciale auspica che la discussione odierna sul Piano vada oltre una semplice certificazione tra tante volontà che potrebbero manifestare anche differenze e punti di vista non conciliabili tra loro.
Diciamo questo perché la Regione in questo impegnativo iter finalizzato all’approvazione del P.E.A.R. merita contributi e incoraggiamento da parte di tutti per dare risposte coerenti ed equilibrate, in particolar modo per giungere a delle conclusioni motivate che siano di conforto ai decisori pubblici (Regione ed Enti Locali), nel doversi assumere le proprie responsabilità nell’espletamento delle proprie prerogative autorizzative in materia di impianti energetici, siano essi promossi o con fonti tradizionali o rinnovabili, in un percorso che tenga conto nei vari iter del nuovo regime sia del PEAR ma anche, vera rivoluzione normativa, della normativa specifica per l’Autorizzazione Integrata Ambientale (D. Lgs. 59/2005) e delle fonti rinnovabili (D. Lgs. 387/2003).
In particolare, va richiamata l’attenzione che l’Autorizzazione Integrata Ambientale (D. Lgs. 59/2005) prevede la sua applicazione da subito per gli impianti nuovi, mentre per quelli esistenti entro il 2007, ovvero, l’inserimento delle B.A.T. (Best Aviable Tecnologies - migliori tecnologie applicabili), la mitigazione delle emissioni, l’efficienza e il risparmio energetico, la riduzione dei rifiuti etc., con una premialità prevista per chi si certifica ISO 14000, o in particolar modo EMAS.
Nel condividere che il PEAR ruoti intorno alla centralità dell’efficienza e del risparmio energetico come uno dei contributi necessari per la riduzione degli approvvigionamenti di combustibili fossili, intendiamo precisare che questa scelta non può essere letta solo come un obiettivo settoriale, cioè Regionale, Provinciale, o Comunale, ma che il tutto deve necessariamente integrarsi e convergere in un unicum tra capacità produttive dei territori e la necessaria armonizzazione di questi con il Piano Energetico Nazionale (P.E.N.), e la Legge Obiettivo, che tenga conto anche dell’azione programmatica del nuovo esecutivo nazionale appena uscito dalle urne rispetto alla conferma o modifica delle medesime prospettive.
Nella lettura della proposta di Piano poniamo all’attenzione alcune tra le considerazioni che sicuramente meritano interesse, precisando intanto che la nostra realtà territoriale ha come peculiarità una produzione di energia elettrica importante derivata tutta da fonti rinnovabili. In quest’ottica non si può evitare l’esigenza di mettere ordine nella contabilità dei dati riguardanti la capacità produttiva regionale installata al 2004 pari a 6100 MW, attraverso un distinguo nei dati precisando, a nostro parere, che detti dati complessivi devono tener conto delle produzioni già in atto da fonti rinnovabili pari a 1100MW derivanti dal processo industriale dell’ILVA, i 90MW dell’ENI, nonché quanto già proviene o a breve potrà provenire dal recupero di energia dai rifiuti a Massafra e a Taranto per oltre 100MW per un totale di circa 1300 MW.
Tale circostanza sicuramente rappresenta il bisogno di una risistemazione del quadro di riferimento che tenga conto di questa peculiare utilizzazione di fonti rinnovabili, che altrimenti sarebbero destinate allo smaltimento tradizionale con notevole peggioramento dell’impatto ambientale ma che ovviamente nella loro esistenza sono legate alle sorti dei medesimi stabilimenti produttivi.
Altrettanto importante è precisare che nell’approvvigionamento regionale delle fonti energetiche la componente "carbone" con le oltre 3.600.000/ton vede l’I.L.V.A. quale utilizzatore esclusivo per la produzione di carbon-coke, utilizzazione questa che non può essere in nessun caso riferita alla produzione di energia elettrica, ma ha quale unica destinazione quella di combustibile per la produzione di acciaio, così come l’integrazione energetica fornita dal coincenerimento di olii esausti.
Per la comunità pugliese certamente tra i vari interessi rappresentati dal Piano riveste particolare importanza la volontà pianificatoria della Regione Puglia nella parte in cui si pone quale obiettivo di ridimensionare l’impiego del carbone con un impegno coerente a riequilibrare tale riduzione con l’impiego del gas naturale e delle fonti rinnovabili.
Questa è scelta importante che deve essere coerentemente accompagnata da una conseguente possibilità/opportunità di avere in concreto disponibilità di gas naturale, scelta questa che a nostro giudizio va nella direzione non solo di una minore esternalizzazione ambientale dei processi energetici e anche produttivi, ma che ha quale conseguenza quella di porci tutti di fronte ad una importante opzione strategica di breve periodo rispettosa degli impegni internazionali assunti a Kyoto, che dovrà tendere a sostituire concretamente la fonte del carbone, e a nostro avviso anche del petrolio, nel sistema energetico regionale, e anche nazionale, con la scelta coerente di impianti di rigassificazione in un combinato disposto con le reti dei gasdotti, nonché delle fonti rinnovabili.
Se questo percorso è condivisibile da tutti, non solo gli amministratori ma anche le associazioni economiche, ambientaliste e sociali, insieme a tutti i cittadini devono assumere scelte conseguenti con responsabilità collettive affinché il decisore pubblico sia aiutato e motivato nelle sue valutazioni, a partire dalla manifestazione di interesse della Gas Natural per la realizzazione di un degassificatore nell’area portuale di Taranto cui ha fatto seguito un’altra richiesta interessata di collegamento a quell’impianto da parte della società Sapio al fine di poter utilizzare l’esternalizzazione di energia crinogina.
Anche alla luce di queste considerazioni non va sottovalutato il fatto che questo scenario contribuirebbe sicuramente a notevoli risparmi di energia in termini compensativi, compreso il sostegno al trattamento e alla conservazione dei prodotti agroalimentari.
In ogni caso il nostro condividere gli approvvigionamenti del gas naturale proposti dal Piano Regionale rappresenta una scelta non burocratica ma meditata perché:
è sempre più economico a parità di potere calorifico, rispetto al petrolio per 25-30%;
può essere impiegato tal-quale per quasi tutti gli usi (riscaldamento, termoelettrico, autotrazione etc.);
non produce rifiuti;
non ha costi aggiuntivi di trasformazione;
il suo utilizzo è sicuramente più eco-compatibile rispetto ai fossili, sostenendo così un minor costo in termini di esternalità ambientale;
Naturalmente questo, insieme al maggiore sviluppo di fonti rinnovabili, a partire dall’eloico e che nel Piano sono ben delineate, insieme all’efficienza energetica, all’obiettivo dei Piani Regolatori Energetici per i nuovi insediamenti accompagnati da ottimizzazioni costruttive con apporti di bio-architettura (a tal fine è doveroso ricordare le iniziative della Regione per la concessione di contributi per la realizzazione di impianti solari termici);
al contenimento e al contrasto dell’inquinamento luminoso (per il quale la Regione dovrebbe recuperare la misura dell’Asse 1 - linea di intervento B – già presenti nella prima stesura del Programma Regionale per la Tutela dell’Ambiente);
all’ammodernamento del parco autoveicoli circolanti con una premialità maggiore per l’utilizzo di carburati per autotrazione alternativi (metano);
allo sviluppo della mobilità sostenibile nei grandi centri urbani (per i quali la Regione dovrebbe sbloccare le iniziative previste dall’Asse 8 - linee di intervento A e D - del Programma Regionale per la Tutela dell’Ambiente).
Tutto ciò rappresenta un programma credibile ed esigibile rispettoso degli interessi e delle aspirazioni dell’intera comunità.
Guardando al futuro, non potendoci limitare ad uno sforzo innovativo solo in direzione del risparmio energetico, occorre dotarsi di una nuova strategia il cui risultato delle politiche di successo si commisuri all’impegno della ricerca come investimento:
nelle celle a combustibile,
nella produzione e distribuzione di idrogeno,
nelle nano-tecnologie,
nel solare,
nelle biomasse,
nella gassificazione del carbone,
nel "sequestro" di anidride carbonica.
Investimenti che nelle varie forme dovranno utilizzare tutti i canali di finanziamento a partire da quelli europei, nazionali, regionali e privati
Ulteriore raccomandazione questa Amministrazione indica nella necessità di collegare la pianificazione energetica alla pianificazione regionale in materia di rifiuti.
Nell’ambito della utilizzazione delle biomasse non può sottacersi la necessità di traguardare ad accordi associativi di filiera, ispirati alla massimizzazione dei recuperi per ridurre gli smaltimenti illegittimi e costruire le ragioni delle convenienze degli operatori agricoli.
Altro contributo può derivare attraverso protocolli e disponibilità in rapporto alle grandi società di produzione di energia elettrica, impegnate queste già nell’acquisto di "certificati verdi" nella misura del 2,5% come previsto dall’Autorità per l’Energia, ma poco affezionati a impegnarsi nell’ambito della promozione dei "certificati bianchi", cioè la possibilità di incentivare le utenze domestiche, attraverso contributi per forniture di lampade ed elettrodomestici a basso consumo e massima efficienza energetica, come interventi compensativi territoriali.
Per concludere riteniamo importante e necessario che il nostro discutere nel territorio e per il territorio non potrà mai essere avulso dalla nostra partecipazione nel quadro della globalizzazione dove i territori competono attraverso la loro capacità di internazionalizzarsi a condizione di non prescindere dalla risorsa e disponibilità di "energia" con forniture garantite e a costi sostenibili.
Intendiamo ricordare che nel mercato globale l’energia è diventata componente importante della qualità e del mantenimento della democrazia dei Paesi, basti osservare lo shopping di prodotti energetici di nazioni emergenti come la Cina e l’India, per avere un’idea dello scenario in cui ci troviamo a convivere con tutta la sua complessità e contraddizione, non sottacendo che gli stessi hanno al momento un consumo energetico inferiore del 40% rispetto ai paesi cosiddetti industrializzati, malgrado in essi vi sia una bassa diffusione di beni come automobili, elettrodomestici e persino dell’acqua sanitaria per uso domestico.
Noi pensiamo che quando si discute di scelte e sicurezza in materia di energia ed ambiente andrebbe valorizzata la chimica ambientale pubblica come disciplina perché questa, a nostro parere, è fortemente connotata da orientamenti, da regolamenti, da leggi, direttive e protocolli.
Quindi è giusto che la comunità approfondiscano e condividano le scelte regionali contestualizzando anche le garanzie gestionali offerte, in particolar modo nel campo dei controlli; a tal proposito non può che condividersi il parallelo già programmato incremento organizzativo e professionale dell’Agenzia Regionale Per l’Ambiente (ARPA).