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Geologi Puglia: inondazioni per cementificazione selvaggia

Data: 05/09/2002 - Ora: 09:46
Categoria: Cronaca

"Solo un’ attenta pianificazione locale dei territori può governare eventi alluvionali di eccezionale intensità quali quelli che stanno interessando, negli ultimi due mesi, i territori pugliesi, con conseguenze spesso catastrofiche". E’ l’ opinione del presidente dell’ Ordine dei Geologi della Puglia, Giovanni Calcagni.
Particolare rilievo - precisa in un comunicato - hanno assunto i fatti di Apricena (Foggia) del 2 settembre, ma è tutta la rete idraulica pugliese che mostra fortissimi segni di sofferenza, dalla Capitanata (sistema Gargano-Tavoliere-Monti Dauni) al Barese, al Salento.

I torrenti del foggiano, le lame baresi, i canali salentini non trovano i loro naturali sfoghi geografici e quindi esondano e allagano città, reti viarie e zone agricole, con danni enormi.
Secondo Calcagni, lo scenario peraltro è comune a quello che è avvenuto, nel recente passato, in altre zone d’ Italia e dell’ Europa, basti ricordare Praga e Dresda, o le ormai periodiche alluvioni del Piemonte. E’ ovvio - prosegue la nota - che a scatenare tali eventi sono precipitazioni di intensità estrema. Sembra però sempre più che il clima, nelle nostre regioni, si stia evolvendo in senso tropicale, con lunghissimi periodi siccitosi, alternati a brevi intensissimi periodi piovosi. Solo un mese fa si parlava di siccità record, mentre oggi si contano i danni delle eccessive piogge e conseguenti alluvioni. Eventi dunque estremi e contraddittori.
«In tale fattispecie climatica - rileva il presidente regionale dell’ Ordine dei Geologi - il territorio costruito pugliese mostra tutti i suoi limiti» e precisa che «l’ aggressione delle naturali aree di pertinenza delle reti idriche superficiali da parte delle opere umane, sia di tipo puntuale che a rete, nonostante i tanti allarmi, è proseguita indisturbata dal dopoguerra ad oggi». Calcagni elenca quindi le «manchevolezze»: «si è costruito fin dentro gli alvei ed in aree depresse ed impaludabili, si sono ingabbiati e cementificati i canali e i torrenti, non si è sviluppato un sano regime di manutenzione dei canali e dei fossi, si è impermeabilizzato e disboscato il territorio in maniera impropria, si sono sbarrate le linee di deflusso naturale e si sono resi inefficienti molti inghiottitoi del nostro territorio carsico».
Il presidente dei Geologi pugliesi denuncia, inoltre, che «nel passato si è pensato che il controllo dell’ efficienza delle componenti fisiche del sistema naturale (suolo e acque) fosse raggiungibile con i grandi piani regionali di tutela o con i regimi legislativi nazionali di tutela ambientale (Legge Galasso e seguenti). Oggi le varie emergenze rendono sempre più evidente che, attraverso mille meccanismi locali, tali regimi di tutela sono continuamente elusi e/o addomesticati alle ’necessita» amministrativo-gestionali delle singole municipalità e delle varie categorie produttive». Di qui la necessità di «una ’verà presa di coscienza da parte di tutti e di un’ attenta ’pianificazione localè dei territori; a ciò deve essere affiancato un livello di controllo da parte degli uffici tecnici centrali che deve essere qualificato ed effettivo e non solo formale».
Secondo Calcagni, «in Puglia sono praticamente assenti, nelle strutture pubbliche, i settori tecnici nel campo della geologia e dell’ idrogeologia; manca ancora il servizio geologico regionale (solo recentemente è stata presentata alla Regione Puglia una apposita proposta di legge), che rappresenterebbe la struttura più idonea per tutto ciò che riguarda una corretta pianificazione ed una congrua verifica geologica della compatibilità delle pianificazioni urbanistiche locali con le caratteristiche geomorfologiche dei territori». «Speriamo - conclude il comunicato - che almeno i presenti avvenimenti rappresentino uno stimolo all’ ente regione per dotarsi al più presto di tale fondamentale servizio tecnico».

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