A denunciarlo è Enzo Ghigo, presidente di Forza Italia della Regione Piemonte
La rivolta "bipartisan" dei Governatori: "Con l'attuale manovra di bilancio verranno a pesare 302 euro a cittadino italiano". A denunciarlo è Enzo Ghigo, presidente di Forza Italia della Regione Piemonte. La fiducia votata ieri al Senato ha tagliato d’un colpo le risorse delle regioni, penalizzando i servizi pubblici essenziali: sanità, assistenza, edilizia residenziale. Cadute le barriere fra centrodestra e centrosinistra, ieri i presidenti di Regione hanno condannato nel merito il «decretone» collegato alla Finanziaria e, nel metodo, l’assenza totale di consultazione da parte del governo. Ottenendo, solo dopo la fiducia, un incontro con il ministro Tremonti mercoledì 5 novembre: il 6 la Finanziaria si vota in Senato.
Nessuna richiesta fatta delle Regione è stata accolta: alla Sanità mancano risorse per 15 miliardi di euro (150 euro per cittadino nel 2003), non fondi «aggiuntive» ma accordati col governo l’8 agosto scorso; la mancata erogazione di 15 miliardi di euro dallo Stato pesano sul bilancio delle Regioni ben 2,7 miliardi di interessi bancari (dovendo anticipare i soldi); un taglio del 30 per cento alle politiche sociali (da 1,717 miliardi del 2002 a 1,215 del 2003); non una lira dei 975 milioni di euro chiesti dalle Regioni per erogare servizi sanitari agli immigrati regolari, come prevede la Bossi-Fini («costa troppo» hanno detto in commissione); zero euro per l’edilizia residenziale pubblica (cancellato il miliardo previsto); infine niente risorse per il trasferimento di competenze previste dalla legge Bassanini, ora coperto solo al 59% delle spese. E per le Province il taglio è di 539 milioni di euro.
Questo l’elenco di tagli, duramente contestato dai presidenti di Regione fin dalla mattina a Roma, nella manifestazione «Una finanziaria per i cittadini». Uno slogan riassume il senso: «Non chiediamo un euro in più, ma il governo rispetti i patti». Nelle stesse ora passava la fiducia sul «decretone». Solo dopo il ministro per gli affari regionali, La Loggia, prometteva di aprire un dialogo con loro. Ma, non avendo «trovato risposta al Senato» alle loro richieste, una delegazione di cinque «governatori» ha marciato verso Montecitorio in serata, capeggiata da Ghigo presidente della Conferenza delle Regioni; insieme a lui il vicepresidente Vasco Errani (Emilia Romagna, Ds), Roberto Formigoni (Lombardia, FI), Francesco Storace (Lazio, An) e Vito D’Ambrosio (Marche). A nome di tutti gli altri e dei presidenti di Provincia hanno elencato a Pierferdinando Casini il «cahier des doléances», confidando che «le risposte alle nostre richieste vengano dalla Camera», spiega Ghigo. E il presidente della Camera ha assicurato loro che «il Governo può legittimamente porre la questione di fiducia, ma da parte mia mi adopererò per favorire il confronto parlamentare più ampio possibile».
Vasco Errani, Ds, condanna la «sordità del governo», e chiede di «cambiare le priorità» di una «Finanziaria insostenibile perché taglia le gambe al sistema dei servizi che le regioni forniscono ai cittadini». Non solo alla Sanità, aggiunge Claudio Martini, «governatore» della Toscana (Ds), ma «anche alla difesa del suolo e allo sviluppo economico del territorio». Che la protesta sia unanime e trasversale lo dimostra la decisione di Storace di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il condono: «Non c’è reciprocità, non è un delitto dire che questa Finanziaria è insostenibile». Un’azione, il ricorso, che aveva già messo in atto Antonio Bassolino, Ds, presidente della Regione Campania.