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Esuberi alla Dow Chemical di Brindisi: "Il sindacato dov'è?"

Data: 12/02/2002 - Ora: 09:50
Categoria: Politica

«La decisione della Dow Chemical (multinazionale americana leader nella produzione di poliuretani) di fermare gli impianti di Brindisi conferma le nostre perplessità che ci sia una volontà di tarpare le ali allo sviluppo del settore chimico in Italia. Svendere il maggior numero di impianti a società straniere pur di togliersi questa grossa palla al piede divenuta nel corso del tempo sconveniente sia dal punto di vista economico che ambientale, potenziando nello stesso tempo la sua presenza nel comparto energetico, è quanto ha fatto l'Eni negli ultimi anni». La protesta viene da un gruppo di lavoratori della Dow Chemical di Brindisi: a firmare il documento sono Angelo Annè, Rodolfo de Nicola, Vito Topputo, Rolando D'errico, Modesto Saponaro, Francesco Donativo, Teodoro Tramonte, Emiliano Giannoccaro e Stefano Ciaccia, che si fanno portavoce del malessere di tutti i 200 lavoratori dell'industria brindisina che stanno rischiando il posto di lavoro (oltre agli occupati dell'indotto) grazie ai nuovi piani industriali. Accuse anche per i sindacati: «Quali le ragioni della loro incapacità a rappresentare e tutelare i diritti dei lavoratori intorno al tavolo delle trattative?» «Solo a maggio continuano i lavoratori la Dow Chemical acquisiva dall'Eni gli impianti di Brindisi, Porto Marghera e Priolo. Dopo sette mesi di attività la Dow ci comunica la decisione di non riavviare le attività di produzione a Brindisi per le difficili condizioni economiche globali e la scarsa competitività del nostro sito (e pensare che a marzo 2001 avevamo raggiunto il record di produzione!). Ci sembra chiaro che la Dow abbia solo voluto accaparrarsi un'altra bella fetta di mercato anche per smaltire la produzione degli altri suoi impianti sparsi per il mondo. In questo processo di privatizzazioni selvagge quali garanzie hanno i lavoratori? In che modo lo Stato intende affrontare la mancanza di piani di sviluppo industriale?».

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