Dopo il caso sospetto nella vicina Castellaneta, la paura della mucca pazza arriva nel Salento e fa lievitare i prezzi delle carni non bovine.
Intanto in Regione si discute il da farsi Si saprà forse oggi l’esito delle analisi sul capo bovino morto probabilmente per encefalopatia spongiforme, la cosidetta mucca pazza, lo scorso 20 febbraio nell’azienda "Fornarello" di Castellaneta.
Quello verificatosi la scorsa settimana nell’allevamento tarantino è dei 5 casi verificatisi in Italia il primo registrato nel Sud.
Ma anche se le analisi in corso a Torino dovessero escludere il morbo della mucca pazza tra i consumatori salentini è già psicosi.
Il consumo delle carne si è ridotto drasticamente, dell’80 %.
Sucessivamente il mercato si è leggermente ripreso rivolgendosi alle carni alternative , suino e pollame in particolare attestando gli acquisti di carne a meno 50 %.
Eppure i capi nostrani dovrebbero essere sani. Il responsabile del controllo sui mangimi dell’ufficio veterinario della Asl di Lecce , Daniele Tondo, che si occupa del caso dal 99, esclude negli allevamentio del Salento, l’utilizzo delle farine animali. Tutti i controlli, ribadisce il tecnico, hanno dato esito negativo..
In regione l’assessore alla sanità Salvatore Mazzaracchio e l’assessore all’agricoltura Nicola Marmo, hanno convocato per domani un incontro con allevatori e i veterinari delle Asl per decidere se per la serenità dei cittadini e consumatori pugliesi sia necessario abbattere i bovini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni liberandosi così dei capi a rischio e di distruggere le cani di animali di età superiore ai 30 mesi , caso, quest’ultimo, per cui sono previsti indennizzi.
Intanto i consumatori per la paura della mucca pazza si trovano ad acquistare pollame e carni suine a prezzi folli.