Nei quattro invasi che la "danno a bere" ai pugliesi, c'è acqua per 58 milioni di metri cubi. Alle orecchie dei "profani", sembra una cifra enorme. Invece, non è così. Per intenderci: in questo stesso mese, però dell'anno scorso - un'altra stagione maledetta - i metri cubi erano 262 milioni, ma il fantasma dell'emergenza idrica già metteva, di fatto, paura agli agricoltori, soprattutto. All'epoca come di questi tempi, non bisogna essere "addetti ai lavori" per capire che la situazione è a dir poco drammatica. Oggi più di ieri, e domani potrebbe andare anche peggio.
Al momento, solo rispetto al catastrofico febbraio 2001, mancano all'appello 200 milioni di metri cubi (204.109.000, per la precisione). Là dove il "poker di dighe" - Fortore, Pertusillo, Sinni, Locone - potrebbe contenere acqua fino a 953 milioni di metri cubi. Il paradosso è che la regione "servita" dall'acquedotto più grande d'Europa, fra tre mesi rimarrà a secco.
Date un'occhiata all'ultimo "monitoraggio" della Coldiretti, ed è come leggere un bollettino di guerra: «Il 2002 comincia con una "spallata" alle coltivazioni di finocchi, cavolfiori, broccoletti di rapa e lattuga. Il crollo dei quantitativi prodotti si registra in tutte le province: da un minimo del 20 per cento a picchi, preoccupanti, del 60 per cento. Nel Foggiano, scatta l'allarme frumento; mentre a Brindisi, la carcioficoltura è letteralmente in ginocchio con un calo dell'80 per cento». La colpa di questa vera e propria strage? La mancanza d'acqua insieme con le gelate.
Il rischio, quest'estate, è che l'agricoltura rimarrà schiacciata con le spalle al muro in modo definitivo. Tuttavia, non saranno unicamente i contadini a piangere lacrime amare: per la pioggia che non c'è potrà essere difficile, se non impossibile, lavare i piatti e figuriamoci il resto; così come si bloccherà l'acciaieria di Taranto, perché i prodotti degli altiforni vengono raffreddati con l'acqua potabile; quanto alla stagione turistica, in alberghi e villaggi del tacco d'Italia fanno gli scongiuri per evitare di immaginare una disfatta tanto inevitabile quanto annunciata.
In Basilicata, da dove arriva la maggior parte della preziosa "materia prima" necessaria a dissetare la Puglia, una "unità di crisi" messa su dal presidente Filippo Bubbico fa i salti mortali per salvare il salvabile; da queste parti, invece, è come se tra i "pensieri fissi" del presidente Fitto non ci sia quello di impedire l'arrivo delle autobotti, l'esplosione di nuove proteste, il "crac" del turismo. Il fatto è che il "socio di riferimento" dell'Aqp, sembra preoccupato giustamente di conoscere i conti della società per azioni, prima che sia ceduta agli imprenditori privati, ma è come se abbia dimenticato che lo stesso Aqp esiste poiché deve gestire e mantenere le reti e le infrastrutture per l'approvvigionamento, il trasporto e la distribuzione dell'acqua. Gli affari sono i quattrini degli altri, ma l'interesse di tutti reclama che nessuno offenda quello degli altri.
Un atteggiamento, questo, che all'interno della Casa delle Libertà potrebbe interrompere la "tregua armata" fra il "governatore" pugliese e il sottosegretario alle Infrastrutture. E' di queste ore la notizia secondo cui Guido Viceconte, delegato dal ministro Lunardi ad occuparsi di "risorse idriche", starebbe mettendo a punto una lettera da inviare nei prossimi giorni a Fitto. Per esorcizzare lo spettro della Grande Sete, il sottosegretario suggerirebbe d'installare macchine idrovore, pronte a "succhiare" e quindi recuperare, l'acqua che ora finisce a mare, senza profitto; e di costruire non meno di quindici dissalatori lungo le zone costiere.
Non più tardi di un paio di giorni fa, a Foggia, Viceconte aveva citato Berlusconi: «Un Paese o una regione non si possono definire civili se non riescono ad assicurare l'acqua nella quantità e nella qualità indispensabili». Ogni riferimento alla "politica delle braccia conserte" qui in Puglia, non sembrava casuale. Aveva rilanciato, pure: «In tempi rapidi, ci sarà l'apertura di cantieri per la realizzazione di una serie d'opere sufficienti a risolvere in maniera definitiva il problema. C'è la possibilità di assicurare oltre 350 milioni di metri cubi d'acqua alla Puglia, per un costo previsto intorno ai 2mila 200 miliardi di lire».
Senza dimenticare che i progetti, tutti i progetti, sono promesse che la fantasia fa al cuore. Di solito, il cuore non rifiuta mai questi pericolosi regali. Fitto, sì. E, probabilmente, è per questo che ritiene inutile parlare molto per rifiutare. Anzi, su quest'argomento delicato e "minato" da mille maneggi, forse altrettanto inutilmente continua a rimanere con la bocca chiusa.