Il vantaggio piu' riconosciuto dalle imprese nell'assunzione di lavoratori immigrati, secondo l'indagine della Fondazione Agnelli tra Confindustria e Confapi di una decina di regioni italiane, e' quello della ''disponibilita', flessibilita' e adattabilita''', lo svantaggio, invece, e' quello della lingua. In queste sottolineature concordano il Nordovest, il Nordest, il Centro Italia ed il Sud. Aree che, invece, differiscono nella considerazione di altri aspetti. Il Meridione non vede nell'extracomunitario la risposta ''rapida'' alla carenza di forza lavoro, come invece riconosce il resto d'Italia. Solo al Nordest e al Centro Italia viene considerato come un vantaggio la fedelta' dell'immigrato alla propria azienda. E solo l'imprenditore del Centro dice che l'extracomunitario gli e' riconoscente, tanto da ritenere - ed e' sempre l'unico - che si possano sviluppare rapporti con i paesi di provenienza degli immigrati. Nordest, Centro e Sud avvertono, in ogni caso, lo straniero come un concorrente del lavoratore italiano. Percezione che, invece, non si ha a Nordovest. Se la casa, la salute ed i servizi per gli extracomunitari vengono considerati un problema a Nordest e al Centro, non si presentano come tali a Nordovest e al Sud. E mentre solo l'imprenditore settentrionale ritiene necessario un periodo di prova prima di assumere definitivament e un immigrato, la diversa visione culturale viene letta come uno svantaggio solo a Nordest, dove pure si sottolinea che manca la necessaria cooperazione tra i gruppi etnici diversi. Sempre a Nordest si ammettono difficolta' di relazione (in parte anche al Centro e al Sud), problemi di disciplina (fattore non riscontrato altrove), scarsa abitudine alle regole, ferie che si prolungano a dismisura, insufficienza professionale, turnover elevato. Il Centro, dal canto suo, smentisce che gli immigrati siano manodopera a basso costo; nel contempo lamenta che le qualificazioni degli stranieri sono troppo basse e c'e', da parte loro, scarsa attitudine al lavoro. Per quanto riguarda le politiche per l'immigrazione, c'e' unanime condivisione sul fatto che non si debbano piu' fare sanatorie. (MN)

Mentre, poi, Nordovest e Nordest criticano come ''oscillanti e non sufficientemente organizzate'' le politiche per gli immigrati, solo il Nordovest ed il Sud sostengono che si tratta di una ''normativa complessa e contradditoria''; soltanto il Nordest, tuttavia, afferma che il fenomeno dell'immigrazione viene subito. Di controlli ''deboli'' testimonia l'intero Nord Italia, mentre solo il Nordest afferma che c'e' ''troppa liberta' nel concedere permessi di soggiorno''. E se il Centro Italia avverte che ''non si fanno rispettare le regole'', solo il Nordest pone come prioritario il problema della clandestinita'. Il Nord, che lamenta all'unisono uno ''scollamento con la realta'', si differenzia, invece, nel cogliere l'''assenza di riscontro tra ingressi e posti di lavoro'', la ''carenza di strumenti per verificare e programmare i flussi'' e l'inopportunita' di accordi bilaterali perche' possano limitari gli ingressi delle professioni necessarie. Situazioni, queste, chhe vengono colte solo dal Nordovest, mentre il Nordest lementa i tempi eccessivamente lunghi tra la progreammazione dei flussi e le esigenze delle imprese. Il Centro Italia, invece, denuncia l'''eccesso di regolamentazione'', nonche' l'''eccesso di tutela delle diversita' culturali e religiose''. Avverte anche che le scelte sono troppo influenzate da visioni deilogiche, in particolare dal ''solidarismo cattolico'' e dal ''populismo della sinistra''. Di ''scelte abbastanza equilibrate'' e', invece, convinto il Sud Italia.