Si tratta di un nuovo piano di ristrutturazione del sistema produttivo pugliese
Grande soddisfazione per l'approvazione del testo ieriin aula da parte della maggioranza: "Con questa legge, insieme a quella di riforma dei consorzi SISRI già approvata, abbiamo costruito l'impalcatura normativa necessaria per lavorare alla ristrutturazione del sistema produttivo pugliese" dice la maggioranza. Oggi le imprese hanno a disposizione uno strumento importante per far fronte ai mutamenti repentini dell'economia, a quella globalizzazione ed internazionalizzazione che possono essere guardate anche come opportunità. "Sono fiero di aver contribuito con l'assessore Frisullo alla stesura di un testo snello e innovativo" - dichiara Dario Stefàno - , in cui è stato valorizzato l'apporto del partenariato sociale ed imprenditoriale. La legge parte lì dove il riconoscimento dei distretti produttivi nelle altre regioni italiane è fallito: l'eccessiva localizzazione territoriale che spesso non ha consentito alle imprese di far fronte ai processi di globalizzazione ed internazionalizzazione dell'economia mondiale". Aspetto rilevante del testo è che interviene in tema di distretti produttivi e non industriali, consentendo di promuovere, sostenere e favorire iniziative di sviluppo che riguardano i settori dell'agricoltura, della pesca, dell'artigianato, dell'industria, del turismo, del commercio e dei servizi alle imprese. Non più, dunque, una visione per singolo comparto produttivo ma una politica dello sviluppo per la quale i singoli anelli della catena del valore possono appartenere anche a settori produttivi diversi. L'idea che sottende la legge tiene conto delle grandi trasformazioni intervenute nel sistema organizzativo delle imprese: globalizzazione ed internazionalizzazione della produzione, crescente pressione competitiva dei grandi Paesi di nuova industrializzazione, capacità pervasiva dei processi di innovazione tecnologica e crescente importanza delle risorse immateriali e della conoscenza. L'impianto legislativo, pertanto, non si concentra sulla contiguità territoriale ma riconduce nel distretto, con una prospettiva fortemente innovativa, anche reti di impresa appartenenti ad uno o più ambiti territoriali non confinanti. Contemporaneamente, si riconoscono i Distretti Tecnologici, che vedranno protagonisti le Università e i Centri di ricerca, oltre alle imprese, come strumenti per accelerare il processo di riconversione produttiva della Puglia verso settori a più alta tecnologia e a più alto contenuto di conoscenza ed innovazione. Vi rientrano, inoltre, i distretti produttivi transregionali e trasnazionali. Aspetto, questo, di grande interesse, perché consente di innescare una dinamica evolutiva nel processo di internazionalizzazione, per la quale i sistemi distrettuali possono giungere a delocalizzare fasi della catena del valore. E, soprattutto, di tenere conto dei processi di delocalizzazione delle imprese pugliesi che hanno spostato fasi del ciclo produttivo nei paesi dell'Est ed in altri Paesi dell'area del Mediterraneo.