"Non credo che sia tollerabile che della gente che si macchia di omicidi colposi tutti i giorni possa avere l'autorità di imputare al sottoscritto l'insufficienza di una determinata terapia". Luigi Di Bella dice e ripete che quella che è stata sperimentata non è la sua cura, e porta le carte, le lettere, le prove che dovrebbero attestarlo. Oggi la guerra è scoppiata davvero. C'è un'indagine contro lo Stato della procura regionale di Perugia, della Corte dei conti, c'è quella penale di Guariniello a Torino. "Faremo esposti a tutte le procure della Repubblica per indagare se vi è una rispondenza fra i farmaci propinati dalla sperimentazione e la cura Di Bella. Alla fine vedrete anche voi dove sta la verità" spiega il professore. E l'avvocato Camponeschi, suo portavoce, annuncia che partirà una sorta di controsperimentazione fatta da loro: "Dei 40 mila pazienti che si stanno curando con il metodo Di Bella verranno resi pubblici i dati a settembre, e saranno certificati da una commissione estera". (MN)