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Delio Rossi: ci sono tifosi che non ci vogliono bene

Data: 02/04/2002 - Ora: 08:44
Categoria: Sport

L'operazione "Pasqua serena" lanciata da Delio Rossi e dal suo Lecce prima della sfida contro il Venezia - e portata a termine sabato, con il ritorno della vittoria al Via del Mare dopo quattro mesi e mezzo di astinenza - ha regalato 48 ore di assoluto relax ai giallorossi. Sconfiggere la squadra di Viali, era stato ribadito alla vigilia, era importante non soltanto per non cancellare l'ultimissima speranza di salvezza alla quale aggrapparsi per dare un senso a questo finale di stagione, ma anche per godersi in tranquillità il ponte pasquale.

Serenità e tranquillità venate da un pizzico di amarezza per Rossi. provocata dal comportamento di qualche tifoso durante la partita di sabato. D'accordo, il Lecce contro il Venezia non ha certo offerto la prestazione più brillante della stagione. E la squadra non ha saputo ripetere il gioco a tratti spumeggiante messo in mostra contro Inter, Bologna e Roma. Ma quei fischi piovuti dagli spalti nei momenti di difficoltà, che hanno toccato l'apice quando sull'11 De Franceschi ha sfiorato il gol del vantaggio, non sono piaciuti all'allenatore.
E Rossi dopo la partita, al momento degli auguri, ha voluto escludere dal proprio messaggio «quei tifosi che al Lecce non vogliono bene». Perché, dice, «io credo che i veri supporter di una squadra si vedano nel momento del bisogno. È facile definirsi tifosi quando le cose vanno bene. Ai miei tre figli sono legato nella stessa misura, ma quando uno di loro si ammala è a lui che sono più vicino perché so che ne ha maggiore bisogno degli altri. Vorrei che proprio questo fosse l'atteggiamento dei nostri tifosi: comprendere che il loro ruolo è importantissimo soprattutto nei momenti di difficoltà. Dovrebbero capire che non è facile per la squadra giocarsi ogni domenica la partita che vale una stagione. Questi giocatori stanno dando tutto e almeno durante la partita hanno bisogno di essere incitati. Se alla fine si perde o la prova è giudicata insoddisfacente, poi, allora i fischi possono essere accettati». Rossi auspica insomma una partecipazione più convinta della tifoseria a questa missione quasi impossibile di evitare il ritorno in B.
Sei punti di ritardo a cinque giornate dalla fine della stagione sono un divario difficilissimo da colmare. La storia degli ultimi sette anni della serie A, gli unici con la vittoria premiata con i tre punti, insegna che doppiare la 29esima giornata di campionato negli ultimi quattro posti della graduatoria è sinonimo di retrocessione. In sette anni le eccezioni sono state soltanto due (una delle quali statisticamente poco rilevante, dal momento che nella stagione '94'95 trovarsi al quartultimo posto a cinque giornate dal termine non impedì alla Cremonese di festeggiare la salvezza: ma in quell'occasione i lombardi avevano solo un punto di ritardo dalla zona più tranquilla). L'unico esempio timidamente confortante in chiave giallorossa è invece l'impresa che appena l'anno scorso seppie compiere il Verona. I veneti riuscirono a conquistarsi il diritto a un'altra stagione in serie A nonostante a cinque giornate dalla fine avessero quattro punti di vantaggio dalle quintultime.
La salvezza del Lecce sarebbe quindi un'impresa senza precedenti nella storia recente della serie A. Ma Rossi e i suoi ragazzi ci credono e vorrebbero che ci credessero anche i loro sostenitori. Per continuare a inseguire questa miracolosa rimonta, la magra classifica impone ai giallorossi una marcia da record a iniziare dal posticipo di domenica sera all'Olimpico. Una trasferta che il Lecce, senza i Primavera impegnati domani a Calimera contro il Torino nella finale di ritorno della Coppa Italia, iniziano a preparare da questo pomeriggio. Contro la Lazio l'allenatore potrà tornare a contare si Tonetto (che ha scontato la squalifica) e spera che l'infermeria gli restituisca qualcuno tra Giorgetti, Cimirotic e Balleri.

Autore: Luca Pede

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