Punna moi! Traduzione dal salentino: cominciamo. In realtà saranno almeno un paio d'ore che una marea di teste, look tra il rasato duro e il morbido dreadlock, la tipica capigliatura rasta, ondeggia sulla pista trascinata dai brani reggae di Antony B e Buju Banton selezionati dai dj. Ma sono appena le due di notte. E solo quando i Sud Sound System attaccano con "Reggae ammienzu a noi", la festa parte davvero.
Benvenuti a Lecce, provincia di Kingston. Il posto migliore per gustare i frutti esotici e contaminati prodotti dalla cultura reggae in Italia.
L'atmosfera nella discoteca Il Pulpito è quella di un tipico dance hall, le feste che si svolgono nei ghetti di Kingston o a Notting Hill. Sul palco è schierato il sound system (l'assemblaggio di piatti, amplificatori ed enormi speaker da 10 mila watt ), ci sono i selecter che mettono i dischi e i conduttori che si alternano ai microfoni per animare la serata. E in platea la bolgia danzante, gli avventori che rispondono alle rime e alle provocazioni in dialetto, le gambe sprofondate nel ritmo e la testa persa nelle volute di fumo che salgono verso il cielo.
Tutto questo accade a Lecce. Ma non solo. Dal Veneto alle Puglie da tempo si parla una sola lingua franca. Anche se con accenti e stili differenti. Tanti quanti sono i dialetti e le anime che popolano questa nostra insospettabile provincia giamaicana.
A Venezia sono attivi da tempo i Pitura Freska, a Pinerolo gli Africa United, storici portavoce del roots reggae piemontese. Le pulsioni anglo-caraibiche distinguono anche la più recente produzione dei napoletani Almamegretta e 99 Posse. Mentre a Roma, in occasione della sesta edizione del Ras (reali-autentici-sound), organizzata al Forte Prenestino, 20 fra i migliori sound system giunti da tutta la penisola si sono sfidati davanti a circa 6 mila supporter scatenati. L'anno scorso erano la metà. Segno evidente che la febbre e il numero dei "reggae addict" continua a salire. E che il mito di Bob Marley, con il suo messaggio d'amore spirituale continua a vivere a quasi vent'anni dalla scomparsa (l'11 maggio 1981) del profeta della musica rasta. (ES/MN)

Canne al vento Da quando, ormai circa dieci anni fa, Treble, Don Rico, Papa Gianni e gli altri "oratori" del Sud Sound System iniziarono a mescolare il dialetto con i ritmi reggae, la scena in Salento è cresciuta. Come dimostra la nuova compilation "Salento show 2000" incisa per la Royality, l'etichetta milanese fondata dai Casino Royale. Protagonisti: 15 giovani, forgiati alla scuola dei Sud Sound System, fra i quali si annidano i nuovi talenti di domani. «È un fatto: il patois giamaicano si poggia sulle scansioni del raggamuffin con lo stesso realismo espressivo del salentino», dice Valentina, giovane e brillante organizzatrice del gruppo.
Da qui il corto circuito che ha fatto nascere il mito della "Giamaica salentina", uno slogan che alcuni assessori al turismo sbandierano assieme ai fasti del barocco leccese, all'abbagliante bellezza dei paesaggi e al blu cobalto del mare. Certo il cuore del popolo del reggae batte a sinistra, simpatizza con il sub-comandante Marcos, sfila nei cortei con gli immigrati, si fa una marea di "canne". E questo al sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone (Forza Italia) non piace. Ma è un fatto. Frotte di ragazzi ogni estate sciamano da tutta Europa nel Salento per scatenarsi nei dance hall sulle spiagge e fra gli uliveti. E il turismo, anche se reggae e un po' sfigato, da queste parti non dispiace a nessuno.