E' la prima volta di un leader post- comunista italiano in visita al Papa. Massimo D'Alema si è presentato oggi alle 11 davanti al Pontefice per una visita ufficiale. Sotto questo secondo aspetto c'è un precedente rappresentato dalla visita di Walter Veltroni, allora direttore dell' ''Unità'', il 16 novembre 1994: ma Veltroni fu ricevuto a margine di una udienza generale, e in quanto portava al Papa i volumi dell'edizione del Nuovo testamento che il suo giornale stava pubblicando. Ma l'incontro di oggi non è un semplice suggello alla fine del comunismo e la caduta di muri tra laici e Chiesa, tuttaltro, oggi il Presidente del Consiglio dovrà dare rassicurazioni sulla legge che finanzierà le chiese cattoliche e questo è il vero muro che cade rispetto al passato tra il mondo dei valori cristiani e quello dei valori laici dove lo Stato rappresentava l'univo detentore e divulgatore di istruzione, giustizia e difesa. (MN)

A caricare di significati la visita di d'Alema è in particolare il fatto che non solo proviene dall'ex partito comunista più forte del mondo occidentale, ma anche che l' Italia è il paese che ha per motivi geografici e storici peculiari legami col Vaticano e nel quale la Chiesa ha espresso un diretto impegno per evitare rischi di un passaggio al mondo comunista. Di comunisti, post-comunisti ed ex-comunisti non italiani, invece, in Vaticano ne sono stati ricevuti tanti, da Gorbaciov a Ieltsin, da Castro ad una dozzina di leader di Paesi un tempo al di là della cortina. In quanto presidente del Consiglio italiano, D'Alema non poteva trovare, e non ha trovato, alcun ostacolo ad incontrare il Papa.