E’ da cinque anni che la Provincia di Lecce persegue sistematicamente e coerentemente il proposito di istituire a Lecce una sede della Soprintendenza ai Beni Monumentali ed Archeologici.
Il 2 febbraio 1996, infatti, il Consiglio Provinciale approvò un ordine del giorno con cui si chiedeva al Ministero dei beni culturali di tenere in conto le esigenze di Lecce e del suo territorio in relazione al riordino delle Soprintendenze.
Il documento era ispirato da due considerazioni: la prima relativa alla presenza nel territorio provinciale di un ingente patrimonio storico.-artistico la cui fruizione e valorizzazione avrebbe permesso un rilancio dell’immagine e della identità della cultura salentina e della sua economia; la seconda connessa alle difficoltà che l’organizzazione della Soprintendenza in Puglia, in quel momento, era costretta ad affrontare dovendo operare in tre grandi aree dalla complessa struttura territoriale: la dauna, la barese e la salentina, aventi ciascuna caratteristiche fortemente singolari nelle forme linguistiche, nell’uso di materiali e nella applicazione delle tecniche costruttive tali da richiedere una costante presenza di attività di studio, ricerca e di interventi di tutela e conservazione del tutto peculiari.
Poiché, nello stesso periodo, venne predisposto un provvedimento legislativo dal ministro Melandri che prevedeva, tra l’altro, la ridefinizione del quadro delle Soprintendenze su base regionale, la nomina di un soprintendente regionale generale e l’istituzione di Soprintendenze di settore nelle aree specifiche, la Provincia di Lecce - nel rispetto delle scelte operate dallo stesso Ministero - avanzò la richiesta relativa alla istituzione a Lecce di una "soprintendenza gemmata" da quella regionale, ritenendo che questo avrebbe permesso di svolgere un’azione propulsiva per la valorizzazione dell’ingente patrimonio arcitettonico, artistico, storico, archivistico e bibliografico della provincia di Lecce.
Sulla scorta di quanto esposto, la Provincia di Lecce - anche considerando la validità della normativa Melandri - non può che dichiararsi d’accordo sulla istituzione di una sede della Soprintendenza a Lecce.
I vantaggi sarebbero tanti e di diverso tipo. Intanto si renderebbe meno difficoltoso il rapporto tra centro e periferia in una regione di grandi dimensioni, ma soprattutto completerebbe un "sistema" di gestione dei beni culturali attraverso il collegamento con l’Università degli Studi di Lecce in cui è operante il Corso di laurea in beni culturali, e con gli istituti di ricerca creati dal CNR (ISCOM e Progetti Strategici nel settore beni Culturali) con cui la soprintendenza opererebbe sinergicamente su un territorio costituito da 100 comuni con importanti centri storici e monumentali stratificati dal medioevo al barocco e fortemente omogenei per aree e peculiari caratteristiche di materiali, tecniche costruttive, storico-artistiche", quindi con altissima densità di beni culturali.
Evidentemente, però, una Soprintendenza mista che possa dare risposte articolate su tutto il territorio, dai beni archeologici a quelli ambientali, architettonici, artistici e storici (e non una semplice Soprintendenza di settore) per affrontare con competenza soprattutto i problemi dei vincoli e della catalogazione e disciplinare a più ampio raggio il restauro.