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Consorzi di bonifica, è guerra con la Regione Puglia

Data: 05/03/2003 - Ora: 09:36
Categoria: Economia

"E’ un obbrobrio giuridico e noi lo faremo cambiare". L’avvocatessa Anna Chiumeo dell’Unione delle Bonifiche (Associazione che cura i rapporti tra i sei Consorzi di Bonifica presenti sul territorio pugliese) non ha peli sulla lingua: quell’emendamento approvato in Regione e che sospende il tributo per le cartelle esattoriali per gli anni 2000-2001-2002, sblocca i conseguenti pignoramenti dei mezzi agricoli e impone un taglio dei costi del 30%, non avrà vita lunga. Al suo fianco anche i sindacati (Flai Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil) che vedono traballare le 790 assunzioni a tempo indeterminato (per non parlare di quelle dei 340 stagionali) dei Consorzi di bonifica "Montana del Gargano", "Stornara e Tara", "della Capitanata", "Terre d’Apulia", "Arneo", "Ugento e Li Foggi". Sindacati e Unione, proprio oggi hanno deciso di chiedere un incontro urgente a tutti i presidenti dei gruppi consiliari presenti alla Regione per discutere dell’argomento e illustrare proposte alternative.

Ma andiamo con ordine. Tutto sembrerebbe incominciare quando, alle 0,20 del 26 febbraio scorso, si chiudono i lavori notturni della Regione Puglia con l’approvazione del bilancio di previsione. Tra gli altri provvedimenti, c’è proprio quello relativo ai Consorzi. In vista del «disegno di legge che sarà portato all’esame della Giunta regionale» - spiega l’Assessore all’agricoltura Nino Marmo, i tributi sono sospesi. Come non bastasse, con un emendamento unanime si prevede anche che gli stessi Consorzi dovranno tagliare del 30% le spese e modificare i criteri di addebito dei tributi. Oltre ad una, evidente, convergenza politica, a spingere la Regione ad approvare questi provvedimenti c’è proprio la questione dell’addebito dei tributi. Per anni si sono registrate le proteste di chi era chiamato a pagare un contributo ai consorzi di bonifica, pur – questa la loro tesi - non ricevendo alcun beneficio dalla loro attività. «Vabbene – dice Anna Chiumeo - ma allora il sistema non è di obbligarci a tagliarci i costi del 30% e di non bloccare i tributi (idea, che tra l’altro avvantaggia i morosi e non certo chi ha pagato). Così si taglieranno i costi del lavoro e poi toccherà, irrimediabilmente, ai servizi. Perché nel momento in cui il bilancio (approvato dalla Regione, oltre che dai Consorzi) prevede un taglio delle spese fisse corrente (e solo quelle perché noi non abbiamo spese facoltative), i servizi vanno a essere tagliati. Faccio un’ipotesi: nella zona di Foggia operano 5 idrovore. Un eventuale taglio vorrebbe dire che almeno una si deve fermare e questo vuol dire far allagare la zona. Quindi ci saranno ulteriori danni al settore agricolo». L’affermazione è evidentemente provocatoria. «No, certo che non allaghiamo la campagna – spiega l’avvocatessa - noi non lo possiamo fare perché sarebbe interruzione di pubblico servizio e non lo faremo. Però non possiamo nemmeno ridurre il bilancio perché non abbiamo spese facoltative, non facciamo e non abbiamo trasferte. Non so che bilancio ha letto l’assessore (Marmo). Vedrete che alla fine la gente pagherà il triplo». «Tutto è nato - continua Chiumeo - perché in alcune zone contestano il pagamento del contributo perché secondo loro non hanno benefici. Ora, diamo pure per scontato che hanno ragione, a questo punto ciò che si deve fare è solo revisionare il piano di classifica. Si tratta di quel piano che individua i benefici, l’entità di essi, gli immobili che godono del beneficio e per conseguenza il relativo contributo. La Regione avrebbe dovuto dare tempi e indirizzi per rifare il piano di classifica». In effetti, la cosa curiosa è che è vero che questo «piano» cambia da consorzio a consorzio, e che alcuni non sarebbero stati aggiornati se non 4 o 5 anni fa, ma è anche vero che è stata la Regione ad approvarli. «Ciò che la gente oggi non riesce a cogliere – dice l’avvocatessa Chiumeo - è il beneficio indiretto. E’ un problema a carattere nazionale, noi possiamo trovare solo degli espedienti. Per esempio, la manutenzione di un’opera di bonifica secondo la legge deve essere messa a contributo in base al beneficio. Si tratta di un beneficio generico e il cittadino potrebbe non comprenderlo. Ci sono però zone come Riva dei Tessali che intanto vivono così perché ci sono i Consorzi di bonifica». Per cautelarsi contro un provvedimento considerato illegittimo, l’Unione si «tenterà tutte le strade giuridiche e si è rivolta all’avvocato Caputi Iambrenghi per fare un esposto al Consiglio dei ministri affinché si sollevi il problema e si arrivi alla Corte Costituzionale». «La richiesta dei lavoratori è unitaria – aggiunge il segretario regionale della Flai-Cgil, Liano Nicolella – chiediamo il ritiro e modifica dei commi 1 e 2 della articolo 16 della legge di bilancio regionale approvata il 25 il febbraio scorso. Non abbiamo deciso di fare un documento congiunto ma di chiedere un incontro nel quale illustreremo anche la nostra proposta unitaria circa la riforma di bonifica». «Stigmatizziamo il comportamento di assessore e giunta, nonché quelli dell’opposizione tutta, - conclude Nicolella - poiché hanno presentato degli emendamenti in un clima di imperante demagogia, impregnato da logiche da macellai da carne umana». «Checché ne dica l’assessore Marmo, i lavoratori non hanno "stipendi d’oro". Sono tutti inquadrati dal contratto delle modifiche montane: da un minimo di 950 euro al lordo lo stipendio minimo, fino, in sesta fascia, ai 1.400 euro, sempre al lordo. Gli straordinari, poi arrivano, al massimo a 40-50 ore annuali».

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