Fitto risponde alle critiche piovute sulla nuova legge secondo la quale si cercerebbe, attraverso un contributo monetario, di convincere donne pugliesi a non abortire. "Parlare di monetizzazione dell’aborto come hanno fatto alcune esponenti dei Ds e della CGIL (e non tutte le donne pugliesi, quindi) significa solo non aver voluto o saputo leggere il testo della legge. Se offrire uova, beninteso sode, può essere spiritoso, molto meno lo è travisare volutamente il senso della norma. L’articolo 6 è chiarissimo e parla di "specifici contributi per favorire la prosecuzione della gravidanza laddove la scelta di interromperla anticipatamente è dettata solo da condizioni di disagio economico". Si tratta, in ogni caso, di un’iniziativa volta a "prevenire e rimuovere le difficoltà che possono indurre la donna all’interruzione della gravidanza". Vorrei sottolineare poi che il testo della legge non vede il contributo economico come solo e unico intervento. Infatti si specifica letteralmente "anche attraverso erogazioni..." che si iscrivono in un quadro legislativo, anche nazionale, ben più ampio. Ritenere che il contributo previsto dalla legge sia il prezzo di una vita è inaccettabile e gravemente offensivo per l’istituzione e, ancor più, per la sensibilità delle donne. Questa volta davvero di tutte le donne pugliesi".