"Le necessità di cassa del Governo sono note, ma non possono rimetterci sempre le imprese a cui manca ancora una volta un quadro di certezze per operare"
Lo sviluppo del Mezzogiorno e della Puglia in particolare sta subendo, in quest'ultimo periodo, gravi disattenzioni da parte delle istituzioni pubbliche. Questo il giudizio del Presidente di Confindustria Puglia, Nicola De Bartolomeo. La Finanziaria nazionale 2008 sottrae risorse alle imprese del Sud, anche quelle a suo tempo destinate. Circa 630 milioni di euro programmati per il credito d'imposta sono stati cancellati, come risulta dal maxiemendamento recentemente presentato. Le necessità di cassa del Governo sono note, ma non possono rimetterci sempre le imprese a cui manca ancora una volta un quadro di certezze per operare. Visto che i 350 milioni di euro nel 2008 non ci sono più, si tagliano di 280 milioni i 763 previsti per il 2009; mentre i 350 milioni previsti per il 2007 vanno in riserva in attesa che la U.E. decida sulle modalità attuative. Questo è il contesto generale, evocato in modo improprio anche dalla Regione Puglia per giustificare le proprie decisioni, quando si è affermato che le imprese hanno già ottenuto molto dal Governo centrale. Va ricordato, ove occorra, che il credito d'imposta dopo il progressivo accantonamento della 488, rimane l'unico strumento di incentivazione nazionale per il Mezzogiorno. Il bilancio di previsione della Regione Puglia che ci viene presentato, sia pure incompleto nella sua manovrabilità, contribuisce ancor di più a rendere preoccupante il quadro di riferimento pubblico per le imprese. L'inasprimento fiscale in esso contenuto ed il contenimento della spesa che lo caratterizza per un ammontare complessivo di 180 milioni aggiuntivi sembra veramente ai limiti della sostenibilità. Se si considera, poi, la sua articolazione che vede il probabile inserimento di un punto percentuale di Irap e l'aumento di imposizione nel consumo di carburante come i principali strumenti di recupero, anziché un più presente e serio contenimento della spesa corrente, l'intera manovra suscita non poche perplessità. Confermiamo il ruolo propositivo sempre offerto da Confindustria al fine della ricerca delle migliori soluzioni al "problema" della spesa sanitaria, pur tenendo conto degli aspetti sociali senza con ciò far ricadere tali inefficienze alle spalle delle sole imprese. Osservazioni La manovra di prelievo fiscale aggiuntivo decisa dalla Giunta regionale per colmare il deficit della sanità che causerà un aggravio di Irpef per i redditi oltre i 28mila euro, della benzina e soprattutto dell'IRAP merita una riflessione approfondita e rende ormai necessarie e improcrastinabili misure strutturali di miglioramento della gestione dell'intero sistema di spesa che dipende dalla Regione Puglia. Una prima considerazione: in un quadro congiunturale a livello nazionale che il Centro studi della Confindustria non prevede particolarmente brillante per il prossimo anno - stimandosi un incremento del prodotto interno lordo solo dell'1%, in forte rallentamento rispetto all'anno in corso – il prelievo fiscale aggiuntivo dalla Regione Puglia potrebbe determinare nella nostra regione effetti moltiplicativi negativi stimabili, secondo il nostro Centro studi regionale, in una flessione dello 0,2 – 0,3% del prodotto interno lordo regionale. Si sottraggono infatti risorse per consumi delle famiglie, già in via di rallentamento per l'andamento dell'inflazione, e si aggravano i costi delle imprese, già impegnate peraltro in uno sforzo massiccio di riposizionamento competitivo per fronteggiare le dinamiche del mercato. Ne vengono colpite dall'aumento dell'IRAP, in particolare, le aziende con un tasso maggiore di utilizzo del personale che costituiscono tanta parte del tessuto produttivo locale. E a chi ha osservato che le aziende italiane e pugliesi hanno ricevuto molto dal Governo nazionale in termini di riduzione dal 2007 del cuneo fiscale, e per il 2008 di aliquote dell'IRES, è appena il caso di ricordare i gap strutturali che devono subire le nostre aziende, cominciando dai costi dell'energia - che in Italia sono mediamente superiori del 25% a quelli degli altri Paesi europei - e dalle inefficienze complessive del sistema infrastrutturale, se è vero, ad esempio, che uno sciopero degli autotrasportatori mette in ginocchio il Paese anche per la debolezza di lunga data del sistema di trasporto pubblico su rotaia. Torniamo alla Puglia. Si aumenterà dunque il prelievo fiscale per ripianare il deficit sanitario del 2007 che ammonterà - secondo stime dell'Assessorato al bilancio - a non meno di 200-230 milioni di euro. Allora una prima domanda si impone: chi assicura i contribuenti pugliesi che il deficit della sanità non tornerà a rigenerasi per il 2008 ? La Confindustria regionale che rappresenta la stragrande maggioranza del sistema imprenditoriale pugliese - nel quale lavorano ogni giorno fior di imprenditori e di manager che devono tenere in ordine le contabilità delle loro aziende - chiede allora con fermezza che si mettano in atto a livello di ASL e di Assessorati regionali alla Sanità e al Bilancio ogni forma di controllo di gestione assolutamente rigorosa e capace di controllare in tempo reale gli scostamenti che malauguratamente si registrassero rispetto ai budget. Ne deriva una seconda riflessione e una proposta operativa: non è più ammissibile che i sistemi contabili e gestionali delle ASL siano così lacunosi – lo ha scritto lo stesso assessore Saponaro nella sua relazione di accompagnamento al bilancio 2008 – da indurre il direttore dell'ARES ad inviare una lettera allarmata ai Commissari e ai direttori generali delle ASL in cui si punta l'indice sulle improvvise impennate di spesa nonostante gli accordi sottoscritti. E non basta a giustificare il deficit la quota troppo bassa del fondo sanitario nazionale assegnata alla Puglia. Sono lievitati infatti in Puglia: 1)i costi del personale di 71 milioni pari ad un + 5% rispetto al 2006; 2)i costi per l'assistenza ospedaliera tramite enti ecclesiastici, e case di cura cresciuti di 77 milioni; 3)i costi dei presidi chirurgici e di materiali sanitari aumentati del 21%; 4)i costi dei materiali protesici e per emodialisi con un + 12%; 5)i costi per assistenza riabilitativa con un + 6%; 6)i costi per l'acquisto di servizi non sanitari, dai servizi di mensa alle utenze telefoniche; 7)i costi di noleggio di tecnologie sanitarie. Allora noi chiediamo: che si introducano sistemi di controllo di gestione assolutamente rigorosi e che ogni tre mesi vengano rendicontati all'opinione pubblica gli andamenti della spesa sanitaria regionale e i provvedimenti che si rendessero necessari per ridurne o azzerarne gli scostamenti rispetto ai budget previsionali. Questi ultimi a loro volta vengano resi noti all'inizio dell'anno. E soprattutto i manager che non rispettano i budget dovranno rispondere con il loro mandato degli scostamenti. Nelle nostre aziende i manager che si rivelano inefficienti vengono rimossi. Lo stesso accada per quelli della sanità pubblica. Chiediamo, inoltre, che la competente Commissione del Consiglio regionale svolga una costante, penetrante, rigorosa, puntuale verifica dell'andamento della spesa sanitaria e che la stessa ARES venga riqualificata a tal fine. Altrimenti ci chiediamo a cosa serva un'ARES che non sia in grado di svolgere al meglio le sue funzioni. La si sciolga, allora se necessario e se inevitabile. Ma la Confindustria regionale non si limita a chiedere alla Giunta regionale ma anche al Consiglio regionale una pur doverosa e ormai improcrastinabile analisi accurata della sanità pugliese e dei suoi costi. No. La Confindustria chiede alla Giunta regionale una manovra di politica economica che non si riduca solo all'approvazione del bilancio per il 2008 e che potremmo definire di risarcimento e di rilancio dell'economia regionale. Noi proponiamo che l'Assessorato competente e la Giunta regionale presenti una Nota Aggiuntiva al Bilancio per il 2008 che contenga: 1) un'analisi accurata dello stato del sistema economico pugliese e delle sue linee di tendenza, con le sue criticità e i suoi punti di forza. La Confindustria Puglia pone a disposizione le analisi del suo Centro Studi regionale e i monitoraggi periodici delle sue Associazioni provinciali e dei loro punti di osservazione; 2) un calendario di tutti i provvedimenti che la Giunta regionale deve assumere nell'ambito delle sue competenze per velocizzare al massimo la spesa dei fondi comunitari per il periodo 2007-2013. Nel rilevare che un anno, il 2007 è ormai perduto, chiediamo allora alla Giunta regionale una road map che definisca e comunichi alla comunità pugliese i tempi precisi e le scadenze di emanazione dei bandi per incominciare a utilizzare tutti i finanziamenti europei. La Confindustria inoltre chiede – come è già avvenuto in Campania – che si riordini il sistema degli Enti e delle Agenzie strumentali della Regione. In Puglia abbiamo Tecnopolis, la Finpuglia, Sviluppo Italia Puglia, l'Arti e l'Ares che potrebbero essere fuse in una sola società con diverse divisioni a seconda dei vari oggetti sociali e con una drastica ristrutturazione di cariche, consigli, emolumenti e compensi. Inoltre, chiediamo che la Regione Puglia eserciti un'azione penetrante ed incisiva nei confronti di tutte le stazioni appaltanti presenti ed operanti nella nostra regione, perché vengano accelerate al massimo e definite con calendari certi le procedure di spesa di fondi di loro competenza non ancora impiegati: Ferrovie dello Stato; Anas; Società elettriche; Autorità portuali; Enti locali, Comuni e Province. La Confindustria Puglia chiede, inoltre, che la Regione Puglia svolga nei confronti del sistema bancario regionale – e in particolare di quello che gestisce in pool il servizio di tesoreria dell'Ente – un'azione volta ad evitare eventuali innalzamenti immotivati del costo del danaro. La Confindustria Puglia infine – riservandosi di presentare nelle prossime settimane un documento approfondito di analisi e di proposte per il rilancio dell'economia regionale - chiede a tutti i soggetti istituzionali, economici, scientifici e sociali della Puglia uno sforzo intenso, corale e coordinato per fronteggiare – nell'interesse della crescita del sistema economico locale e della sua occupazione - una situazione congiunturale che per il nuovo anno si presenta oltremodo incerta e problematica.