Secco ‘no’ agli OGM e a tutte le aggressioni al territorio
Un secco ‘no’ a tutte le aggressioni che disturbano il territorio rurale o che, come gli OGM (Organismi Geneticamente Modificati), lo vogliono utilizzare a fini speculativi, una richiesta forte per il rispetto del nuovo modello di agricoltura, voluto da Coldiretti, costruito attorno a prodotti strettamente legati al territorio e ai cittadini-consumatori per i quali sono indispensabili una presa di coscienza e una partecipazione a problematiche agroambientali che condizionano non solo il reddito e lo sviluppo, ma pregiudicano la vita stesa dell’individuo. E’ quanto emerso nel corso del convegno "Un nuovo ruolo per l’agricoltura" che ha riunito il mondo agricolo, rappresentato da Coldiretti Puglia, a quello della ricerca con lo IAM e l’Università di Bari, della salvaguardia ambientale con Ecoistituto ed ICEA.
"La salvaguardia del territorio rurale, funzione che l’agricoltura svolge in maniera sistematica e naturale, è un dovere – ha esordito il presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni – ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari che rispettano le esigenze e le richieste dei consumatori. Il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, ma anche occasione di vita e sviluppo delle imprese agricole pugliesi. Gli OGM potranno pure essere utilizzati per porre rimedio alla fame nel mondo, ma per il momento sono enormi le divergenze esistenti sul piano scientifico che spingono a far prevalere il principio della precauzione. In attesa di riscontri inequivocabili, comunque la Coldiretti ha la certezza che il modello produttivo verso cui spinge l'impiego di OGM è nemico dell’agricoltura del "made in Italy", del tipico e del biologico ed alleato dell'omologazione e della delocalizzazione."
Per Francesco Ciccone, Presidente Ecoistituto Puglia Onlus "in campo agricolo, attivarsi per la sostenibilità significa verificare come si potranno coniugare gli aumenti demografici futuri con la diminuzione e della fertilità dei suoli e della loro quantità in termini assoluti e relativi, la progressiva penuria di acqua, il raggiunto o quasi sfruttamento totale della potenzialità genetica dei tre cereali alla base della dieta degli esseri umani (grano, riso e granturco)".
Nella valutazione complessiva delle difficoltà dell’agricoltura pugliese uno degli ostacoli cronici allo sviluppo del settore è la mancanza di acqua. "Esaminando il processo della desertificazione nel mondo – ha spiegato Gaetano Ladisa dello IAM – emerge che la degradazione del suolo ne rappresenta una delle cause principali. Il fenomeno della land degradation è di natura fisica, chimica e biologica e la sua estensione ormai ha raggiunto una scala globale e ha colpito l’Europa. Le principali minacce per il suolo agricolo in Puglia sono l’urbanizzazione, la perdita di sostanza organica, la salinizzazione, l’inquinamento del suolo, l’erosione, le frane e le inondazioni, lo spietramento".
Proprio per queste ragioni è importante non aggredire o impoverire il territorio rurale. "E’ evidente che un aspetto fondamentale della qualità del suolo – ha precisato Teodoro Miano del Dipartimento di Biologia e Chimica Agroforestale ed Ambientale dell’Università di Bari - è la presenza della sostanza organica, nativa, indigena o derivante da apporti esterni al sistema (fertilizzanti organici, ammendanti, integratori, compost, fanghi, eccetera). La caratterizzazione chimica e molecolare, biologica e funzionale, lo studio e la valutazione dei processi evolutivi, il ruolo e le funzioni nel suolo e nei comparti ambientali limitrofi, rendono la componente organica del suolo centrale rispetto ai concetti di sostenibilità, ecocompatibilità, utilizzo delle risorse naturali".
La Coldiretti Puglia persegue la strada dell’affermazione della tipicità "come salvaguardia della biodiversità – ha ribadito il direttore regionale, Giuseppe Brillante – contro il rischio dell’omologazione del gusto e della delocalizzazione delle colture, un principio economico che potrebbe consentire alle imprese agricole mediterranee di vincere la sfida della globalizzazione puntando sulla salubrità del prodotto piuttosto che sull’abbattimento ‘impossibile’ dei costi di produzione e del costo della manodopera rispetto ad altre aree anche molto vicine a noi. La stessa valorizzazione delle produzioni agroalimentari, le DOC e le IGT del vino, le DOP dell’olio, dei salumi, della frutta, ecc. sono sinonimo di conservazione di tradizioni culturali ed enogastronomiche molto antiche che appartengono alla collettività. Come tali vanno salvaguardate nel tempo e nello spazio contro le contraffazioni e contro le speculazioni".
UN NUOVO RUOLO PER L’AGRICOLTURA
Così come per Gaetano Paparella, presidente di ICEA "lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura risponde alle esigenze di responsabilità ambientale e di tutela della salute dei consumatori per il miglioramento della qualità ambientale e di quella alimentare. Ma forse oggi non basta. Il ruolo dell’agricoltura come importante funzione sociale impone anche l’adozione di modelli di responsabilità sociale ed etica ancor più importanti rispetto ai disastrosi casi dell’industria agroalimentare italiana, specialmente al sud dove assume rilevanza anche il fenomeno della criminalità organizzata". Per cui in conclusione "una nuova agricoltura è possibile – ha chiuso Francesco Bellino, Direttore del Dipartimento di Bioetica Università di Bari - se vengono soddisfatti alcuni presupposti: un nuovo rapporto uomo-natura, un nuovo rapporto tra economia ed ambiente, un nuovo rapporto tra etica ed economia. Occorre abbandonare l’economicismo e coniugare i valori morali con lo sviluppo ambientale ed umano."