Un Lecce stanco, dopo l'inutile fatica di coppa Italia riservata a troppi titolari, incassa
la prima sconfitta di questo campionato ad opera del Chievo
Un Lecce stanco, dopo l'inutile fatica di coppa Italia riservata a troppi titolari, incassa la prima sconfitta di questo campionato ad opera di un Chievo che, per la verità, è solo la brutta copia di quella squadra che aveva fatto innamorare, in epoca Del Neri, tutti gli amanti del bel calcio. Il Chievo del nuovo corso, almeno quello visto contro i giallorossi, è una squadra che pensa più a distruggere il gioco degli avversari che a costruirne uno proprio, pratica un gioco molto duro e approfitta dei falli subiti, o meglio di quelli fischiati, per gestire al meglio il vantaggio acquisito.
Con Rullo schiacciato nella propria metà campo dall'ottimo Semioli e Cassetti rallentato dalla stanchezza e dall'ex Franceschini, il Lecce ha provato ad attaccare i veronesi dal centro dello schieramento offensivo con risultati abbastanza buoni ma sterili nel primo tempo e si è dovuto inchinare al Chievo quando due episodi abbastanza fortunosi e casuali hanno portato i veneti a segnare due volte. Con una punizione non irresistibile di Baronio, gestita male dalla difesa giallorossa, e poi con un'autorete di Diamoutene dopo un lento flipper nell'area leccese.
Il Lecce, colpito così duramente, è sembrato incapace di reagire al doppio svantaggio ma, dopo che Zeman ha rivoluzionato l'attacco con l'inserimento di Vucinic per lo "spremutissimo" Bojinov e di Eremenko per la torre Bjelanovic, i giallorossi sono riusciti ad impensierire la arroccatissima difesa veronese fino ad arrivare alla rete con una luminosa gemma incastonata nell'opaca cornice giallorossa dal talentuosissimo croato Vucinic quando però mancavano solo 4 minuti del recupero. Viene da fare una riflessione; Bjelanovic, come insegnano gli esperti di calcio è un giocatore utile, fa da sponda ai palloni provenienti dal centrocampo offrendoli ai suoi compagni di reparto, fa salire la squadra liberando spazi e via dicendo... Personalmente preferisco chi, come il giovane croato. riceve palla sulla tre quarti mantiene la testa alta e, dopo aver superato l'avversario diretto, dipinge per il pallone una traiettoria che lo porta ad insaccarsi alle
spalle del portiere avversario.
Finisce 2 a 1 per i veronesi e, forse, va bene così.
Una sconfitta, in questo momento del campionato, può essere salutare per tutti. Giornali e televisioni locali impareranno finalmente che non è il caso di esaltarsi per un secondo posto dopo 4 partite e la smetteranno di parlare di Champions League, di UEFA e di altre amenità simili. Il Lecce non può, come per miracolo, conquistare traguardi che, almeno per ora, sono irraggiungibili e devono essere costruiti dopo anni di esperienza nell'elite del calcio.
Zeman capirà, una volta per tutte, speriamo, che una squadra come il Lecce non può utilizzare gli stessi uomini per giocare tre partite di alto livello in una settimana considerando anche il fatto che, mai come quest'anno, possiede una rosa ampia.
Gettiamoci comunque questa sconfitta alle spalle e pensiamo solo ai 5 punti di vantaggio sulle terzultime in classifica che ci consentono di affrontare i prossimi durissimi impegni contro due avversarie dirette come Messina e Palermo senza particolari preoccupazioni.
Ciò che invece ci preoccupa non poco, come osservatori esterni e tifosi del Lecce, è l'affiorare, già dalla 5^ giornata, delle solite piccole e grandi mafie arbitrali della nostra serie A e di presunte volontà superiori che danneggerebbero, con l'aiuto di arbitri conniventi, qualche squadra in particolare. La Reggina è stata sconfitta a Milano più da alcune cervellotiche e assurde decisioni arbitrali che dall'irresistibile attacco dello squadrone rossonero; il Livorno continua, ormai con seccante continuità, a lamentarsi di fantasiosi "complotti" tramati alle sue spalle a causa delle tendenze politiche dei suoi ultras.
Lasciamo ora che i nostri eroi giallorossi riprendano fiato in questi giorni di quasi riposo e aspettiamoli forti e decisi come li abbiamo visti fino ad una settimana fa per incitarli e condurli nuovamente alla vittoria.
Autore: Danilo Di Falco