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Data: 15/02/2007 - Ora: 10:19
Categoria:
Cronaca
Sul corpicino del bimbo di quattro anni, i segni delle sevizie che la madre e il suo convivente gli praticavano oramai da un paio di mesi
La storia del bimbo ustionato non poteva che finire così: il piccolo affidato alle cure di una saca famiglia, la madre arrestata così pure il convivente. Per la madre, ora agli arresti domiciliari per cause di salute, è scattata la resposabilità oggettiva: non poteva non sapere quel che il convivente faceva al proprio figlio.
Sul corpicino del bimbo di quattro anni, i segni delle sevizie che la madre e il suo convivente gli praticavano oramai da un paio di mesi. Ha la testa bruciata perché gli gettavano dell'acqua bollente e la schiena segnata dalle cinghiate. Non lo accompagnavano più all'asilo nè lo facevano uscire da casa per giocare con i bambini della sua età. Quella casa a Chiesanuova, una frazione del comune di Sannicola, era una casa dell'orrore. Il materasso nel lettino era sporco di sangue e macchie scure appaiono sui muri e sulle tende.
Ieri i cartabinieri hanno arrestato la donna, 30 anni, e il suo convivente di 28. Il giudice li accusa di violenza sessuale e riduzione in schiavitù. Il bambino è stato portato lontano, prima all'ospedale Sacro Cuore di Gallipoli, poi in una struttura protetta e neppure i parenti di sua madre potranno vederlo senza l'autorizzazione del tribunale per i minori.
Sono stati i vicini di casa a raccontare ai carabinieri quanto succedeva in quella povera casa a qualche chilometro da Gallipoli. Le maestre, a scuola, pensavano che il bambino fosse partito con la madre per la Svizzera. Lui invece era prigioniero in casa.
E' nato quattro anni fa da una precedente relazione che sua madre aveva intrattenuto con un immigrato albanese. Quando il nuovo convivente della donna voleva mortificare il bambino, lo faceva ballare su un tavolo mentre ripeteva fino allo sfinimento: "Sono un bastardo albanese".
Lei si difende dicendo che era succube di quell'uomo; giura che l'aveva ridotta in uno stato di dipendenza psicologica totale. Ripete che con le minacce e la violenza le impediva di uscire di casa, non le lasciava alcuna libertà, ma è una versione che non ha convinto i carabinieri: impossibile che non sapesse o non vedesse.
Lei ha potuto godere degli arresti domiciliari per i postumi di un recente aborto; lui, già noto alla magistratura per spaccio, rapina e prostituzione minorile, è finito in prigione da dove era stato scarcerato solo qualche giorno fa per un precedente reato. Dovrà difendersi anche del reato di estorsione aggravata per aver costretto la donna a consegnargli 7.500 euro che gli sono serviti per comprarsi una motocicletta.
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