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Data: 18/12/2008 - Ora: 12:52
Categoria:
Politica
Nessuna speranza per i precari e le precarie, nessuna garanzia per le famiglie di mantenere le 30 ore.
Rischia di saltare completamente l'organizzazione didattica, come oggi la conosciamo, della scuola primaria già dal prossimo anno. Secondo le prime indiscrezioni che trapelano in queste ore, lo prevede la bozza di regolamento, che applica la legge che ha reintrodotto il ‘maestro unico' (Legge 169/08), approntata dal Ministro Gelmini. Infatti, come è noto, nei giorni scorsi il Governo ha comunicato ai Sindacati Confederali e della scuola che la riforma della scuola secondaria superiore slitterà di un anno con conseguente rinvio della riduzione di posti di lavoro conseguente alla revisione dei quadri orario, e che non si procederà all'elevamento del numero massimo di alunni per classe.
Ma la riduzione di posti e gli obiettivi di risparmio previsti dalla Legge finanziaria (Legge 133) rischiano di ricadere tutti sulla scuola primaria. In che modo? Secondo il Regolamento, per ora ufficioso, nelle prime classi si avrà il ‘maestro unico o prevalente' che svolgerà da 22 a 24 ore. Le restanti ore di lezione fino a 27 o, in casi eccezionali se richiesti dalle famiglie, fino a 30 saranno svolte da docenti aggiuntivi. Ma questi saranno i docenti, delle altre classi, già in servizio nella scuola, in quanto saranno abolite tutte le compresenze dalle seconde alle quinte classi. Va chiarito, infatti, che nell'attuale organizzazione a moduli della scuola primaria sono previsti 3 insegnanti (che in totale svolgono 66 ore di lezione – 22 ore x 3) su 2 classi (che, in genere, fanno 60 ore di attività didattica settimanale – 30 h x 2). Le 6 ore di insegnamento, per così dire eccedenti, sono utilizzate per progetti, laboratori, recupero, lavoro per gruppi e/o per le sostituzioni per breve periodo di docenti assenti. Dal prossimo anno, tutto ciò non sarà più possibile. Tali ore verranno utilizzate per garantire le 27 o le 30 o le 40 ore del tempo pieno nelle prime classi. Tale operazione non sarà priva di conseguenze sull'organizzazione del lavoro e quindi sulla didattica e, ovviamente sui precari. Per prima cosa rischia di saltare la continuità didattica: con spostamenti di docenti ad esempio da una terza ad una prima e così via.
Poi si complica l'organizzazione del lavoro: un docente potrebbe essere chiamato a svolgere 12 ore in una classe, 6 in un'altra e 4 o 6 in un'altra ancora. In alcune classi si continuerebbe ad avere la programmazione settimanale in altre no. Niente più attività di recupero o per gruppi classi e di laboratorio o, perlomeno, sarà complicato realizzarle. Per le famiglie: non sarà garantita la copertura delle 30 ore anche se esplicitamente richieste se non c'è personale a sufficienza. Per i precari: licenziamento definitivo e senza ammortizzatori sociali.
Nella scuola primaria, infatti, graverà il peso del maggior taglio di posti perché su questo punto il Ministro Tramonti è irremovibile: i risparmi previsti dalla Legge Finanziaria vanno realizzati ad ogni costo (quasi 8 miliardi in tre anni). Per cui se si rinvia la riforma della secondaria, pagherà la scuola primaria. Il prezzo sarà pesantissimo. In un solo anno si rivoluziona un sistema scolastico che anche le più recenti indagini internazionali confermano essere tra i migliori al mondo. Ma le conseguenze saranno pesanti anche per il personale già a tempo indeterminato: oltre la grande confusione organizzativa che per i prossimi anni deriverebbe dall'applicazione del Regolamento, qualora venisse emanato secondo le previsioni dette, si affaccia, forse per la prima volta dopo tanti anni, nella scuola elementare il rischio dell'esubero di personale, cioè di personale a tempo indeterminato senza posto.
Per tali situazioni il Ministero ha comunicato ai Sindacati scuola in sede di contrattazione sulla mobilità che intende trasferire d'ufficio il personale in esubero o su posti di altro tipo di scuola in base ai titoli posseduti (e per le docenti della scuola primaria il rischio è di essere trasferite prioritariamente nella scuola dell'infanzia) o su presso altra amministrazione. E' quasi superfluo aggiungere che tutto questo avrà pesantissime ricadute soprattutto sulle scuole del Sud e della Puglia, visto che il modello prevalente nella scuola primaria è quello delle 30 ore con l'organizzazione modulare. Nessuna speranza per i precari e le precarie, nessuna garanzia per le famiglie di mantenere le 30 ore.
Autore: fonte Cgil Puglia
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