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Data: 20/11/2008 - Ora: 09:24
Categoria:
Politica
Ulteriore precarietà e crisi occupazionale nel Salento
Una mozione in Parlamento e in Consiglio Regionale per difendere l’occupazione
"La cassa integrazione alla Fiat-Cnh per 390 lavoratori è un prezzo che il Salento non può sopportare. E bene ha fatto la Fim-Cisl, e gli altri sindacati, a lanciare il suo grido d'allarme insieme a una proposta di confronto con l'azienda". A dirlo è Antonio Maniglio del Pd di Lecce. Ma oggi il dato certo è l'insicurezza e la precarietà per altre 390 famiglie salentine (e ben 3000 in tutta la Puglia) che dovranno sopravvivere con un reddito da sussistenza; nonché le altrettanto prevedibili e gravi ricadute su un indotto fatto da piccole e medie imprese che, senza le commesse Fiat, rischiano la chiusura.
Chiusura di fabbriche: di questo stiamo parlando, di realtà produttive che da un giorno all'altro bloccano i macchinari e mettono i lucchetti ai cancelli. Se poi la crisi di Fiat (e indotto) interviene su una realtà come quella salentina che sente da tempo i morsi della crisi occupazionale, in modo particolare nel Tac e nel metalmeccanico, il quadro si presenta drammaticamente preoccupante. Sono gli effetti della crisi finanziaria di questi mesi e delle sue ricadute sull'economia reale, sono le conseguenze della finanza creativa del liberismo senza regole, sono i costi che il mondo dell'impresa e del lavoro stanno pagando per l'assenza di politiche industriali da parte del governo nazionale. La recessione, infatti, sta arrivando come uno tsunami, potente e distruttiva ma senza incontrare alcun ostacolo o intervento di contrasto.
"Ci chiediamo cosa ha fatto il governo Berlusconi, - denuncia Maniglio - dopo mesi di crisi annunciata sul sistema delle imprese, per evitare il rischio di un tracollo soprattutto delle aziende insediate nel mezzogiorno, compresa la Fiat-cnh. E quali sono ancora oggi le scelte guardano agli interessi veri del Paese. O dobbiamo occuparci ancora dell'amnistia per gravi reati come abuso d'uffico e usura? Ecco perché occorre una terapia d'urto in grado sostenere, con gli strumenti più innovativi, sia le iniziative produttive delle imprese che il potere d'acquisto delle famiglie.
Ma sino ad oggi le scelte del governo nazionale sono andate in direzione opposta: solo al fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), destinato per l'85% al mezzogiorno, sono stati scippati 13 miliardi di euro; risorse destinate alle infrastrutture e allo sviluppo del sud, al sostegno delle imprese meridionali. E siccome non possiamo accontentarci del vacuo ottimismo di Berlusconi, che mentre la casa brucia gioca a "cucù", porteremo nelle sedi del Parlamento e del Consiglio Regionale il dramma dei lavoratori fiat in cassa integrazione, dei rischi per tante aziende dell'indotto, della necessità di piani industriali che garantiscano attività produttiva e occupazione".
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