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Casarano capitale della politica piu' di Gallipoli

Data: 08/05/2001 - Ora: 11:34
Categoria: Politica

La battaglia finale tra Massimo D'Alema e Alfredo Mantovano in quel di Gallipoli, si chiama Casarano. Ventunmila abitanti, 115 aziende inserite nel polo calzaturiero, Casarano si sente emarginata.
Soffre il confronto con Gallipoli, vive come un affronto l'attenzione dei media verso la ‘Città bella', scelta da D'Alema come sua base d'appoggio e residenza estiva nel Salento. Nella sua anomala veste di città emilianopugliese che ha eletto un sindaco diessino con un perentorio 67%, Casarano vorrebbe essere lei al centro delle attenzioni, finire in qualche bel titolone di giornale.

A denunciare lo scippo non è solo l'Ulivo. Anche il Polo esprime il suo disagio. Tutti ricordano la titolarità del collegio 11, che lassù a Roma, al ministero dell'Interno, chiamano correttamente Casarano e non Gallipoli. Il sindaco, Remigio Venuti, sottolinea inoltre il primato nel numero degli elettori.
Proteste e denunce che sono però servite a poco. D'Alema viene spesso, ma continua a dichiarare a tutti di sentirsi gallipolino; Mantovano ha aperto in città un paio di tristanzuoli comitati elettorali, ma punta tutte le sue chances sulla città marinara. E invece proprio a Casarano, nelle sue sezioni elettorali, si deciderà il verdetto senza appello del 13 maggio notte. Secondo i risultati del ‘96, a dividere i due contendenti ci sono meno di ottomila voti. Una differenza che si è ulteriormente ridotta alle ultime regionali.
Voci e spifferi all'interno dei partiti danno Mantovano in forte rimonta. La sicurezza di una vittoria netta da parte di D'Alema che si avvertiva un paio di mesi fa, si è sciolta davanti allo slogan non troppo originale dell'esponente di An, che ha scelto come messaggio la parola ‘certezza', scritta tutta in corsivo e con il punto che finisce sulla sfumatura dei capelli. A dare un po' di coraggio a D'Alema ci pensano però proprio i suoi uomini di Casarano. La macchina elettorale ben oliata delle ultime due politiche e delle comunali si è messa da tempo in moto. Accanto al comune è stato ricostituito un mega comitato elettorale nell'atrio dell'ex cinema Araldo. La città è stata tappezzata con discrezione di manifesti con D'Alema sorridente e l'appello elettorale firmato da Indro Montanelli, Rita Levi Montalcini, Umberto Veronesi, Maurizio Costanzo, Roberto Benigni e Nicoletta Braschi. Quasi ogni giorno ‘il presidente', così lo chiamano tutti i compagni compreso il sindaco, viene in missione a Casarano per una serie di incontri mirati che lo staff organizza nella case degli iscritti e nelle sedi delle associazioni. D'Alema si materializza ogni volta per mezz'ora. Nei primi venti minuti fa un discorsetto adeguando il tema agli interessi dei partecipanti, negli ultimi dieci risponde alle domande. In tutti gli incontri beve qualcosa, ma solo un dito, e non mangia quasi nulla dal buffet che non manca mai. Una volta al giorno, ma solo una, si concede un caffè, sempre senza zucchero. La strategia degli incontri casa per casa, ribattezzata forse in onore di Blair ‘door to door', sembra funzionare.
L'antipatico D'Alema, il Baffino di ferro sprezzante con i giornalisti, piace molto, sembra una persona simpatica e alla mano. E per dare più forza a questa campagna sono stati mobilitati anche un gruppo di giovani volontari che ogni giorno battono un rione e chiedono di parlare e non solo di lasciare il volantino nella buca. Applausi sono poi piovuti per la visita veloce «ma significativa» del presidente del consiglio Giuliano Amato. Un grande successo l'ha anche riportato la similpuntata del Maurizio Costanzo show di poche sere fa. Nella piazza con la fontana davanti al Municipio c'era tantissima gente, nonostante il tentativo di Mantovano di rovinare l'happening con la ‘passeggiata' accessoriata di pizzica con il governatore Raffaele Fitto. E venerdì sera, Mantovano permettendo, dovrebbero arrivare le telecamere del Raggio Verde di Michele Santoro. Dall'altra parte si replica come si può.
Stasera sarà a Casarano per la seconda volta in poche settimane il presidente di An Gianfranco Fini. Ieri pomeriggio si è visto il ministro dell'Economia in pectore Giulio Tremonti, che ha però fatto scoppiare un piccolo caso. Ospite della fondazione Filograna, l'esponente di Forza Italia che ricucì il rapporto con la Lega ha avuto un composto battibecco proprio con il padrone di casa sulla vicenda Bossi. Un segnale, secondo qualcuno, lanciato dal vecchio Antonio Filigrana, fondatore e titolare della Filanto, per far sapere in questo modo di essere ancora vicino a D'Alema. Del resto il rapporto con l'imprenditoria locale è uno degli snodi di questa anomala campagna tra i due gladiatori del maggioritario senza paracadute.
Se il patron del Lecce calcio Giovanni Semeraro si dichiara per Mantovano, un'altra sostanziosa schiera di imprenditori si schiera con D'Alema, ex presidente del Consiglio che ha evitato il trasloco dell'Ufficio Entrate, ha difeso la sede del Tribunale, ha spinto la pubblica amministrazione a dar vita al primo Sportello unico dell'area. Insomma, le condizioni per vincere di misura, nonostante il temuto tradimento di Gallipoli, ci dovrebbero essere tutte.
Ad avvelenare queste ultime ore di campagna elettorale le battute di Mantovano sulla ‘tragedia greca del Massimo piangente', subito rintuzzate da un ironico D'Alema che si chiede come mai il suo avversario si faccia sempre accompagnare da qualcuno, «nonostante sia da tempo grandicello e in grado di presentarsi anche da solo».

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