Un anno di maturità in più per le ambizioni del Lecce L'esordio col mezzo botto ha mostrato già nella prima giornata pregi e difetti di una squadra costruita in corsa, ancora da completare, probabilmente, ma già interessante per quella ventata di interessanti novità tirate fuori dal cilindro magico di Corvino, che fanno dell'unica bandiera meridionale a sventolare quest'anno un'avversaria potenzialmente abbastanza pericolosa per tutti.
I pregi: corsa e spirito di gruppo, come sempre. Ma (e non sembra un'illusione… almeno si spera) con l'aggiunto di un tocco sostanziale di saggezza in più. E non solo perché a reggere le redini della difesa c'è un vecchio volpone di trenta e passa primavere, che risponde al nome di Popescu, per dirne una.
A centrocampo Conticchio e Piangerelli hanno ormai acquisito un nome, in Italia, giocandosi la credibilità a testa bassa, con sacrificio, mostrando versatilità tattica a seconda delle esigenze e, nonostante tutto, rinunciando magari anche a palcoscenici di lusso, occupati a volte da strapagati scarponi dai passaporti più svariati. In porta Chimenti ha superato con lavoro e sudore (e tanta bravura, in varie occasioni) contestazioni al limite della persecuzione. Due anni di fila in A si fanno sentire, insomma. La maturità ha un suo peso specifico. I difetti: come l'anno scorso, il Lecce sembra aver già preso l'abitudine di tirare il meglio di sé nella prima mezzora. Ma anche gli artigli più affilati si squagliano sotto i colpi efferati di un impietosa domenica agostana. Morale della favola: una ripresa ai limiti della fatiscenza, dove la squadra ha tirato i remi in barca per difendere con sofferenza un vantaggio esiguo, contro un panino imbottito di primizie come il Parma. Forse meno forte del passato, probabilmente meno capace di intimorire, ma non per questo da svalutare. Anzi. Le possibilità di giocarsi un ruolo da protagonista, magari non assoluto, il Parma le ha mantenute.
Viene da chiedersi, allora: colpa di un Cavasin preoccupato più di non perdere, che desideroso di vincere? O troppa enfasi all'esordio di un Lecce ansioso di giocarsi subito le carte buone? Saranno gli altri campi ad esprimere un verdetto. Per ora, non resta che dichiararsi moderatamente soddisfatti e tranquilli per il futuro. Sognando ovviamente un Lecce sempre all'altezza della prima frazione di gioco vista con il Parma.
Da registrare ci sono state varie novità. Il già citato Popescu è il comandante di una difesa che vede in Stovini una rassicurante spalla per Savino. Giacomazzi, che osservatori uruguayani definiscono senza mezzi termini "un fenomeno", si è dimostrato una diga, sicuro dei propri mezzi e autoritario in mediana, nonostante la giovane età. Crescerà senza dubbio anche lui, quando gli schemi saranno più collaudati.
In avanti, attendendo di scoprire anche Cimitoric, i tifosi hanno già saggiato la rapidità e la furbizia di Chevanton, sul quale grava il compito di far scordare Lucarelli. L'astuto gol ai danni di un Frey insolitamente distratto è stato senza dubbio il miglior biglietto da visita da sventolare sotto i riflettori severi del campionato italiano. Anche per lui, comunque, una valutazione più completa giungerà a tempo debito, dopo altri esami.
Tra la vecchia guardia hanno purtroppo deluso le aspettative Vugrinec e Tonetto. Il rigore fallito da "Vuga" è stato l'acuto di una domenica ingenerosa per la canicola, che probabilmente s'è fatta sentire troppo, sulle gambe e sulla testa del fantasista croato. Si spera sia solo questa la causa di una prestazione totalmente al di sotto dei propri mezzi, e non un ritardo di condizione: il Lecce confida troppo in lui, per permettersi di farsi trovare impreparato proprio ora.
Stesso discorso per Tonetto: probabilmente bisognerà attendere giornate dal clima più clemente per assaporare le sue vigorose cavalcate ed i cross taglienti e millimetrici. Da rivedere, infine, Giorgetti. Entrato in un momento di caos e di stanca, s'è fatto coinvolgere anche lui dall'ambiente, perdendosi in un vano tentativo di supporto a Vugrinec.
La prossima tappa stagionale, a Piacenza, rappresenta già un importante test, per verificare soprattutto la condizione mentale della squadra. Il Piacenza, che ha già inflitto ai salentini una sconfitta nella fase preparatoria della stagione, ha evidenziato in casa della Lazio un'indole tutt'altro che arrendevole, andando a recuperare lucidamente un risultato che sembrava compromesso. Ha le carte in regola per proporsi come "matricola terribile", insomma, in un campionato dai confini sempre incerti, dove neanche il Venezia torturato dalla Juventus può già essere ovviamente consegnato a priori alla bassa classifica. Come insegna la storia, d'altronde.