Ecco il Brescia, tra genio e potenza. Per il Lecce un impegno che suona come un test
La vittoria di Piacenza fa perfettamente il paio con il pareggio interno con il Parma e sembra rilanciare il ruolo del Lecce sul piatto di questa stagione: non più sorprendente comprimaria, ma realtà ormai consolidata. Gli storici tre punti su un campo statisticamente ostico (mai l’ombra di una vittoria, fino a domenica scorsa) bagnano nel migliore dei modi questa fase d’avvio. L’anno scorso fu la classifica avulsa ad evitare un tracollo incredibilmente alle porte, dopo un ottimo avvio di campionato. E anche quest’annata si presenta lunga e insidiosa. Vincere gli scontri diretti significa porre una seria ipoteca sul futuro.
E un altro scontro diretto (almeno in linea teorica, visto l’organico dell’avversario) si presenta già sulla strada del Lecce, sotto le spoglie di un Brescia che si avvale di valori aggiunti come la forza esplosiva del gigante Tare e l’immancabile tocco di genio di un Baggio eternamente giovane. Una "strana coppia" governata dietro le quinte dalla sagacia tattica e dalla grinta del veterano Mazzone, che rende le rondinelle una sorta di minacciosa polveriera: bisogna fare attenzione a non accendere inavvertitamente la sua miccia.
Si può allora forse ipotizzare un Lecce piuttosto coperto, almeno in avvio, rinunciando all’ormai consueta strategia dell’affondo sul pedale dell’acceleratore della prima mezzora di gioco. Uscire indenni da Brescia significherebbe inserire un altro prezioso tassello nel puzzle del torneo, soprattutto in vista del prossimo impegno casalingo, con quella rinata Juventus che – almeno per ora – non sembra trovare rivali in grado di scalzarla dalla vetta. D’altro canto, Cavasin potrà disporre nuovamente di Chevanton, il veloce attaccante uruguayano che già con il Parma ha mostrato una determinazione inattesa, dopo un precampionato di difficile interpretazione, trascorso più ad ambientarsi ed a masticare schemi nuovi, che a mostrare le doti balistiche di cui sembra disporre.
Potrebbe essere dunque proprio Chevanton l’arma da usare in chiave tattica, se sarà un Lecce volto al contropiede. La speranza è che questa volta abbia maggior supporto da parte di Vugrinec, ancora non in forma smagliante. A Piacenza ha fornito uno dei due preziosi assist che hanno reso immensa la domenica di Giacomazzi, il centrocampista – anch’egli uruguayano – improvvisatosi bomber nel momento del bisogno, dopo una rilettura in corsa della gara da parte di Cavasin. Ma è anche vero che s’è perso più volte tra dribbling forzati e mancanza di concentrazione, sintomi evidenti di un malessere psicofisico non del tutto smaltito.
Per concludere, una breve annotazione su quella discussa mossa tattica confezionata da Cavasin nella ripresa a Piacenza, con l’inserimento di Balleri e Colonnello, al quale è seguito lo spostamento in avanti di Giacomazzi. C’è chi l’ha interpretata come una perla, chi come una mossa azzardata che ha dato frutti insperati. Difficile stabilire di cosa si sia trattato. Sta di fatto che solo il tecnico ed i suoi giocatori conoscono bene il potenziale offensivo che Giacomazzi poteva esprimere. Ed in effetti ha mostrato una freddezza sotto rete che non si ricorda neanche al Lucarelli dei tempi migliori (anzi, tra i punti deboli annoverava scarsa lucidità sotto porta, che faceva dimenticare con prodezze dalla lunga distanza).
In pochi si sono fermati a discutere, però, del vero protagonista in negativo della gara: quel Piacenza tanto elogiato per il gioco mostrato contro il Lecce (e non si capisce bene perché, in fondo) e che ha invece manifestato vistosissime lacune difensive. Gli emiliani sembra abbiano perso la gara da soli, consentendo ai salentini di andare ben oltre la propria volontà di offendere. Giacomazzi invece offre spunto per un "rammarico". A Piacenza ha strafatto e i prossimi difensori lo marcheranno senza tregua, se lo vedranno avanzare, sapendo di trovarsi di fronte ad un vero mastino delle aree di rigore e non ad un eroe per caso…
Emilio Faivre