"L'istituzione, nel 1989, del Parco Nazionale dell'Aspromonte rappresentò l'apertura di una prospettiva nuova per la provincia di Reggio Calabria. Il Parco, infatti, nelle intenzioni dei suoi promotori e anche nella volonta' del legislatore non era finalizzato soltanto alla tutela, per quanto importante questa possa essere, di un territorio vasto e di grande bellezza che si è conservato ancora sostanzialmente intatto. Esso aveva obiettivi ulteriori e piu' complessi, fondati sul convicimento che l'Aspromonte non 6 solo montagna. L'aspromonte è, innanzitutto, agli occhi dell'opinione pubblica nazionale, per l'immagine che di esso veicolano in continuazione i mass media, un sinbolo: il simbolo negativo della Calabria, delle faide mafiose, dei sequestri, dell'arretratezza culturale e sociale, di una Calabria che molti considerano perduta alla modernità e al progresso''. Lo scrivono, in un appello, trentatre' calabresi illustri, tutti originari della provincia di Reggio Calabria, finalizzato alla valorizzazione del Parco dell' Aspromonte. Tra firmatari vi è il critico Walter Pedulla', il ragioniere generale dello stato, Andrea Monorchio, il segretario generale della UIL, Pietro Larizza, l'imprenditore Santo Versace, il direttore generale della Confagricoltura, Arcangelo Mafrici, l'ex cassiere della Banca d'Italia, Fortunato Speziali, l'avvocato Nino Marazzita, il Presidente di sezione del Consiglio di Stato, Corrado Calabro', il Presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, Aurelio Misiti. Hanno aderito all'appello, inoltre, docenti universitari, personalita' dello spettacolo e del mondo del cinema. ''La sfida del Parco - scrivono i firmatari dell'Apppello - invece, era ed e' quella di rovesciare il simbolo, facendo diventare l'Aspromonte un laboratorio per la rinascita della provincia di Reggio e della Calabria''. (MN)