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Bruciati ettari delle Cesine, va in fiamme il canneto

Data: 11/09/2001 - Ora: 12:06
Categoria: Politica

Percorrendo in auto la strada litoranea adriatica salentina, a circa cinque chilometri da San Cataldo, all'improvviso davanti allo sguardo del viaggiatore appare un polmone verde. È l'area naturalistica delle Cesine. Uno spettacolo. Ieri però vigili del fuoco e guardie forestali hanno tremato per questo piccolo tesoro della natura. Un violento incendio, alimentato da un vento implacabile ha accerchiato l'oasi. «Le fiamme diventavano sempre più vicine», dicono alla Masseria delle Cesine, che è nel cuore del Parco. É stata davvero una lotta contro il tempo.

Le fiamme avanzavano, alimentate anche dal canneto secco che si estende tutto intorno. Gli sforzi dei soccorritori sembravano vani. Una fatica di Tantalo. L'incendio si è sviluppato verso le 13, ma solo a tarda sera, e grazie all'aiuto di un Canadair, pompieri e forestali sono riusciti ad aver ragione delle fiamme. Il fuoco ha divorato una trentina di ettari di canneto e di bassa macchia nel territorio di Vernole. Ore di lavoro e di tensione. Ma alla fine la «zona rossa» non è stata violata. Le fiamme sono state respinte e il fronte del fuoco non ha intaccato il bosco compreso nell'oasi naturalistica delle Cesine. Praticamente un miracolo. I soccorritori, che hanno continuato a lavorare per tutta la notte, per spegnere anche gli ultimi focolai, hanno tirato un sospiro di sollievo quando, a tarda sera, hanno visto le fiamme abbassarsi, schiacciate dai getti di liquido ritardante del Canadair. L'oasi delle Cesine è un vero tesoro naturalistico nel cuore del Salento. La Puglia già piange gli ettari di bosco del Gargano e di Baia delle Zagare, bruciati il mese scorso a più riprese. Se le fiamme avessero insidiato anche l' «Oasi» sarebbe stato un altro lutto. Questa è una zona umida di interesse internazionale. Dal 1979, il WWF cura la gestione naturalistica dell'area.
Il nome «Cesine» significa zona incolta, abbandonata e arriva da lontano. Durante il Medioevo si usava tagliare alberi e bruciare il bosco per ricavarne terreno coltivabile. Così un tempo quest'area risultava coperta da acquitrini che si estendevano lungo la costa e nell'immediato entroterra; anche le Cesine probabilmente facevano parte di una grande laguna, diventata poi una zona umida per un naturale processo di insabbiamento. Oggi questo polmone verde permette a turisti, appassionati e bambini di scoprire i profumi e i colori della macchia mediterranea e della vegetazione lacustre dal pino d'Aleppo a quello marittimo, dalle cannucce al giunco da fiori come l'iris giallo alla la menta d'acqua. Ma il vero spettacolo sono gli uccelli migratori. La parte del leone la fanno le anatre, ma ci sono anche specie rare come il fistione turco, l'oca lombardella, il cigno reale e lo svasso piccolo.

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