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Brindisi, una crisi economica senza precedenti, dall'industria all'agricoltura

Data: 04/03/2003 - Ora: 09:45
Categoria: Economia

La città di Brindisi sta vivendo una crisi senza precedenti. Da un lato ci sono le vertenze Dow ed Evc che hanno segnato l’epilogo del processo di definitivo ridimensionamento del petrolchimico. Dall’altro, invece, c’è la crisi del comparto agricolo determinata dalle avversità climatiche e dalle debolezze di una organizzazione antiquata, incapace di valorizzare le produzioni locali e quindi di determinare valore aggiunto.
Per quanto riguarda il porto, i risultati sin qui conseguiti risultano deludenti, visto che i passeggeri in transito aumentano in tutti i maggiori porti mediterranei, fatta eccezione per Brindisi. Così come non ci sono ancora risultati positivi per l’attività terminalistica nel campo della movimentazione di containers.

Non va dimenticato, inoltre, che da un paio di anni è scomparsa l’economia illegale legata al contrabbando di sigarette. Per decenni il denaro "facile" ha in qualche modo contribuito ad addormentare la spinta imprenditoriale e quindi ha bloccato uno sviluppo "sano" dell’economia brindisina.
A fronte di tante negatività, però, esiste una concreta possibilità di invertire la rotta. Mi riferisco alla presenza massiccia di fondi comunitari, grazie ai quali si potrà imprimere una svolta di carattere strutturale ed economico. Il riferimento è, ad esempio, al PIS sul turismo ed al PIT sull’agricoltura. Altre risorse saranno destinate a migliorare la vivibilità e ad imprimere uno sviluppo nel terziario. Mi riferisco, ad esempio, alla misura 5.1 dei Por, al programma Urban, così come al PRU attraverso cui sarà possibile intervenire in maniera radicale in un rione periferico come Sant’Elia.
Senza contare, poi, ai 3.000 miliardi di lire di investimenti previsti dalla British Gas per il rigassificatore e da Enipower ed Edipower per la riconversione delle centrali elettriche. Il che determinerà una boccata di ossigeno occupazionale in fase di attività di cantiere ed occupazione stabile a regime.
Oggi, insomma, ci troviamo in mezzo al guado e sarebbe delittuoso perdersi in beghe di palazzo. Ecco perché è necessario partire dalle istituzioni locali che dovranno viaggiare all’unisono per agevolare una rapida definizione dei progetti esistenti e quindi l’apertura di cantieri attraverso cui si potrà far fronte alla costante perdita di posti di lavoro. E’ necessario, però, concentrare gli sforzi nel capoluogo, visto che una frammentazione di risorse potrebbe determinare ritorni inferiori alle aspettative. E’ chiaro, tra l’altro, che uno sviluppo della nostra città avrebbe degli immediati riverberi nei centri della provincia. Non è un caso, infatti, che buona parte dei lavoratori della Evc e della Dow che oggi rischiano il proprio posto di lavoro provengono dall’hinterland. Ogni ipotesi di ripresa, però, passa anche attraverso la pace sociale, oltre che da una fattiva collaborazione dei governi nazionale e regionale. E’ questa la ragione per cui mi farò promotore di una grande iniziativa territoriale, con il coinvolgimento diretto delle forze politiche, delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali. Sarà la sede adatta per rimettere in marcia i programmi di ripresa di questa città.

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