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Data: 29/05/2001 - Ora: 09:41
Categoria:
Cronaca
"Sono Vito Di Emidio, sono ferito, portatemi in ospedale", ha detto ai militari, venendo fuori dalle lamiere contorte.
Le condizioni di Di Emidio, 34 anni, sono gravi. Ma la sua vita non è in pericolo. Adesso è ricoverato nell'ospedale "Perrino" di Brindisi, sorvegliato a vista da decine di poliziotti e carabinieri. "Bullone", così lo chiamavano, era infatti il latitante numero uno della Sacra Corona, l'uomo che stava lottando per prendere la leadership della mafia salentina dopo l'arresto di Francesco Prudentino.
Le forze dell'ordine lo cercavano dal 1995. L'hanno preso ieri sera, quando l'auto a bordo della quale viaggiava è stata intercettata da una pattuglia. È cominciato un lungo inseguimento, che si è concluso quando la Thema - braccata da tre vetture dei carabinieri - ha sbandato ed è uscita di strada. Il guard-rail l'ha trapassata da una parte all'altra: l'uomo che era alla guida è riuscito a dileguarsi, Di Emidio non ha potuto far altro che consegnarsi.
Le accuse contro di lui sono gravissime: dal contrabbando di sigarette fino all'associazione mafiosa e all'omicidio. Fino al '99 "Bullone" era rimasto in Montenegro, dove godeva di forti appoggi anche tra esponenti corrotti del governo. Poi però la politica, oltreadriatico, è cambiata. E Di Emidio ha cominciato a intervallare al soggiorno montenegrino, sempre più frequenti inursioni nel Salento. Sarebbe stato lui a organizzare la lunga serie di rapine nelle province di Brindisi e Taranto culminata con l'assalto a due furgoni portavalori del 6 dicembre 1999, nella quale persero la vita tre guardie giurate. Sarebbe stato lui a progettare, appena dieci giorni fa, il rapimento di Michele Scarcia, l'emissario del boss detenuto Salvatore Bucarella.
Di Emidio stava infatti compiendo la sua scalata ai vertici della mala pugliese, decapitata proprio dall'arresto di Prudentino e Bucarella. Di quest'ultimo "Bullone" sarebbe stato a lungo un luogotenente. Poi però tra i due si sono aperti contrasti per il controllo dei traffici illeciti nel Salento. Fino al conflitto aperto, che ha avuto come posta in palio la spartizione dei proventi del racket delle estorsioni.
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