È infatti tra il 1971 e il 1981
che il poeta compone ed ultima quelle che poi si sono rivelate
le migliori opere della sua produzione
Bashkim Hoxha nasce a Peç il 28 Febbraio del 1913 da un ingegnere elettronico originario di Mitrovika e
un’insegnante di Peç. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza
a Pristina, qui si laurea in lettere nel 1936 e nel 1939 è
già ricercatore presso la stessa Università dove insegna
fino al 1971. Lasciata l’attività di accademico universitario
trascorre dieci anni di attività teoretica e di ampia produzione
letteraria e filosofica. È infatti tra il 1971 e il 1981
che il poeta compone ed ultima quelle che poi si sono rivelate
le migliori opere della sua produzione. Proprio in
questi anni si impegna ideologicamente e attivamente per
la creazione di un movimento politico,la Lega Democratica
del Kosovo (attualmente al potere in regione) e scrive
un saggio-programma sul tema dell’indipendenza del
Kosovo e sulle ragioni storiche che motivano l’indipendenza
degli albanesi in Kosovo. Contemporaneamente a
questo impegno politico fonda il quotidiano «Politica»
divenuto poi «Bota Sot». Questa fase politica della sua vita
lo porterà all’istituzione del nuovo movimento per l’indipendenza
del Kosovo attualmente guidato da Ibrahim
Rugova. Nel 1981 Hoxha viene eletto presidente della lega
per l’indipendenza del Kosovo e la conseguente proclamazione
di autogoverno della federazione autonoma degli
albanesi di Kosovo. È in questi anni che Hoxha mette
mano definitivamente alla sua opera di teoria politica intitolata
Ai confini della democrazia, in cui l’autore sviluppa
i capisaldi e le regole da seguire in quella società
segreta da lui guidata che poi diverrà partito con la proclamazione di indipendenza dell’81.Si tratta in sostanza
del manifesto del partito.Dopo la proclamazione di indipendenza
del Kosovo, Hoxha viene eletto presidente della
lega, rimanendovi in carica fino al 1985,per poi dimettersi
e lasciare il suo incarico ad altri dirigenti del partito
tra cui anche Ibrahim Rugova. Hoxha decide di lasciare
la politica per coltivare a tempo pieno i suoi studi linguistici
all’interno della vita accademica e di scrittore. Si
colloca tra il neo-realismo e la post-avanguardia per quanto
riguarda la produzione narrativa. Mentre per quanto
riguarda la poesia e la produzione filosofica, Hoxha fonda
una scuola di pensiero che lo collocherà storicamente
tra un filologismo antropologico e un filologismo semiologico.
Correnti che porteranno molto scontro nei dibattiti
degli anni ’80 e ’90. Tra le principali opere pubblicate
ricordiamo le raccolte di poesie Spazio d’oriente,
(1981), Scroscia il fiume dopo la pioggia (1982), Perle
d’avorio (1984), Serenità (1985), Il binario del tempo
(1986), Il sole ci illumina (1988). Nel 1989 scrive Le
categorie dell’essere in cui traccia un percorso teoretico
in cui anticipa i temi del post-moderno. Seguono L’esistenza,
(1990), L’uomo (1992), Il foglio (1993). Seguono
i racconti Vandali (1985), Bisogno d’amore (1986), Il riscatto
(1986), e Cammino verso la luce (1986) ed altre
minori. Vincitore del premio nazionale per la letteratura
albanese, ha diretto la rivista accademica «Quaderni let-
terari» edito dal dipartimento di lettere dell’Università di
Pristina con il patrocinio delle Edizioni Kosovare. Gli
articoli e i contributi di maggior rilievo sono stati raccolti
in un volume nel 1996. Conoscitore di diverse lingue
straniere e poliglotta per poetica, aveva costituito il circolo
degli intellettuali italianisti. Molte delle sue opere,
in risposta a questa ideologia e poetica sono state scritte
in italiano e altre in tedesco. La sua dedizione allo
studio delle lettere era accompagnata allo studio della
lingua italiana per la quale aveva una particolare attenzione
in quanto l’Italia era una terra che Hoxha sognava
nelle sue opere e nella vita. Hoxha il conflitto serbo-albnanese
se lo è sempre vissuto come una ferita lacerante che
riguardava prima di tutto la sua anima e poi la sua condizione
di civis.