"Concorrenza sleale" è l'accusa
Oramai la lotta è contro il Terzo Mondo, non ci si confronta più con i Paesi industrializzati dove conta l'innovazione tecnologica, il know how, la ricerca industriale. Si lotta contro i prezzi stracciati dei manufatti che arrivano dalla Cina. Senza pensare ai bassi costi che anche i nostri industriali sostengono quando a produrre si va in Romania, Bulgaria e via discorrendo.
A protestare contro la "concorrenza sleale" dei prodotti cinesi sono gli imprenditori tessili di Barletta, dicono di non chiedere dazi ma controlli più serrati contro l’importazione di prodotti illegali a basso costo: gli imprenditori che contano 350 aziende, hanno chiuso per 24 ore i loro opifici e ieri sono scesi in piazza per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla crisi che affligge il settore.
Sostenute dall’ amministrazione comunale, ma non dalla Filtea Cgil che si è dissociata considerando l’ iniziativa inutile se non dannosa per i lavoratori, circa 2.000 persone hanno aderito alla protesta dell’ Associazione tessili di Barletta (Atb) partecipando a un corteo che è partito dal Comune e, dopo avere attraversato le strade del centro cittadino, è confluito in tarda mattinata nel castello svevo dove si è tenuta una assemblea. Gli imprenditori chiedono un confronto con le istituzioni per mettere a punto strategie contro l’immissione sleale dalla Cina di manufatti a basso costo.
Un tavolo permanente che seguirà l’evolversi della situazione non solo per quanto riguarda il settore tessile, ma anche l’ intero distretto produttivo sarà istituito a Barletta. E’ quanto è stato deciso al termine dell’incontro svoltosi nella sala giunta del Comune a cui hanno partecipato, tra gli altri, l’ assessore regionale pugliese al lavoro, Andrea Silvestri, il sindaco di Barletta, Francesco Salerno, e il presidente dell’ associazione tessibili Barletta, Giuseppe Di Bello.
«Il tavolo - ha spiegato il sindaco - sarà istituito su proposta dell’ assessore Silvestri e dovrà coinvolgere le associazioni di imprenditori, la Regione Puglia e i Comuni del distretto che, all’ incirca, comprende l’ area del patto territoriale nord barese-ofantino».
Secondo Salerno, le direttrici da seguire sono quattro: i controlli dei porti (quindi dei container e dei tir) e sulla provenienza delle merci; il riconoscimento formale - da parte della Regione - del distretto, di fatto già esistente, con tutte le sue conseguenze in termini di investimenti, informazioni, incentivazioni, formazione, quindi la costituzione e la tutela del marchio.
«A medio-lungo termine» - ha aggiunto - ci sarà «la costituzione di un consorzio pubblico-privato, comprendente il distretto locale e quello di Carpi e conseguentemente tra la Regione Puglia e la Regione Emilia Romagna». Infine, è prevista la costituzione dell’ agenzia per l’internazionalizzazione e innovazione delle imprese, non senza la costituzione del polo logistico del territorio».
Per quanto riguarda le prime due direttrici - ha concluso Salerno - «l’assessore Silvestri ha promesso una risposta entro la fine della settimana prossima per quanto riguarda i primi due punti e l’organizzazione di un incontro con il prefetto di Bari e i vertici della guardia di finanza».