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Data: 21/10/2002 - Ora: 12:45
Categoria:
Politica
La perdita di fertilità del terreno, il degrado delle risorse naturali e la desertificazione sono tra le più gravi e preoccupanti emergenze ambientali dell’area mediterranea. Ad innescare il fenomeno sono fattori naturali, come la siccità e le sempre più frequenti precipitazioni atmosferiche di forte intensità e breve durata che provocano alluvioni, frane, smottamenti e l’erosione, «il male oscuro che divora la terra», e come il riscaldamento dell'atmosfera ed il conseguente inaridimento del suolo, che riducono la produttività della vegetazione fino a comprometterne la stessa sopravvivenza. Ma responsabilità non meno pesanti sono da attribuire a fattori umani, quali l'eccessiva pressione demografica e la gestione irrazionale delle risorse naturali, da cui derivano la perdita della copertura vegetale, l'alcalinizzazione e la salinizzazione dei suoli. L'azione congiunta dei fattori naturali e di quelli umani porta fatalmente alla desertificazione. Nel bacino del Mediterraneo il pericolo è più concreto e vicino di quanto generalmente si pensa. E l'Italia è uno dei paesi più minacciati: tutta la fascia costiera adriatica centromeridionale, dalle Marche fino all'intera Puglia, nonché la Campania, la Basilicata, la Calabria e buona parte della Sicilia e della Sardegna sono state classificate, da un recente studio commissionato dall'Unione Europea, ad «alto rischio» di desertificazione. Non meno preoccupante è la situazione nella Spagna centrale e sudorientale, nel Portogallo meridionale, nella Provenza francese, in Corsica, sul versante orientale della Grecia, dal Peloponneso alla Tessaglia, nell'isola di Creta, a Cipro e nella Turchia occidentale. La fascia costiera nordafricana e mediorientale, poi, il deserto lo ha, incombente e minaccioso, alle spalle. Nelle tre giornate del workshop svoltosi all’Iam di Bari, i rappresentanti degli organismi aderenti al network hanno definito il programma di lavoro per i prossimi quattro anni. Sarà realizzato un sistema informativo territoriale che consentirà di rendere disponibili le conoscenze e le esperienze a livello di Paese e di zona costiera. Le informazioni degli indicatori validi per il monitoraggio del degrado ambientale confluiranno all’Iam di Bari, ove ha sede il centro di coordinamento del network, per essere elaborati e valutati in base a criteri omogenei. In pratica si darà vita ad un campus virtuale per la ricerca scientifica applicata, lo scambio delle conoscenze, la formazione delle competenze e la valutazione socioeconomica d’attività che uniscano la difesa e la conservazione dei suoli con la capacità di generare reddito. Un secondo filone di attività riguarderà le aziende agricole e le comunità locali, per le quali saranno sperimentati modelli organizzativi ed istituzionali di partecipazione alle azioni di difesa e conservazione dei suoli. D’importanza determinante sarà il terzo filone di attività, che individuerà le linee guida di supporto ai decisori politici ed elaborerà una proposta di protocollo d’intesa tra i Paesi interessati alla definizione ed all’attuazione di programmi coordinati miranti a combattere il degrado e la desertificazione su scala di bacino.
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