L'appello di tanti cittadini alle istituzioni pugliesi. Prevista una manifestazione e sit per bloccare lo scempio della Baia dei Turchi, sabato alle ore 15 presso la Baia dei Turchi.
Siamo cittadini, pugliesi e non, che attraverso il web hanno attirato
l’attenzione vostra sullo scempio che si sta perpetrando nella Baia dei Turchi, nei pressi di Otranto.
Abbiamo ricevuto una immediata e gradita risposta dall’assessore Minervini, che ha bloccato la concessione.
Ma non siamo ancora tranquilli.
Abbiamo bisogno di risposte più definitive, sia per la Baia dei Turchi, sia per le altre concessioni che la Regione ha formalizzato.
Desideriamo conoscere, e lo chiediamo espressamente in base all’ultimo comma dell’articolo 118 della Costituzione Italiana ("Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà"), quali sono i criteri in base ai quali la Regione Puglia concede l’uso delle coste e dei litorali
demaniali, e in particolare, in base a quali criteri la Regione Puglia ha concesso a dei privati l’utilizzazione esclusiva della Baia dei Turchi.
Se non esistono criteri legislativi e normativi che garantiscano gli interessi collettivi dei cittadini e la tutela radicale del nostro territorio, con particolare riguardo alle normative europee per la conservazione della natura e dei Siti di Interesse Comunitario, chiediamo che la Regione
- stabilisca immediatamente una moratoria nelle concessioni, in attesa dell’adozione dei criteri generali;
- proceda, ove previsto dalla legge, alle valutazioni di incidenza ambientale, in ossequio alle direttive emanate recentemente dalla stessa Regione.
Riteniamo infatti, anche per la conoscenza del litorale otrantino, e per le decisioni di tutela delle coste che da sempre la cittadinanza di Otranto ha assunto, che le spiagge date in concessione a privati siano già più che sufficienti.
Ci sembra assurda, intollerabile, e mirata inevitabilmente alla devastazione della natura, la concessione di piccole insenature sabbiose, protette da un potente e prezioso filtro naturale fatto di bosco, macchia mediterranea e dune cespugliose, raggiungibili sinora esclusivamente a piedi.
Non ci sembra infatti che questi bellissimi spazi che la natura e la sorte ci hanno regalato per rendere più gradevoli alcuni momenti della vita di tutti, e che sono stati vissuti in perfetta armonia da generazioni di persone, possano essere adesso riservati soltanto a chi può pagare.
E si tratta inoltre di piccoli luoghi che non possono assolutamente sopportare il peso di strutture teoricamente temporanee, leggere e removibili, ma che di fatto alterano il delicatissimo equilibrio naturale: basti vedere quel che già è avvenuto nella Baia e quel che potrebbe ancora avvenire (depositi, mezzi di
soccorso, depuratori, ecc.).
Chiediamo quindi al presidente Vendola e ai suoi assessori di intervenire utilizzando tutti i loro poteri per fermare immediatamente e definitivamente l’utilizzo esclusivamente mercantile delle nostre coste e del nostro mare, con conseguente inevitabile devastazione.
Ricordiamo che il popolo pugliese ha affidato al presidente Vendola un mandato in base ai principi, ai valori e ai metodi di governo che aveva proposto.
Pretendiamo che quel mandato, e quindi quei principi e valori, siano
profondamente rispettati.
Andrea Sparro, Piero Maruccia, Sabrina Manna, Stefano Mele, Paola Alem, Sara Maruccia, Salvatore De Simone, Davide Morgagni, Michele Bee, Marco Santoro Verri, Giulio Romito, Manuela Maruccia, Giampaolo De Michele, Marco Sparro
ARTICOLO DI DONPASTA SU LEFT
Spiaggia di cemento, sartù di riso e Waldemar Bastos
A volte angosciato mi domando cosa significhi dare valore ad un luogo. Guardo Otranto di profilo. Ne osservo le curve bianche, la cattedrale imponente. La percorro senza fretta. Ogni passo si trascina una storia, un movimento, un ricordo. Maggio è tempo di primi bagni, l’acqua ancora fresca ed un silenzio che fa da eco al posarsi tenue del mare sulla battigia. A piedi costeggio il
mare, verso nord. Entro nella Baia dei Turchi, paradiso caraibico tutelato per secoli dagli scempi. La costa è integra per buona parte, il cemento è poca cosa. Altri luoghi del Salento sono terra di conquista di seconde case e residence pensati come alveari di vacanze a schiera. Qui no. Per intuizione di amministratori saggi e orgogli collettivi, questo paese comprese che un luogo prende valore tanto più non se ne sperperino le sue ricchezze. Un bagno nell’acqua di cristallo, in una baia selvaggia nascosta da una macchia ostica,
è un patriminio che non ha prezzo. Sono cresciuto in un luogo dove la
conoscenza passava per sottrazione, imparando ad amare e rispettare la terra nuda che accoglieva i miei passi incerti di bimbo e poi adolescente. Capisco ora che era un arbitrio, una chiara e lungimirante scelta politica quello di preservare la bellezza di un luogo, garantirne l’accesso a chiunque lo volesse.
Sulla spiaggia vedo lavori in corso e provo un sentimento di profonda
inquietitudine. Pare vogliano far diventare questo paradiso appannaggio di pochi, che godono a beneficiare privatamente di un luogo come segno di potere, che si porta dietro la privazione di una libertà colletiva. Ascolto affranto Waldemar Bastos, che lacrima parole in un canto dolce dal sapore amaro. "O meu sufrimiento, la nostra terra sta morendo". Penso allora con scoramento a tutte
le nuove generazioni che non avranno più in seno quella intima e profonda conoscenza della libertà, data dallo scorrazzare per spiaggie e campagne, senza un cartello che indichi un divieto d’accesso a te e la tua bicicletta. Sento violati i ricordi dei miei anni giovani, quando per tuffarmi nel mare più bello di Otranto entravo nella macchia, accolto da un concerto di cicale e sulla
destra da grandi tavolate di famiglie intere con il loro sartù di riso, il vino e le angurie. Le loro buste di platica abbandonate, che tanto aberravo, erano piccole disaccortezze senza secondi fini, rispetto a questi distruttori di una natura incontaminata per secoli. In quanto otrantino e cittadino del mondo, denuncerò il barbaro che deturpa questa spiaggia e l’amministratore che permette e tollera. Con ogni mezzo necessario.