Nel suo messaggio di insediamento: le sfide per una nuova stagione di sviluppo del Salento
Pubblichiamo la Relazione del Presidente Piero Montanari in occasione dell’insediamento alla guida dell’Associazione industriale di Lecce in data 27 gennaio 2006
Premessa
Il rinnovo della Presidenza della Associazione degli industriali di Lecce avviene in un momento storico caratterizzato da grandi cambiamenti e trasformazioni che stanno investendo in maniera prepotente anche la nostra realtà.
In questo momento le preoccupazioni sembrano prevalere rispetto alle speranze del futuro. E tuttavia proprio dal mondo delle imprese devono arrivare i segnali di grande apertura verso il futuro. Esse infatti sono consapevoli che proprio nei momenti di crisi, meglio di passaggio, è necessario attrezzarsi per vincere le sfide.
L’Associazione, forte del suo passato, delle esperienze sin qui accumulate, della sua capacità di analisi ed anche di proposta, si appresta ad affiancare i propri associati, l’intero sistema produttivo ed il territorio nel suo complesso in un percorso difficile, ma proteso verso il cambiamento e la trasformazione virtuosa, in una prospettiva di integrazione piena della nostra realtà nel più ampio contesto nazionale ed internazionale.
Consci dell’appeal che il Salento, con i suoi marchi, i suoi prodotti, le sue imprese, oltre che con la sua cultura, suscita al di fuori dei suoi confini.
In questo patrimonio di esperienza e di capacità sia imprenditoriale che di confronto interno ed esterno, un ruolo importante è stato giocato dai Presidenti che hanno segnato la vita della nostra Associazione, ed in particolare, consentitemi di ricordarlo a mio padre, ed al Presidente uscente, ing. Salvatore De Riccardis.
A lui ed a tutto il gruppo dirigente che lo ha affiancato, va il riconoscimento per l’azione svolta in un momento assai difficile, caratterizzato dalla esplosione dei problemi e delle difficoltà, ma anche dalle esigenze di cambiamento con cui siamo chiamati a misurarci.
Ad essi il ringraziamento più vivo e la sollecitazione che continuino a dare il proprio forte contributo nell’azione della nuova Presidenza.
Le sfide dei nuovi scenari internazionali
I grandi mutamenti della scena mondiale costituiscono oggi il punto di partenza per costruire una strategia efficace che rilanci, nel medio e lungo termine, le prospettive di crescita e di sviluppo del nostro tessuto industriale, così come dell’intero sistema salentino.
La crescente integrazione economica europea e l’allargamento dell’Unione Europea ai nuovi paesi dell’Est; il più ampio processo di mondializzazione dei mercati che implica non solo lo spostamento di prodotti finiti da un Paese all’altro, ma anche il trasferimento dei mezzi di produzione, ovvero di capitali, tecnologie e lavoro; il processo di liberalizzazione dei servizi di trasporto e di accesso alle infrastrutture, sono soltanto alcuni degli aspetti più rilevanti che hanno cambiato in modo irreversibile lo scenario di riferimento del sistema produttivo salentino.
Uno degli aspetti più negativi riguarda il rischio derivante dalla perifericità e marginalità di un apparato produttivo che trovava nei costi la ragione essenziale della sua competitività e che oggi non può più competere su un terreno che vede prevalere paesi troppo diversi dal nostro sia sul piano delle tradizioni e dei livelli di sicurezza che sul piano del benessere sociale garantito ai propri lavoratori.
I nuovi scenari internazionali, i processi e le strategie in essi presenti, impongono al Salento decise scelte di discontinuità rispetto al passato che fissino in nuovi parametri, nuovi obiettivi e nuove condizioni i presupposti del suo rilancio.
La competitività del sistema Salento non può prescindere ormai dalla sua capacità di integrarsi nei meccanismi dell’economia mondiale che fissa nell’innovazione, nella conoscenza e nella qualità, la linea di demarcazione nei confronti del declino, e individua nelle reti, nella logistica, nella integrazione delle filiere e nella internazionalizzazione degli apparati produttivi le nuove frontiere dello sviluppo.
Questo significa che il Salento deve ormai mettersi alle spalle il vecchio modello centrato sulla diffusione di imprese, produzioni e comparti marginali e/o precari, fortemente condizionati da produzioni a basso costo e prive di massa d’urto, marchi ed appeal nei confronti dei mercati.
Tale modello, che pure ha consentito tra gli anni 70 e gli anni 90 il passaggio definitivo dell’economia salentina allo stadio di economia moderna, creando un apparato produttivo comunque di assoluto rilievo ed un tessuto imprenditoriale maturo e capace di guardare con consapevolezza alle sfide del futuro, non può,oggi, essere riproposto pena il rischio di naufragare sotto i colpi dei nuovi concorrenti internazionali.
E tuttavia, a fronte delle minacce derivanti dalla nuova divisione internazionale della produzione e del lavoro, emergono importanti punti di forza che occorre valorizzare nel modo più efficace possibile.
Si tratta in particolare delle numerose e qualificate risorse economiche, culturali, ambientali e sociali che caratterizzano il nostro territorio, della presenza di un sistema imprenditoriale diffuso e dinamico, del ruolo rilevante dell’Università e di alcuni centri di eccellenza per la formazione superiore a supporto all’innovazione, del più ampio sistema delle autonomie locali e funzionali sempre più attente ai problemi dello sviluppo.
Allo stesso tempo occorre guardare con attenzione alle formidabili opportunità che derivano in primo luogo dalla particolare posizione geografica di crocevia della Puglia e quindi del Salento situati al centro di grandi flussi internazionali di traffico da e per il Nord Europa, i Balcani e l’Europa orientale in partenza e in provenienza dal’Estremo Oriente attraverso il Mediterraneo ed il Canale di Suez.
Opportunità altrettanto concrete provengono dalle nuove priorità europee nelle politiche di coesione che sottolineano il ruolo dell’industria nello sviluppo economico e sociale, e la centralità dei nuovi fattori di competizione basati sulla conoscenza, sulla sostenibilità dello sviluppo, e sulla qualificazione dell’occupazione.
Le strategie di sviluppo del sistema produttivo salentino
In questo nuovo scenario, il Salento non può appiattirsi su una strategia difensiva basata sulla continua e spesso tardiva rincorsa ai mutamenti in atto, strategia destinata a sortire risultati modesti sui versanti della crescita imprenditoriale ed occupazionale.
L’evoluzione attuale richiede viceversa la capacità di anticipare e guidare le trasformazioni, ovvero di ripensare in chiave strategica il modello di specializzazione industriale del Salento, e quindi in termini più generali anche il suo tradizionale modello di sviluppo.
La capacità di anticipare il cambiamento, di servirsene come leva e farlo proprio da parte delle imprese e dei lavoratori riveste un rilievo fondamentale per conseguire una maggiore crescita economica e di conseguenza livelli più elevati di occupazione e di coesione sociale.
Ciò implica in primo luogo la necessità di promuovere un clima di maggiore fiducia ed un atteggiamento più positivo verso il cambiamento che costituiscono il prerequisito indispensabile per favorire un nuovo e duraturo periodo di crescita dell’industria locale.
Mai come oggi l’innovazione di derivazione schumpeteriana diviene il motore principale del cambiamento e dello sviluppo, sia proveniente dalle imprese, sia dal territorio nel suo insieme.
Il riposizionamento ed il rilancio del sistema produttivo salentino si gioca inoltre sulla capacità di acquisire stabilmente una maggiore apertura internazionale sia in relazione all’aumento degli attuali livelli di esportazione, ancora inadeguati rispetto alle potenzialità presenti, sia per quanto concerne l’internazionalizzazione dei sistemi territoriali di imprese.
Aprirsi ai mercati esteri significa anche trasferire quote crescenti di produzione con l’obiettivo di aumentare i volumi di vendita; ma ciò deve avvenire mantenendo in loco, anzi sviluppando fortemente, le produzioni più qualificate, nonché le funzioni aziendali più innovative come quelle della ricerca e innovazione, della progettazione e design, della qualità e del marketing internazionale.
In questo modo diventa possibile coniugare le esigenze dell’internazionalizzazione con quelle del radicamento territoriale delle imprese salentine, rilanciando le prospettive di occupazione anche in direzione della creazione di lavori più innovativi e qualificati.
Verso il riposizionamento strategico
Dopo aver attraversato nell’ultimo decennio una fase di elevato dinamismo che ha prodotto risultati favorevoli sulla crescita dei livelli di reddito e di occupazione, il sistema industriale della provincia di Lecce è stato investito a partire dal 2001 da profondi mutamenti dello scenario internazionale.
Esso oggi è chiamato, in conseguenza di tali mutamenti, ad affrontare con decisione una transizione che porti verso il riposizionamento strategico del sistema produttivo territoriale.
Si tratta dell’unica opzione in grado da un lato, di salvaguardare ulteriormente le capacità imprenditoriali e lavorative accumulatesi sul nostro territorio e, dall’altro, di puntare a rafforzare il ruolo dell’industria a sostegno della crescita e dell’occupazione.
A tal fine occorre procedere con decisione in una duplice direzione:
da un lato, intervenire sui comparti produttivi tradizionali per sostenere la riconversione verso prodotti e mercati di fascia più elevata assegnando un ruolo guida alle imprese motrici e di eccellenza ed operando perché intorno ad esse si riorganizzino filiere più robuste in grado di reggere la competizione sui mercati
dall’altro favorire la crescita ed il consolidamento di nuove attività imprenditoriali a maggiore contenuto di innovazione e di conoscenza, facendo leva su alcune realtà e poli di eccellenza presenti sul territorio non solo provinciale, ma anche regionale.
L’obiettivo prioritario risiede nel perseguire un nuovo posizionamento delle produzioni già esistenti nei settori dell’abbigliamento, del calzaturiero, dell’agroalimentare in un quadro di complessiva e radicale riorganizzazione dell’apparato produttivo e distributivo, ed allo stesso tempo nella promozione di nuove specializzazioni a maggiore valore aggiunto, come quelle delle ICT, delle biotecnologie, della microelettronica, dell’aeronautica, della meccanica specializzata, della metalmeccanica e della logistica.
Ciò al fine di far nascere un'economia più competitiva e articolata e con più ampie prospettive di sviluppo del reddito, dell'occupazione e della qualità della vita a livello più generale.
Per quanto concerne l’industria del TAC, in particolare, l’obiettivo prioritario risiede nel perseguire più ampi livelli di innovazione finalizzati a favorire:
nuove specializzazioni produttive
e più ampie ed efficaci strategie di internazionalizzazione dell’offerta locale;
ciò al fine di evitare processi di delocalizzazione diffusa destinati unicamente ad impoverire l’attuale tessuto produttivo presente sul territorio.
In particolare bisogna sostenere il riposizionamento dell’industria dell’abbigliamento e delle calzature in una duplice direzione:
promuovere l’innovazione di prodotto/mercato, a partire dal ricorso a competenze e professionalità più elevate
far evolvere l’offerta attuale verso segmenti più qualificati di domanda, anche attraverso la creazione di marchi e di più efficaci reti commerciali (anche attraverso il ricorso a forme di franchising).
Oltre che per il TAC, il nostro territorio si caratterizza anche per la presenza di un’industria metalmeccanica che può costituire un fattore determinante per lo sviluppo manifatturiero dei prossimi anni.
Il consolidamento e la qualificazione del polo metalmeccanico salentino, con le sue specializzazioni nel campo dell’automotive, del movimento terra, nonché della carpenteria e della fonderia, assume un rilievo strategico nel più ampio posizionamento dell’offerta pugliese, contribuendo ad elevare l’attuale specializzazione regionale.
L'evoluzione delle imprese del comparto appare in questo caso caratterizzata dalla necessità di rafforzare gli attuali fattori competitivi incentrati sulla qualità e sul know-how maturato negli ultimi decenni che costituiscono rilevanti barriere all’ingresso per quei paesi connotati da costi di produzione e di manodopera particolarmente ridotti.
Occorre a tal fine intervenire in più direzioni:
salvaguardare il patrimonio di conoscenze e di capacità delle imprese di piccola e media dimensione in direzione di un innalzamento qualitativo delle produzioni e di una maggiore capacità di raccordo con i mercati finali di sbocco
consentire alle imprese del comparto di qualificare ed innovare ulteriormente le proprie produzioni in modo da continuare a rivestire il ruolo significativo acquisito fino ad oggi nelle relazioni di cooperazione con le grandi imprese del settore
consolidare ed ampliare i poli produttivi già presenti a livello territoriale attraverso la realizzazione di progetti di cooperazione con altre imprese italiane ed estere finalizzati al completamento delle filiere ed alla creazione di nuove unità produttive.
Un contributo importante alla crescita degli ultimi decenni proviene inoltre dal settore agroalimentare che, con particolare riferimento ad alcune produzioni come quelle dell’olio, del vino e dei prodotti tipici diffusi su gran parte del territorio provinciale, ha conseguito importanti progressi anche a livello nazionale ed internazionale.
L'obiettivo da perseguire al riguardo è quello di valorizzare ulteriormente i risultati fin qui maturati, accelerando i processi di crescita delle imprese anche attraverso forme di aggregazione consortile e i processi di qualificazione delle produzioni e di maggiore presenza sui mercati internazionali.
Un riferimento specifico deve essere fatto per il turismo.
Il crescente appeal che il Salento ha evidenziato in questi ultimi anni deve far riflettere sulla necessità di promuovere un’industria innovativa ed integrata del turismo salentino valorizzando, tra l’altro, l’immenso patrimonio rurale esistente ed i numerosi centri storici dell’entroterra oltre che della costa.
Le risorse naturali e paesaggistiche, anche se arricchite da una grande ricchezza culturale, non bastano tuttavia da sole per produrre un turismo di qualità. Occorre una forte capacità di valorizzazione di tutte le risorse locali e di una stretta integrazione con l’offerta che l’intero territorio è in grado di offrire dal punto di vista paesaggistico, ricettivo, infrastrutturale (a partire dai porti turistici), commerciale, storico-culturale.
L’obiettivo di fondo in questo settore deve essere non solo quello di accogliere i turisti italiani e soprattutto esteri durante i mesi estivi, ma di far nascere turismi nuovi in grado di animare i nostri territori per un periodo più lungo dell’anno, così come accade nella maggior parte delle regioni turistiche dell’Europa e del resto del Mondo, intercettando quota parte della forte e qualificata domanda mondiale di turismo di qualità tuttora alla ricerca di allocazioni alternative.
In uno scenario caratterizzato dal peso crescente della conoscenza e dell'innovazione, un contributo determinante allo sviluppo dei prossimi anni deve provenire ancora dalle imprese che già oggi operano nel campo delle ICT e che costituiscono una realtà di tutto rilievo.
Lo sviluppo di servizi, applicazioni e reti innovative riveste un ruolo centrale per accelerare l'innovazione delle imprese anche per quanto concerne l’obiettivo strategico di sviluppare un’industria dei contenuti sul fronte dell’offerta che contribuisca a ridurre gli attuali livelli di dipendenza dalle imprese centro-settentrionali ed allo stesso tempo a favorire lo sviluppo di nuove specializzazioni produttive a maggiore valore aggiunto.
Così come un significativo contributo sarà chiamato ad assicurare il comparto delle costruzioni, sempre più impegnato ad interpretare in chiave moderna il suo ruolo di soggetto vocato a supportare con il suo impegno nella realizzazione delle infrastrutture e nella valorizzazione delle città, lo sviluppo dell’intero sistema economico provinciale.
I fattori di competitività
Per conseguire gli obiettivi di sviluppo strategico, occorre muovere dalla valorizzazione più ampia ed efficace dell’insieme delle risorse economiche, culturali, ambientali e sociali che hanno già consentito all'economia salentina di compiere significativi passi in avanti negli ultimi anni, e sulle quali occorre far leva con maggiore decisione per ampliare le prospettive di crescita e di sviluppo a partire già dai prossimi anni.
I nuovi fattori di sviluppo sono sempre più incentrati sul patrimonio di conoscenza, di creatività e di innovazione che imprenditori e lavoratori insieme sono in grado di mettere a disposizione dei processi di sviluppo del territorio.
L’industria salentina deve poter contare sulla piena disponibilità di tali fattori per rilanciare la competitività e perseguire con successo un nuovo modello di specializzazione a maggiore contenuto di conoscenza e di innovazione.
In questo senso un primo riferimento obbligato deve essere rivolto all’efficacia delle politiche di incentivazione alle imprese che devono favorire in primo luogo l’accesso ai nuovi fattori immateriali di competizione, anche per quanto concerne le imprese di minore dimensione e il sostegno al rafforzamento della propensione a cooperare ed a consorziarsi anche in vista del ricorso a strategie di innovazione e di internazionalizzazione.
Un secondo obiettivo da perseguire sul nostro territorio riguarda senza dubbio il carattere integrato dello sviluppo, ed in particolare gli interventi di rafforzamento del contesto in cui operano le imprese salentine.
In questa prospettiva un elemento chiave per sostenere il riposizionamento del sistema produttivo salentino è rappresentato dalla realizzazione di un sistema efficacemente integrato di infrastrutture per il trasporto e la logistica, anche alla luce dell’esigenza di perseguire un ruolo efficace nel collegamento con le più importanti direttrici internazionali.
Tutto ciò in un’ottica che deve andare aldilà della mera dimensione provinciale.
I grandi flussi commerciali alimentati dalla riapertura del Canale di Suez, richiamano la necessità di ampliare la scala territoriale di riferimento, guardando alla creazione di un’unica grande piattaforma logistica del Salento situata al centro del Mediterraneo e delle rotte per il Medio ed Estremo Oriente che comprende le infrastrutture portuali ed aeroportuali di Brindisi e di Taranto, nonché le piattaforme logistiche ed insediative di Lecce e provincia nel più ampio contesto del Corridoio Ionico ed Adriatico.
E’ appena il caso di osservare che a valle dei traffici da e per l’Estremo Oriente provenienti dall’Europa del Nord e ad essa destinati, si muoveranno grandi iniziative e investimenti per lo stoccaggio e la manipolazione, l’assemblaggio e lo smistamento delle merci. Si tratta di attività per le quali è necessario predisporre tutti gli strumenti e le condizioni di attrazione del nostro territorio e del nostro sistema produttivo territoriale.
Le politiche di sviluppo
In questa prospettiva appare sempre più utile guardare all’area vasta del Salento intesa come sistema interprovinciale e sub-regionale su cui far convergere politiche ed obiettivi di sviluppo integrati.
Altrettanto significative risultano in questa prospettiva le reti e le infrastrutture immateriali al servizio della conoscenza e dell’innovazione.
La provincia di Lecce appare caratterizzata dalla presenza di un importante polo universitario e di alcuni centri di formazione di eccellenza e di ricerca d’avanguardia in grado di sostenere la domanda di innovazione di un territorio molto più ampio di quello di appartenenza.
Particolare rilievo assumono le specializzazioni nel campo dei nuovi materiali, delle tecnologie dell’informazione e delle nano-tecnologie che possono sortire ricadute importanti anche per quanto concerne alcune applicazioni nei settori industriali già presenti.
L'obiettivo da perseguire deve essere quello di favorire un raccordo sempre più stretto e proficuo tra domanda ed offerta di innovazione, utilizzando tutte le opportunità e gli strumenti a livello comunitario, nazionale, e regionale al fine di integrare maggiormente i fabbisogni imprenditoriali nei progetti di ricerca e di trasferimento dell’innovazione.
Le politiche di sviluppo dovranno guardare con grande attenzione agli appuntamenti ed alle scadenze fissate dalla programmazione dei fondi strutturali europei per il periodo 2007/2013, anche alla luce dei nuovi obiettivi di aggiornamento della strategia di Lisbona in tema di innovazione e competitività.
A tale riguardo l’Associazione di Lecce dovrà svolgere un ruolo particolarmente attivo, al fianco del sistema confindustriale regionale, per quanto concerne l’individuazione delle linee di intervento più coerenti con l’evoluzione ed i fabbisogni del nostro territorio.
In questa prospettiva un compito fondamentale è affidato alla programmazione da parte dei Soggetti Istituzionali del territorio.
Il programma strategico provinciale, presentato pochi giorni fa, rappresenta un punto di partenza fondamentale ed una occasione da cogliere in tutta la sua portata.
Su di esso sarà necessario lavorare in profondità, di comune intesa, insieme ai protagonisti del territorio stesso, dagli Enti locali ai Sindacati alle associazioni imprenditoriali, per giungere ad una puntuale ed efficace definizione non solo delle strategie, ma anche dei percorsi, degli strumenti e dei tempi.
In questo senso la predisposizione di uno specifico Accordo di Programma per il territorio salentino leccese, che si affianchi agli Accordi di Programma in via di definizione per i territori di Brindisi e di Taranto, dovrà rappresentare un passaggio fondamentale per dare concretezza al piano strategico provinciale.
Si tratta di disegnare uno strumento in grado di rafforzare, coordinare, razionalizzare ed integrare gli interventi e le politiche settoriali a sostegno dello sviluppo del territorio con l’intento di favorire sinergie e di valorizzare a pieno le progettualità locali facendo convergere su di esse le risorse locali, regionali e nazionali.
Il ruolo dell’Associazione e dei soggetti promotori dello sviluppo
In questo scenario che accresce il valore dell’integrazione tra politiche e strumenti di intervento, è ancor più necessario che i diversi attori dello sviluppo operino in modo più concertato e coordinato, svolgendo coerentemente e fino in fondo il proprio ruolo.
Tale affermazione riguarda in particolare:
le imprese e le loro rappresentanze di categoria, prima fra tutte la nostra Associazione, per quanto concerne la capacità di stare sul mercato sviluppando gli investimenti, la crescita, l’innovazione, l’internazionalizzazione;
le Istituzioni per quanto concerne la capacità di sostenere i processi di sviluppo e l’attrattività del territorio;
il Sindacato impegnato ad interagire ed operare in termini fortemente integrati con gli altri soggetti per costruire il futuro pur in un contesto che richiede attenzione e sensibilità per le difficoltà che si scaricano sul mondo del lavoro spesso in modo doloroso, ma anche talora contraddittorio soprattutto in relazione ad un mercato del lavoro attraversato da spinte e fenomeni contrastanti che vedono convivere disoccupazione e carenza di figure professionali, proiezioni verso il futuro e spinte di retroguardia.
Con il Sindacato, in particolare, occorre proseguire nella direzione di rafforzare ulteriormente i livelli di cooperazione e di sintonia di intenti che hanno condotto a livello regionale alla sottoscrizione, nel giugno scorso, del "Patto per lo sviluppo e l’occupazione", dedicando ulteriori energie anche in ambito territoriale alla fase di attuazione degli obiettivi e delle proposte individuate in quella sede.
Ma la esigenza di coordinamento e di integrazione riguarda ancora altri soggetti quali:
il sistema universitario e della ricerca per quanto concerne un maggiore raccordo con le esigenze del mondo produttivo ed il sostegno alla valorizzazione delle opportunità comunitarie, nazionali e regionali al servizio dello sviluppo e del trasferimento dell’innovazione
il sistema bancario a sostegno delle strategie di investimento e di sviluppo del territorio.
La specificità del sistema bancario e della Pubblica Amministrazione
Il sistema bancario, tra i soggetti citati, e la Pubblica Amministrazione, sollecitano qualche ulteriore riflessione per il ruolo ad essi assegnato quali irrinunciabili sponde all’azione del sistema economico e delle imprese.
Ciò che chiediamo al mondo bancario, alla vigilia dell’entrata in vigore delle norme di Balisela 2, riguarda una maggiore attenzione ed interesse verso le dinamiche di riposizionamento dei sistemi locali di impresa.
Le prospettive di crescita del sistema bancario devono sempre più essere direttamente connesse alle prospettive di sviluppo dei territori. Ecco perché esse dovranno occuparsi direttamente del proprio territorio, soprattutto quando si attraversano processi importanti di cambiamento dai cui esiti dipendono gran parte delle sorti produttive ed occupazionali per i decenni futuri.
La crescita del sistema finanziario e produttivo deve procedere sempre più in modo integrato e convergente, con l’obiettivo di contribuire attivamente allo sviluppo dell’intero territorio. Pur essendo in passato verificatosi più di qualche eccezione positiva, l’evoluzione degli ultimi anni ha evidenziato rischi di scollamento crescenti tra banche e territorio.
Accrescere gli investimenti in favore delle imprese, sia pure in una logica di maggiore attenzione alle prospettive di sviluppo dei mercati, e non solo della redditività a breve termine, costituisce un obiettivo verso cui l’intero sistema deve tendere per affrontare con successo i mutamenti in corso.
Il ruolo di sostegno allo sviluppo da parte delle banche deve risultare in proposito più concreto ed evidente, anche in una logica di diversificazione del "rischio" attraverso il supporto alla creazione di strumenti innovativi di finanza extra-bancaria, quali ad esempio i fondi mobiliari chiusi, i fondi di capitali di rischio, i consorzi di garanzia etc.
La disponibilità di risorse finanziarie da riservare agli investimenti costituisce, infatti, oggi più che in passato, uno dei requisiti di base per strategie orientate alla crescita ed allo sviluppo.
A tale riguardo un ruolo altrettanto importante è rivestito dalle amministrazioni pubbliche ai vari livelli.
La fase di programmazione regionale degli interventi di sviluppo da promuovere nel periodo 2007-2013 costituisce l’occasione più utile per avvicinare ulteriormente le politiche dei regimi di aiuto alle imprese alle reali esigenze di innovazione e di internazionalizzazione del sistema produttivo territoriale.
Ciò sia attraverso la messa a disposizione di risorse finanziarie adeguate ai bisogni presenti, sia in particolare per quanto concerne la tipologia degli strumenti e degli obiettivi da promuovere.
Una maggiore cooperazione a livello verticale ed orizzontale tra le amministrazioni pubbliche risulta inoltre uno degli obiettivi da rafforzare anche per quanto concerne le ricadute sulle imprese, dalla certezza dei tempi e dall’efficacia dei procedimenti agli interventi che riguardano l’erogazione dei servizi nel campo della gestione delle aree insediative, delle risorse idriche ed ambientali etc.
Così come occorre fa convergere maggiormente l’operato delle amministrazioni centrali, di quelle regionali e locali, e dei grandi enti pubblici e para pubblici sul versante della programmazione ed attuazione dei grandi interventi di carattere infrastrutturale.
Ancora oggi risultano troppo ampi i ritardi con cui si passa dalla programmazione degli interventi alla realizzazione delle gare di appalto ed alla fase di aggiudicazione dei lavori.
Tempi troppo lunghi che incidono negativamente non solo sull’operato delle imprese, ma più in generale sui programmi di riqualificazione e riduzione dei divari delle infrastrutture al servizio dello sviluppo.
Il ruolo dell’Assindustria al servizio del territorio
In un contesto di crescente complessità, anche il ruolo dell’Associazione deve evolvere cogliendo gli input che provengono dai processi di cambiamento esterno e sperimentando su di sé innanzitutto i nuovi percorsi organizzativi e le indispensabili soluzioni innovative.
Radicali infatti appaiono i mutamenti sia con riferimento alla domanda delle imprese, sia con riferimento alle istanze del territorio.
Le imprese, sia considerate singolarmente, sia considerate più complessivamente come settori, come tessuto o come sistema, oggi sono fortemente impegnate a ridisegnare innanzitutto una propria organizzazione, un proprio modo di essere e quindi di rapportarsi con il mercato.
Crescita dimensionale, manageriale ed organizzativa, maggiori livelli di patrimonializzazione, aggregazione, internazionalizzazione per un verso, innovazione, ricerca, marchi, brevetti, sia in direzione di nuovi prodotti, sia di nuovi materiali e processi, commercializzazione dall’altro, rappresentano altrettante frontiere verso le quali le imprese sono protese e sulle quali l’associazione è chiamata ad offrire risposte adeguate in termini di servizi e più in generale di struttura organizzativa e di iniziativa politica.
Il territorio, da parte sua, sollecita sempre più un ruolo da protagonista attivo dell’Associazione non solo nella programmazione, ma anche nella gestione dei percorsi dello sviluppo.
Sia verso la regione che il governo nazionale da un lato, sia verso i soggetti istituzionali più direttamente legati al territorio - provincia, comuni, camera di commercio, università - l’associazione è chiamata a partecipare, disegnare e gestire politiche di innovazione e di sviluppo.
Occorre in questa prospettiva raccogliere la domanda delle imprese e del territorio di moltiplicare e rafforzare le reti di cooperazione e di confronto a tutti i livelli, dal sindacato al sistema universitario e della ricerca, dagli organismi attivi nel campo della formazione, a quelli che si occupano di ambiente e trasporti.
Come risulta sempre più evidente, infatti, la qualità delle relazioni e delle reti di cooperazione tra diversi soggetti – in altri termini, come affermato dagli studiosi dello sviluppo, la qualità del capitale sociale – incide direttamente sui livelli di innovazione e di sviluppo di un determinato territorio.
Se le persone che vivono e che lavorano insieme si fidano l’una dell’altra, perché tutti agiscono secondo un insieme di norme etiche comuni, far funzionare l’impresa e la società costerà meno. Tale società saprà più di altre produrre innovazioni perché l’alto grado di fiducia permette che emerga un’ampia varietà di relazioni sociali ed economiche.
Il rafforzamento del capitale sociale nel nostro territorio costituisce pertanto un importante obiettivo da conseguire con maggiore determinazione se si vuole superare con successo le attuali difficoltà.
Alle molteplici sfide dell’oggi, l’Associazione deve rispondere con maggiore efficacia e determinazione adeguando la propria struttura organizzativa e manageriale, ma anche la propria dimensione politica e rappresentativa.
L’organizzazione confindustriale deve guardare con favore ai nuovi compiti e responsabilità, a partire dall’ampliamento dei tradizionali confini della rappresentanza sia aprendosi con decisione a tutto il territorio provinciale, sia guardando a nuove categorie di imprese, dal sistema creditizio alle attività terziarie legate al turismo, ai servizi , alle utility ed alla grande distribuzione.
Riuscire a dar voce alle istanze di crescita e di progresso nei confronti delle istituzioni di governo, rappresentare gli interessi dei ceti imprenditoriali vecchi e nuovi, costituisce l’obiettivo di un’Associazione aperta ai mutamenti ed efficacemente protesa al sostegno dello sviluppo e della competitività delle imprese e del territorio tutto.
L’intero sistema confindustriale è chiamato, pertanto, ad accelerare ulteriormente i processi di adattamento, tenendo ben presente al riguardo il monito del premio nobel dell’economia, Milton Friedman, che metteva in guarda non solo gli enti pubblici, ma anche le organizzazioni private dal rischio di sclerosi e di autoreferenzialità.
Oggi più che mai questo rischio va combattuto innovando i modi di essere dell’organizzazione ed esaltandone la capacità di cogliere più efficacemente le nuove istanze che provengono da più parti e che chiedono all’associazione di svolgere un ruolo di "classe dirigente" nel territorio.
Ne deriva da tutto questo una esigenza di cambiamento importante anche sul fronte associativo interno.
La delega degli associati ai vertici dell’associazione non può essere più considerata assoluta. Essa necessita di continue verifiche, ma soprattutto è chiamata ad ampliare continuamente gli spazi della rappresentanza e delle istanze per un continuo confronto ed un’ampia condivisione delle scelte.
In questo nuovo scenario anche gli associati sono chiamati a svolgere una presenza più attiva e costante attraverso i meccanismi e gli istituti già attualmente previsti dalla nostra organizzazione.
Si tratta in definitiva di favorire l’evoluzione verso un’Associazione partecipata che, sulla base di un più aperto e costante coinvolgimento, sia in grado di rafforzare il proprio ruolo e la propria capacità di proposta e di progettazione all’interno del sistema economico territoriale.
Per svolgere al meglio questo nuovo ruolo, l’Assindustria di Lecce deve sviluppare una ulteriore maggiore capacità di integrazione all’interno del sistema confindustriale nazionale e regionale.
Giocare un ruolo più attivo negli organismi confindustriali ai vari livelli diventa infatti un aspetto centrale delle strategie di rafforzamento dei prossimi anni, così come importante diventa riuscire a sviluppare un dialogo proficuo con le Associazioni territoriali di Brindisi e di Taranto, accomunate da un progetto condiviso di sviluppo del territorio salentino che le renda interlocutrici attive nei confronti delle Istituzioni provinciali e locali.
Da qui il contributo attivo che l’Assindustria intende fornire in direzione del rafforzamento delle reti locali di conoscenza e di cooperazione.
L’impegno della nuova Presidenza di Assindustria Lecce è quello di finalizzare lo sviluppo dell’Associazione all’obiettivo di rafforzare i nuovi meccanismi di governance, nella volontà di incidere profondamente sui processi di sviluppo che riguardano sia il sistema delle imprese, sia l’intera economia salentina.
E’ questa la sfida che ci sentiamo di cogliere in pieno, in una fase caratterizzata da profonde incertezze ma, allo stesso tempo, dalla piena convinzione di potercela fare se partiamo dalle opportunità presenti e dai risultati conseguiti fino ad oggi.