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Analisi a pagamento, la Regione Puglia non paga

Data: 03/10/2001 - Ora: 11:29
Categoria: Politica

Specialistica ambulatoriale privata accreditata, in sciopero. Non soltanto i laboratori d'analisi, ma anche gli altri specialisti accreditati dalle aziende sanitarie a fornire prestazioni ai pazienti esentati dal ticket bloccheranno l'erogazione fino a quando la Regione Puglia non chiarirà la propria posizione. Loro, i medici, i biologi, i chimici, i radiologi, lo chiamano sciopero. In realtà è una vera rivolta contro una situazione che si trascina, anche nelle aule dei tribunali, dal 1998. I numeri parlano chiaro. I tetti di spesa imposti dalle Aziende sanitarie della Puglia sono stati, in diverse province, superati anche da aprile.

Il che mette i centri diagnostici accreditati nell'impossibilità di erogare prestazioni ulteriori. «É un falso problema – ribatte Salvatore Mazzaracchio, assessore regionale alla Sanità – non tutti i laboratori e i centri privati hanno raggiunto i tetti di spesa». Rispetto alle 50mila lire pro capite previste dalla Regione Puglia per le prestazioni specialistiche che dovrebbero essere erogate dai centri accreditati, l'Asl Foggia 2 spende poco più di quattromila lire pro capite, mentre la Bari 2 spende quasi 87mila lire. La sproporzione è evidente. E la paura che tutta la richiesta di diagnostica della Puglia si rivolga a centri ospedalieri pubblici, i cui tempi di risposta, già ora, non sono affatto ragionevoli, è più che fondata. Al Policlinico, un mese solo per prenotare una semplice analisi di laboratorio. Dai tre in su per diagnosi più complesse, come una mammografia (salvo, garantisce Vincenzo Lattanzio, direttore del centro di Senologia del Policlinico, situazioni d'urgenza). «A Bari – dice Mazzaracchio - non esiste solo il Policlinico e i cittadini potranno rivolgersi a una delle tante strutture pubbliche di cui Bari, la provincia e tutta la Regione dispone». E intanto all'ospedale San Paolo sono bloccate le prenotazioni per le ecografie.
«L'anno scorso – spiega Maria Ditonno, responsabile di un laboratorio d'analisi barese e rappresentante provinciale del Sindacato branche a visita (Sbv) – il tetto di spesa ci ha coperti fino ad agosto. Per i restanti quattro mesi abbiamo lavorato gratis. Alcuni laboratori hanno superato il tetto anche prima. Fino al 1998, siamo stati pagati integralmente, anche se siamo dovuti ricorrere in tribunale per vederci riconosciute le prestazioni. Nel ‘99 e nel 2000, abbiamo lavorato senza che ci venissero riconosciute nemmeno le regressioni tariffarie». «Già nel ‘96 – incalza l'assessore regionale al Bilancio, Rocco Palese – la regione rimpinguò i finanziamenti per i centri convenzionati. Passando da 46 a 260 miliardi complessivamente. Se la spesa va razionalizzata, anche su questo dobbiamo intervenire». Intanto, Giuseppe Ciracì, medico oculista, segretario regionale del Sbv, nonché consigliere comunale di Forza Italia, ha scritto una lettera indirizzata al governatore di Puglia, Raffaele Fitto. «Questo sindacato – scrive Ciracì – prende atto con molta soddisfazione dell'apertura per un costruttivo confronto con gli operatori della specialistica privata, al fine di individuare le misure più idonee a garantire un'omogenea distribuzione delle risorse, puntando a una migliore qualità dell'assistenza. Le ricordiamo che mai si sono contestate le risorse economiche messe a disposizione dalla Regione, al massimo le frizioni sono avvenute nell'ambito delle trattative aziendali a causa di alcuni funzionati più "realisti del re". Quello che abbiamo chiesto è di avere regole certe».

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